La sindrome da burnout è una condizione di esaurimento fisico, emotivo e mentale causata da un eccessivo e prolungato stress lavorativo.
Il termine burnout è traducibile dall’inglese con “bruciato”. Si tratta di una problematica sempre più diffusa nella nostra società. Le sfide quotidiane, i ritmi frenetici, la pressione lavorativa e sociale portano infatti a un accumulo di stress e ansia, che alla lunga può minare il benessere generale.
Caratterizzata da una condizione di stress cronico legato principalmente, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, al contesto lavorativo, la sindrome di burnout influisce negativamente sull’equilibrio di corpo e mente di un individuo. Compromette, inoltre, la sua capacità di affrontare la quotidianità con serenità e determinazione.
In questo articolo, esploreremo questo fenomeno da diversi punti di vista e proveremo a capire:
- in che cosa consiste il burnout e quali sono le sue cause
- quali sono le principali manifestazioni di tale disturbo e i segnali di allarme
- quali sono i soggetti più a rischio
- come fare per affrontarlo
- quali abitudini (come la gestione dello stress, il self-care e l’autocompassione) aiutano a prevenirlo.


Che cos’è la sindrome da burnout?
?La sindrome da burnout, o sindrome da esaurimento lavorativo, è una condizione di esaurimento psicofisico legata al contesto del proprio lavoro, risultante da stress cronico non gestito in modo efficace. Il termine burnout deriva dall’inglese e significa letteralmente “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato”. Descrive una sensazione di completo esaurimento delle proprie energie fisiche e mentali.
Questa sindrome è stata inizialmente descritta negli anni ’70 dallo psicologo Herbert Freudenberger e successivamente approfondita dalla ricercatrice Christina Maslach. Maslach definisce il burnout come “una sindrome psicologica che emerge come risposta prolungata a stressori interpersonali cronici sul luogo di lavoro”, specificandolo come “una sindrome di esaurimento emotivo, depersonalizzazione e inefficienza”.
Le cause del burnout possono includere carichi di lavoro eccessivi, mancanza di controllo sulle proprie mansioni, supporto sociale insufficiente e disallineamento tra i valori personali e quelli dell’organizzazione. È importante riconoscere e affrontare per tempo i sintomi del burnout. Se trascurati, possono evolvere in disturbi più gravi, come ad esempio la depressione.
Le tre componenti del burnout
Secondo la Maslach, ci sono tre dimensioni principali nel burnout:
- esaurimento emotivo: consiste nella sensazione di essere emotivamente svuotati e privi di energie. La persona con esaurimento emotivo percepisce una riduzione delle proprie risorse emotive e fisiche, e le richieste quotidiane del lavoro diventano difficili da gestire. Questo stato può portare a una diminuzione della motivazione e a un senso generale di affaticamento
- depersonalizzazione: si riferisce a un atteggiamento di distacco e cinismo nei confronti delle persone con cui si interagisce sul lavoro, siano essi colleghi o clienti. Si sperimenta una sorta di alienazione, gli altri vengono trattati in modo impersonale e freddo. Un meccanismo di difesa, questo, che si sviluppa come risposta allo stress eccessivo, portando a una riduzione dell’empatia e a relazioni lavorative deteriorate
- ridotta realizzazione personale: si tratta di una percezione di inefficacia e mancanza di successo nel proprio ruolo professionale. I lavoratori possono sentirsi incompetenti e insoddisfatti dei propri risultati, sviluppando un senso di inutilità. Questa percezione negativa può influenzare l’autostima e la motivazione, compromettendo ulteriormente la performance lavorativa.
Quali sono le fasi del burnout
Christina Maslach e Michael Leiter, hanno delineato quattro fasi principali per il burnout:
- entusiasmo idealistico: In questa fase iniziale, la persona è altamente motivata e nutre aspettative elevate riguardo al proprio lavoro. L’entusiasmo porta spesso a un coinvolgimento totale, con la tendenza a trascurare i propri bisogni personali e a investire energie significative nell’attività professionale
- stagnazione: con il tempo l’entusiasmo iniziale può diminuire, specie se le aspettative non coincidono con la realtà lavorativa. La persona inizia a percepire una discrepanza tra l’impegno profuso e i risultati ottenuti. Iniziano a farsi strada sentimenti di insoddisfazione e frustrazione
- frustrazione: in questa fase emergono sentimenti di inutilità, inadeguatezza e delusione. Il lavoratore può sentirsi sfruttato, oberato di lavoro e poco apprezzato, sviluppando un atteggiamento negativo verso le proprie mansioni e l’ambiente lavorativo
- apatia: l’ultima fase è caratterizzata da un distacco emotivo totale. La persona diventa indifferente al proprio lavoro, mostrando una mancanza di interesse e coinvolgimento. Questo stato può portare a quella che viene definita morte professionale, nella quale l’empatia viene sostituita dall’indifferenza e la produttività cala drasticamente.
Cosa può essere confuso con il burnout?
