Empatia: cosa significa e come svilupparla

L'empatia è un’abilità preziosa che permette di immedesimarsi negli altri e capirne il punto di vista. Vediamo in cosa consiste, a cosa è utile e perché è importante svilupparla e saperla dimostrare.

Empatia: cosa significa e come svilupparla

L’empatia è la capacità di percepire e comprendere le emozioni di un’altra persona, di mettersi nei suoi panni e di vedere il mondo dalla sua prospettiva.

È una delle risorse fondamentali per mantenere i legami sociali. Provare empatia comporta diverse conseguenze positive per sé e per gli altri. Aiuta infatti a migliorare le relazioni, e le rende più profonde e sincere.

La capacità di immedesimarsi in chi sta soffrendo, e non solo, può essere inoltre appresa e sviluppata, fin dagli anni della scuola. È un primo passo per raggiungere la felicità. Si pensi a quando capita di consolare qualcuno senza sapere come comportarci o cosa dire. Perché accade? Per una questione di empatia. Vediamo di cosa si tratta.

 

Che cos’è l’empatia?

L’empatia è la capacità di comprendere e condividere le emozioni e i pensieri degli altri, mettendosi nei loro panni e percependo il mondo dalla loro prospettiva. Questa abilità implica la capacità di riconoscere le emozioni altrui come se fossero proprie, pur mantenendo una distinzione chiara tra i sentimenti personali e quelli dell’altro. Il termine deriva dal greco en-pathos, che significa “sentire dentro”, e indica un processo di immedesimazione profonda che consente di comprendere gli stati d’animo altrui.

In un’ottica di relazione, l’empatia è lo strumento con il quale siamo in grado di costruire rapporti autentici, efficaci e gratificanti. La capacità di mettersi nei panni dell’altro permette di afferrarne le parole, certo, e di comprenderle su di un piano razionale, o cognitivo se si vuole. Ma è altrettanto possibile coglierne i messaggi impliciti legati al tono della voce, alla postura e al linguaggio del corpo. Ed ecco che emergono emozioni nascoste, e la comunicazione diventa più significativa e vera.

L’empatia allora non è solo un atto di comprensione razionale, ma comprende anche una profonda connessione emotiva che facilita la creazione di legami sociali e rafforza la capacità di aiutare gli altri nei momenti di bisogno.

Quali sono i 3 principi alla base dell’empatia? 

L’empatia, per lo psicologo Martin Hoffman, si compone di tre fattori:

  • affettivo
  • cognitivo
  • motivazionale

Si manifesta fin dai primi giorni di vita come pura affettività, cui si affianca la componente cognitiva con la crescita della persona. Infine l’esperienza personale e di confronto con la sofferenza altrui genererà una ulteriore spinta motivazionale.

L’empatia richiede la capacità di immedesimarsi nell’altro. Questo è un concetto affrontato da Daniel Goleman nel suo volume, pubblicato in prima edizione nel 1995, intitolato Emotional Intellingence: Why It Can Matter More Than IQ.

Ma cos’è l’intelligenza emotiva? È nient’altro che la capacità di riconoscere, accogliere e usare le proprie e altrui emozioni, affinché pensieri e azioni seguano di conseguenza in modo sano, consapevole e funzionale.

L’empatia cognitiva, segnatamente, permette di intuire quello che l’altra persona pensa e di capire a fondo il suo punto di vista. Ad esempio, è utilizzata da mediatori, negoziatori, ma anche dai bravi venditori per rendere più efficace il proprio lavoro.

L’empatia emotiva o affettiva permette non solo di comprendere quello che l’altro pensa, ma anche di sentire le sue emozioni e sensazioni.

L’empatia motivazionale si manifesta nel momento in cui l’esperienza di empatizzare con una persona che sta soffrendo induce a mettere in atto comportamenti di aiuto. Questo effetto motivante deriva dalla condivisione delle emozioni dell’altro. Il gesto di aiutare creerebbe uno stato di benessere nella persona empatica.

Rapporto tra empatia e neuroni a specchio

L’empatia ha una componente neurofisiologica significativa, strettamente legata al funzionamento dei neuroni specchio. Questi neuroni si attivano sia quando un individuo compie un’azione sia quando osserva la stessa azione eseguita da un altro, facilitando la comprensione e la condivisione delle emozioni altrui.

La scoperta dei neuroni specchio risale all’ultimo ventennio del secolo scorso, grazie al lavoro di un team di ricercatori dell’Università di Parma guidato dal neurofisiologo Giacomo Rizzolatti. Studiando i macachi, il gruppo osservò che specifici neuroni nella corteccia premotoria si attivavano sia durante l’esecuzione di un’azione sia durante l’osservazione della stessa azione compiuta da un altro individuo. Questa scoperta ha fornito una spiegazione neurofisiologica per processi cognitivi complessi come l’empatia e l’apprendimento per imitazione.

