Cos'è l'utero didelfo?
L'utero didelfo, o doppio utero, è una rara malformazione congenita (CUM) che si caratterizza per la presenza di due diverse cavità uterine associata a due cervici o, meno frequentemente, a due vagine. Le tube di Falloppio rimangono due, ciascuna collegata a uno dei due uteri.
Si tratta di una condizione che interessa circa lo 0,3% della popolazione femminile e rappresenta l'8% delle malformazioni congenite dell'utero.
Utero didelfo: cause
Per comprendere le cause all’origine dell’utero didelfo è utile ricordare come avvenga il processo di differenziazione degli organi genitali maschili e femminili.
Quest’ultimo si verifica in relazione all’assetto cromosomico dell’embrione (XY nei maschi, XX nelle femmine) tra la quarta e l’ottava settimana di gestazione con la comparsa ed evoluzione dei dotti mesonefrici. Il corredo genetico, insieme a fattori di organizzazione tissutale e fattori di tipo ormonale, condiziona l’evoluzione dei dotti del mesonefro, di Wolff e di Müller in apparato genitale maschile o femminile.
Anomalie nella migrazione, fusione e canalizzazione di queste strutture tubulari embrionali porteranno alla comparsa di anomalie anatomiche diverse che possono coinvolgere, oltre all’apparato genitale, anche altri organi di comune o correlata derivazione embrionale come l’uretere o il rene.
Nello specifico, l’utero didelfo è dovuto all’alterata fusione dei dotti mülleriani o dotti paramesonefrici, che normalmente si fondono e canalizzano per formare il collo uterino, la parte superiore della vagina e le due tube. Alterazioni nello sviluppo evolutivo di questi dotti determinano la formazione di strutture anatomiche alterate o la persistenza di duplicazioni che portano alla comparsa di due uteri distinti.
All’origine di queste alterazioni si ipotizza vi sia un’interazione di fattori ereditari e ambientali (come l’esposizione a sostanze nocive durante la gravidanza).
Le anomalie uterine congenite
Le anomalie uterine congenite sono elencate nelle classificazioni formulate dalle diverse società scientifiche ginecologiche. Una delle classificazioni più utilizzate è quella dell’ESHRE/ESGE del 2013, che identifica sette categorie di malformazioni, incluso l’utero didelfo:
- classe I: agenesia uterina, ovvero la mancata o insufficiente formazione dell'utero
- classe II: utero unicorne, caratterizzato da una sola cavità incompleta
- classe III: utero didelfo
- classe IV: utero bicorne, o utero a cuore, somigliante a un cuore con due corna che convergono nella porzione uterina inferiore pur restando separate da un setto
- classe V: utero setto, caratterizzato dalla presenza di una membrana che dal fondo dell’utero (l’estremo superiore) si proietta verso la cervice, dividendo l’utero stesso in due
- classe VI: utero arcuato, o utero a sella, contraddistinto da una lieve deformazione arcuata del fondo dell’utero
- classe VII: utero a T, o utero dismorfico, dalla caratteristica forma a T.
Cosa succede se si hanno due uteri? Sintomi e conseguenze
L'utero didelfo, nella maggior parte dei casi, non provoca sintomi evidenti e molte donne convivono con questa condizione senza saperlo. In alcune circostanze, al contrario, possono manifestarsi segni specifici:
- dolori intensi durante il ciclo mestruale (dismenorrea)
- dolori durante i rapporti sessuali (dispareunia)
- sanguinamenti anomali, al di fuori del ciclo mestruale
- anomalie nell'uso di assorbenti interni: il flusso mestruale continua a fuoriuscire poiché proviene da una seconda cavità uterina non coperta dal tampone.
In molti casi, quando la condizione è asintomatica, la scoperta avviene in modo casuale durante controlli ginecologici di routine oppure in seguito a complicazioni legate alla gravidanza. L'utero didelfo, infatti, è spesso associato a:
- aborti spontanei, dovuti alla ridotta capacità di una singola cavità uterina di sostenere una gravidanza a termine
- parto prematuro: la malformazione uterina comporta spesso la mancanza di uno spazio adeguato per lo sviluppo del feto
- posizioni fetali anomale: è maggiore la probabilità di presentazioni anomale come quella podalica e trasversa, che possono rendere necessario il ricorso al taglio cesareo.
L’utero doppio può essere inoltre associato a problemi di fertilità o a una maggiore difficoltà nel concepimento. Nonostante questi rischi, molte donne con utero didelfo riescono a vivere una vita riproduttiva normale, con gravidanze portate a termine con successo.
L’utero didelfo e le CUM in generale, possono di frequente associarsi ad ulteriori malformazioni:
- anomalie renali, in particolare l’assenza di un rene (agenesia renale)
- setto vaginale trasverso, una condizione caratterizzata dalla presenza di una parete interna al canale vaginale, che può ostruirlo parzialmente o completamente. Può causare dispareunia, complicazioni durante il parto, criptomenorrea (la mancata fuoriuscita del flusso mestruale), amenorrea (mancata mestruazione per presenza del setto vaginale completo) con successiva formazione di ematocolpo a causa dell’ostruzione congenita, che porta al ristagno del sangue all’interno della vagina.
Utero didelfo: diagnosi e trattamento
Il primo sospetto diagnostico può emergere durante un esame pelvico, in cui il ginecologo può rilevare anomalie come una doppia cervice o una seconda vagina. Tuttavia, per una conferma accurata, sono necessari esami di imaging più avanzati, che permettono di osservare con precisione le strutture dell’utero. Tra i metodi diagnostici principali figurano:
Per quanto riguarda il trattamento, l’utero didelfo non richiede interventi specifici se non causa sintomi o complicazioni.
Al contrario, in presenza di problemi come dolori intensi, aborti ricorrenti o difficoltà a portare avanti una gravidanza, possono essere valutate opzioni chirurgiche. Possibili intervento sono l’unione delle due cavità uterine (metroplastica) e la rimozione del setto vaginale trasverso, qualora presente.
In situazioni di gravidanza a rischio, come quella di parto pretermine, possono essere adottate misure preventive come il cerchiaggio dell’utero, un intervento che, tramite l’applicazione di una fascetta intorno al collo dell’utero, permette di stabilizzare le pareti cervicali e mantenere la gravidanza all’interno dell’utero.