?Il burnout è una sindrome legata allo stress lavorativo cronico, ma esistono altre condizioni simili che possono essere confuse con esso:
- stress lavoro-correlato: rappresenta una risposta fisiologica e psicologica a richieste lavorative percepite come eccessive. A differenza del burnout, lo stress lavoro-correlato non implica necessariamente esaurimento emotivo o depersonalizzazione, ma può manifestarsi con sintomi come ansia, irritabilità e difficoltà di concentrazione ?
- depressione: è un disturbo dell’umore caratterizzato da sentimenti persistenti di tristezza, perdita di interesse e piacere, e bassa autostima. Sebbene il burnout e la depressione condividano sintomi come la fatica e la ridotta efficacia, la depressione non è limitata all’ambito lavorativo e può influenzare tutte le aree della vita. ?
- karoshi: termine giapponese che indica la morte per eccesso di lavoro, spesso causata da infarti o ictus dovuti a stress estremo e prolungato. Sebbene correlato al burnout, il karoshi rappresenta un esito estremo e fatale dello stress lavorativo. ?
Quali sono i sintomi del burnout?
I sintomi della sindrome da burnout possono essere di diverso tipo e coinvolgere sia il piano fisico che quello psichico-emotivo. Il nostro corpo, infatti, ci comunica di essere in una condizione di stress attraverso segnali fisici, emotivi e comportamentali.
Tipo di Sintomi | Manifestazioni |
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Fisici |
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Psichico-emotivi |
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Comportamentali |
|
Quali possono essere le cause della sindrome?
La sindrome da burnout può dipendere da numerosi fattori. Senza dubbio, può avere un peso significativo una realtà lavorativa caratterizzata da un carico di lavoro eccessivo (condizione più frequente oggi giorno), oppure scarso o incongruente rispetto ai valori e alle competenze del lavoratore.
Allo stesso modo, possono avere un ruolo nell’insorgenza della sindrome il senso di insoddisfazione per il mancato riconoscimento del proprio lavoro o l’insicurezza lavorativa. A lungo andare, tutte queste dinamiche possono tradursi in una perdita di interesse e distacco da parte del lavoratore.
Anche la presenza sul luogo di lavoro di un clima relazionale in cui predominino il conflitto e la competizione a scapito della buona comunicazione e della collaborazione non può di certo favorire una predisposizione al lavoro efficiente e coinvolto.
Chi viene colpito dal burnout?
Tra le variabili individuali sembra che le donne siano più esposte degli uomini a manifestare burnout. Inoltre, sembra che l’assenza di una relazione stabile renda i soggetti più vulnerabili a sviluppare questa forma di stress. Probabilmente perché più concentrati a ricercare la propria realizzazione personale nel lavoro.
Non da ultimo alcuni tratti di personalità rappresentano un fattore di possibile rischio. In generale, la sindrome da burnout sembrerebbe essere favorita da:
- tendenza a porsi obiettivi irrealistici e standard elevati
- difficoltà a lavorare in gruppo dettata da sentimenti di onnipotenza o idealizzazioni di tipo narcisistico.
Tra le caratteristiche della persona che potrebbero avere un ruolo nell’insorgenza del burnout vari autori hanno identificato meccanismi difensivi inadeguati quali:
- tendenza all’impulsività
- eccessivo bisogno di approvazione
- bassa autostima.
Quali sono le professioni più a rischio burnout?
Alcuni settori lavorativi sono maggiormente a rischio di esaurimento lavorativo rispetto ad altri. Questo è dovuto alle elevate richieste e pressioni a cui i lavoratori di questi particolari ambiti sono sottoposti.
Ecco alcune delle professioni più a rischio di burnout.
Categoria professionale | Descrizione | Fattori di rischio per il burnout |
---|---|---|
Professioni sanitarie |
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Esposizione a:
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Assistenti sociali e operatori dei servizi sociali | Professionisti che lavorano con persone in difficoltà o crisi emozionali. | Carico emotivo elevato e stressante a causa delle responsabilità. |
Insegnanti | Professionisti che hanno a che fare con:
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Sottoposti a:
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Forze dell’ordine e soccorritori |
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Esposizione a situazioni pericolose e traumatiche, con impatti sulla salute mentale. |
Professionisti del settore tecnologico | Lavoratori in un settore in rapida evoluzione, con alte aspettative di efficienza. |
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Operatori di call center | Gestione di clienti arrabbiati o insoddisfatti | Stress emotivo e noia per la natura ripetitiva del lavoro. |
Lavoratori dei media |
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È importante sottolineare che il rischio di burnout può variare da persona a persona, anche all’interno della stessa professione. Fattori come il supporto sociale, le risorse personali e la capacità di affrontare lo stress possono influenzare la suscettibilità alla sindrome indipendentemente dalla professione svolta.
Quali sono le fasi del burnout?