Il sistema dei neuroni specchio permette agli individui proprio di “rispecchiare” internamente le azioni e le emozioni osservate negli altri, creando una connessione diretta tra l’osservatore e l’osservato.

L’empatia rimane in ogni caso un fenomeno complesso, che richiede il coinvolgimento anche di altre reti neurali e di processi cognitivi, come la teoria della mente e la regolazione emotiva. Pertanto, mentre i neuroni specchio forniscono una base per la comprensione immediata delle azioni e delle emozioni altrui, l’esperienza empatica completa emerge dall’interazione di multiple componenti cerebrali.

Che relazione c’è tra empatia e narcisismo?

È comune associare l’assenza di empatia al narcisismo e, in casi estremi, alla psicopatia. Ma essere poco empatici non implica automaticamente il soffrire di un disturbo di personalità. Per questo tipo di diagnosi è necessario, per la psicologia, mostrare una serie di pensieri e comportamenti specifici e pervasivi, di cui l’assenza di empatia è un aspetto particolare.

Come si definisce una persona che non è empatica?

Dal punto di vista psicologico, una persona che mostra una marcata assenza di empatia può presentare tratti riconducibili tanto all’alessitimia che alla psicopatia, ma per ragioni estremamente diverse.

L’alessitimia è un tratto di personalità che si specifica nella difficoltà a identificare, esprimere e comprendere le emozioni proprie e altrui. Le persone con alessitimia tendono ad apparire fredde o distaccate, ma questo distacco deve essere inteso come conseguenza di una difficoltà con la comunicazione e con le emozioni.

Scarsa empatia emotiva e affettiva, unita spesso a comportamenti manipolatori e antisociali; questo è, in estrema sintesi, il disturbo della personalità che prende il nome di psicopatia. I soggetti psicopatici riescono ad afferrare e comprendere razionalmente le emozioni altrui, ma non vivono alcun coinvolgimento emotivo.

Come instaurare una comunicazione empatica?

Se chi sta soffrendo si confida, è fondamentale ascoltare senza mai giudicare né banalizzare.

Glen O. Gabbard, autorevole psichiatra americano, afferma che incoraggiare una persona, che per esempio soffre di depressione, a focalizzarsi sugli aspetti positivi è controproducente.

Un buon modo di stare vicino a una persona depressa consiste invece nel trasmetterle l’idea che esistono diversi validi motivi per essere tristi, che la sofferenza è un sentimento legittimo. Dire: “Non hai motivo di essere depresso, hai molte qualità” sortisce come unico effetto quello di far sentire l’altro ancora più solo e incompreso.

Elizabeth Dorrance Hall, studiosa statunitense di relazioni familiari e comunicazione, ha proposto alcuni punti da considerare per affrontare una conversazione con chi soffre:

  • Scegliere messaggi personalizzati, perché le persone amano ascoltare messaggi che legittimano il loro stato d’animo e li aiutano nell’esplorarsi. Dire: “Riesco a immaginare come per te questo sia un momento difficile. Ma tu sei forte, ne verrai fuori” può essere d’aiuto. L’importante è sottolineare una qualità reale
  • Alternare sostegno e “sfida”. Le persone vogliono sentirsi accettate e stimolate. Accanto a un messaggio rassicurante si può suggerire di esaminare il comportamento, per capire cosa non va e cosa potrebbe essere fatto diversamente in futuro. Con delicatezza, senza colpevolizzare
  • Evitare ansia e consigli. Le persone, specie sotto stress, non amano messaggi minacciosi, giudicanti o paternalistici. Non serve creare urgenza con frasi del tipo: “Se continui così, ti prenderai un infarto!”, è sbagliato. Meglio suggerire attività alternative a quelle che generano stress, per evitare di indurre angoscia e tutelare la libertà di scelta
  • Non giudicare. Risultiamo più empatici quando si sospende il giudizio. Per chi soffre è più facile sentirsi accettato e compreso se si evita un’opinione espressa in termini di giusto o sbagliato.

Cosa vuol dire avere empatia

Ci sono alcuni atteggiamenti di fondo, una specifica attitudine che contraddistingue la persona empatica.

Caratteristica Descrizione
Ascolto attivo Dedica attenzione sincera agli interlocutori, mostrando interesse genuino per ciò che comunicano.
Sensibilità emotiva Riconosce e comprende le emozioni altrui, anche quando non espresse verbalmente, raccoglie segnali non verbali come gesti e toni di voce.
Assunzione di prospettiva È in grado di vedere le situazioni dal punto di vista degli altri, comprendendo le loro motivazioni e sentimenti.
Assenza di giudizio Evita di formulare giudizi affrettati e mostra apertura mentale e accettazione verso le esperienze e le opinioni altrui.
Supporto emotivo Offre sostegno e conforto a chi ne ha bisogno, dimostra comprensione e vicinanza emotiva.
Comunicazione non violenta Utilizza un linguaggio rispettoso e costruttivo, cerca di tessere relazioni armoniose e riducendo conflitti.
Consapevolezza di sé Ha una buona conoscenza delle proprie emozioni, il che facilita la comprensione di quelle altrui.
Comportamenti prosociali È incline ad aiutare gli altri, mostra altruismo e generosità nelle interazioni quotidiane.

 

Come si comporta una persona empatica?

Le persone empatiche sono capaci di ascolto attivo. Riescono recepire non solo le parole, ma anche i segnali non verbali, che rivelano le emozioni che l’altro prova. Conservano un’attitudine aperta e non giudicante. Apprezzano le differenze individuali senza trarre conclusioni precipitose.

L’empatia è certamente una capacità innata che può essere migliorata nel tempo, per connettersi con gli altri più profondamente. È possibile sviluppare una maggiore empatia persino in persone affette da autismo. Questo disturbo include deficit nell’interazione, ridotta condivisione di interessi, emozioni e sentimenti.

Il ricercatore scozzese David Jeffrey ha fornito ai medici alcuni consigli per entrare in relazione con i propri pazienti. Due suggerimenti, tra quelli dati, risultano particolarmente validi anche nella vita quotidiana:

  • prestare attenzione a come si sente l’altro ed esercitarsi nell’assumere la prospettiva altrui. Questo significa, a tutti gli effetti, immaginare di essere l’altro, assumere la sua prospettiva totalmente, considerando il contesto specifico, la personalità e la vita di quella persona
  • la meditazione, insieme alla scrittura creativa e al role playing, è in grado di aumentare le capacità empatiche. Il role playing consiste nel giocare a recitare la parte della persona che sta soffrendo, così da comprenderla più a fondo.

Si possono aumentare le capacità empatiche immaginando, poi, la storia di un personaggio vero e proprio. Seguire quindi in soggettiva le vicende del protagonista induce a utilizzare un punto di vista diverso dal proprio. La meditazione, infine, e i corsi di mindfulness possono essere utili per sviluppare un contatto maggiore con le emozioni proprie e altrui in modo non giudicante.

Qual è la differenza tra intelligenza emotiva ed empatia?

L’intelligenza emotiva, secondo Salovey e Mayer (1990), è la capacità di percepire, comprendere, valutare, utilizzare le proprie emozioni e quelle degli altri. In altre parole, le persone con un’alta intelligenza emotiva riescono a riconoscere le proprie e le altrui emozioni, a distinguerle tra loro, e utilizzare questa consapevolezza per guidare i propri pensieri e le proprie azioni.

L’intelligenza emotiva, più precisamente, racchiude tutte quelle abilità e competenze, fondamentali per ciascun individuo, che permettono di gestire e migliorare il proprio comportamento e le relazioni con gli altri. Include diverse componenti, come:

  • consapevolezza: essere consapevoli delle proprie emozioni e riconoscere i diversi stati emotivi che si provano.
  • Capacità di gestire in modo costruttivo le proprie emozioni, evitando reazioni eccessive o impulsive.
  • Empatia verso gli altri, che permette di comprendere i loro sentimenti e mettersi nei loro panni
  • Gestione delle relazioni: capacità di costruire e mantenere relazioni interpersonali sane ed efficaci, gestendo le emozioni sia in se stessi che negli altri.

L’empatia, dunque, è un componente fondamentale dell’intelligenza emotiva. È quindi un aspetto dell’intelligenza emotiva, ma non la comprende interamente. Un individuo con alta intelligenza emotiva è sicuramente empatico, ma oltre all’empatia, ha anche la capacità di gestire efficacemente le proprie emozioni e quelle degli altri.

Empatia e psicoterapia: un esempio di ascolto

L’ascolto di uno psicoterapeuta è un tipico esempio di ascolto empatico. Uno degli aspetti centrali della psicoterapia, infatti, è proprio la capacità del terapeuta di porsi in una modalità di ascolto rispettosa e non giudicante. Questo tipo di ascolto presenta diversi aspetti positivi:

  • Permette alle persone di essere accolte per come sono
  • Aiuta il paziente a sviluppare a sua volta empatia
  • Migliora la qualità della conversazione.

Riconoscere le emozioni degli altri e i loro stati d’animo è importante. Comprendere lo stato delle persone che si hanno intorno, mettersi nei loro panni, è segno di intelligenza emotiva.

Seguendo questi consigli è possibile diventare più empatici e aggiungere valore ai propri rapporti sociali. Se invece pensate di aver bisogno in prima persona di un ascolto del genere, è possibile fare questa esperienza prenotando un primo colloquio psicologico, anche online, presso il Santagostino. Uno dei nostri psicologi psicoterapeuti è pronto a parlarvi con la giusta empatia.