La sindrome di burnout insorge gradualmente. C’è chi ha voluto individuare 4 fasi:
Fase | Descrizione |
---|---|
Prima fase preparatoria | Detta anche di “entusiasmo idealistico”. Il lavoratore manifesta aspettative di onnipotenza con l’idea di poter aiutare gli altri e ottenere successo, spesso sacrificando i propri bisogni e la vita privata. |
Seconda Fase “di stagnazione” | Nonostante gli sforzi e l’impegno, l lavoratore si imbatte in varie difficoltà e inevitabili insuccessi professionali, accumulando nel tempo insoddisfazione e delusione. |
Terza Fase “di frustrazione” | Al senso di frustrazione si aggiungono sentimenti di inutilità e l’idea di essere poco apprezzati. Il lavoratore può sviluppare:
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Quarta Fase “del disimpegno” | La passione per il proprio lavoro viene a scomparire gradualmente per lasciare il posto a:
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Quanto dura un burnout?
La durata di un burnout può variare da individuo a individuo e dipende da diversi fattori, come:
- la gravità della situazione
- la capacità di affrontare lo stress
- il supporto sociale
- le azioni intraprese per affrontare il problema.
In generale, la sindrome può durare da alcune settimane a diversi mesi, ma in alcuni casi può protrarsi anche per periodi più lunghi.
Se una persona riesce a identificare il burnout precocemente e prendere provvedimenti per affrontarlo, può prevenire un peggioramento della situazione e ridurre la durata del disturbo.
Azioni che possono aiutare notevolmente a guarire comprendono:
- cercare supporto professionale, come la consulenza o la terapia
- prendersi una pausa dal lavoro o ridurre i carichi
- praticare tecniche di gestione dello stress, come il rilassamento e la meditazione
- cercare di mantenere un equilibrio tra vita professionale e vita personale.
Tuttavia, se il burnout è già in una fase avanzata e persiste nel tempo, potrebbe richiedere un periodo di cura più lungo.
Come uscire dal burnout?
Per affrontare la sindrome da burnout è necessario, innanzitutto, riconoscere di “esserne affetti” individuando i segnali di stress e di un disagio psicologico, piuttosto che andare alla ricerca di cause mediche. Questo potrebbe essere ancora più necessario quando si trascorrono diverse ore davanti a un pc e il rischio di alienazione ed esaurimento da lavoro sembra essere più alto.
Alcuni suggerimenti utili per cercare di affrontare al meglio questa condizione sono:
- decidere di intraprendere un percorso di psicoterapia. Questo percorso, infatti, può essere una chiave per esaminare in maniera più obiettiva la realtà, riducendo la tendenza a interpretare in maniera eccessivamente rigida e negativa il proprio vissuto
- fissarsi degli obiettivi raggiungibili evitando di pretendere troppo da sé stessi
- migliorare le proprie capacità comunicative e più in generale lo stare in gruppo riducendo aggressività e ostilità
- imparare a interrogarsi su sé stessi riconoscendo le proprie fragilità e debolezze
- scoprirsi in grado di affrontare le difficoltà e superare la condizione di stress in modo costruttivo.
In questo nuovo equilibrio è fondamentale non dimenticare l’importanza del rispetto dei propri bisogni, a partire da una adeguata alimentazione e igiene del sonno, ma anche la necessità di riappropriarsi del proprio tempo e dei propri spazi in cui sperimentare creatività e positività nutrendosi di ciò che fa star bene.


Come aiutare chi è in burnout?
Cosa fare invece quando ad affrontare un burnout è una persona cara o un collega?
Per prima cosa, è essenziale dimostrare empatia. Avere un atteggiamento di supporto e comprensione costituisce la premessa su cui costruire interventi pratici. Evitare di fare domande invadenti o inopportune può aiutare a creare un ambiente confortevole in cui la persona si sente libera di esprimersi senza giudizio. Invece di porre domande direttamente del lavoro, si può optare per domande più neutrali che consentano alla persona di condividere le proprie esperienze senza sentirsi sotto pressione.
Per offrire un aiuto concreto, è utile analizzare con la persona coinvolta le fonti di stress all’origine dei disturbi. Identificare i principali altri fattori che contribuiscono al senso di sovraccarico può fornire una base per sviluppare strategie di gestione dello stress efficaci. Tra queste è possibile proporre tecniche di rilassamento oppure lo svolgimento di attività piacevoli, che possano promuovere il benessere emotivo e fisico.
Se la sindrome da burnout persiste e interferisce significativamente con la qualità della vita della persona, è importante consigliare l’assistenza di un professionista qualificato, come uno psicologo o uno psicoterapeuta, che può fornire un supporto mirato e strumenti per affrontare la situazione. A questo proposito, è importante ricordare alla persona che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma anzi una dimostrazione di forza e consapevolezza della propria situazione.
In molte circostanze, chi affronta il burnout ha già provato a gestire in autonomia la situazione senza successo. Pertanto, offrire un sostegno senza giudicare è fondamentale per far sentire la persona accolta e supportata.
(11 Marzo 2025)