Dislessia: cos’è, sintomi e trattamenti

La dislessia si manifesta come disturbo della lettura nel bambino. Si tratta di un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA): tutto quello che c’è da sapere

Dislessia: cos’è, sintomi e trattamenti

La dislessia è caratterizzata da una difficoltà nella lettura fluente e accurata, nonostante un’intelligenza nella norma e un’adeguata istruzione.

Non si tratta di un problema legato all’intelligenza o alla pigrizia, ma di una condizione neurobiologica che incide sui processi di decodifica delle parole. Questo disturbo si manifesta già nei primi anni di scolarizzazione e può persistere per tutta la vita.

Cos’è la dislessia?

Con il termine dislessia si identifica un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) che riguarda principalmente la capacità di lettura. Sebbene le persone con dislessia abbiano generalmente uno sviluppo cognitivo adeguato, le difficoltà non si limitano alla lettura, ma spesso coinvolgono anche la scrittura, entrambe caratterizzate da un’esecuzione poco fluida e accurata.

La dislessia rappresenta una disabilità, non una patologia, e non va assolutamente confusa con la alessìa, una dislessia acquisita che si verifica come conseguenza di un trauma, e che consiste nella perdita delle capacità cognitive che servono alla lettura.

Secondo i dati del MIUR relativi all’anno scolastico 2018-2019, gli alunni che in Italia soffrono di DSA sono poco meno di 300.000. Un numero in netta crescita rispetto al decennio precedente.

Che cosa sono i DSA?

La dislessia non è l’unico DSA. I disturbi specifici dell’apprendimento sono tre, nel dettaglio:

  • La dislessia, che interessa le abilità di lettura (lettura scorretta e lenta, inversione delle lettere, comprensione testuale scritta che presenta difficoltà).
  • La disgrafia e disortografia, che minano la capacità di scrittura (errori ortografici, scrittura difficilmente leggibile, lentezza nello scrivere).
  • La discalculia, relativa alla difficoltà di calcolo (difficoltà nel memorizzare procedure di calcolo e tabelline, strategie di calcolo immature, scambio dei segni nelle operazioni).

È possibile che più disturbi dell’apprendimento si manifestino nello stesso bambino. Ai DSA risulta associato solitamente anche un deficit di attenzione.

I DSA, si specifica ulteriormente, non sono classificati come patologie, ma come disturbi di origine neurobiologica o costituzionale, con una base genetica. È importante sottolineare che le persone con DSA possiedono capacità cognitive globali pienamente sufficienti.

Perché si diventa dislessici?

Non è stata fatta ancora chiarezza in merito alla eziologia tanto della dislessia quanto dei DSA. Per entrambe, anzi, si può dire che l’eziologia rimane attualmente sconosciuta.

Risulta dunque più opportuno parlare di fattori genetici, vista la possibilità che una espressione anormale di alcuni geni, relativi alla capacità di linguaggio e di lettura, può compromettere la funzione di aree cerebrali alla capacità di lettura e alla capacità di abbinamento, in modo corretto, tra lettere e suoni.

Si segnalano quindi fattori di rischio relativi all’ambiente in cui il bambino vive. Fattori che possono entrare in interazioni con i fattori genetici.

Quanti tipi di dislessia ci sono?

Per capire i diversi tipi di dislessia, è importante sapere che la lettura avviene attraverso due percorsi distinti nel cervello. Vi sono quindi due modalità:

  • Una lessicale
  • Una fonologica.

La modalità lessicale permette di leggere le parole nel loro insieme, usando la memoria. Funziona con parole già conosciute, poiché quelle nuove non sono ancora memorizzate. La modalità fonologica, invece, associa a ogni lettera scritta (grafema) il suono corrispondente (fonema).

Dislessia superficiale o lessicale Dislessia fonologica Dislessia profonda
Nella dislessia superficiale o lessicale è compromessa la capacità di lettura globale, mentre resta intatta quella di interpretare il significato.
La conoscenza pregressa di una parola diventa inutile, poiché non si accede direttamente al termine.

Si ricorre maggiormente alla lettura fonologica, facilitando la lettura di parole regolari ma rendendo difficile quella di parole irregolari e la distinzione tra omofoni come “L’una” e “Luna.”

Nella dislessia fonologica, la modalità lessicale di lettura resta inalterata, mentre è compromessa la modalità fonologica.

Risulta difficile mettere in relazione il grafema con il suo fonema corrispondente.
Di conseguenza, si riscontrano difficoltà nella lettura di parole molto lunghe o sconosciute.

Nella dislessia profonda sono compromesse sia la modalità lessicale che quella fonologica, con errori derivazionali e semantici.

Si verificano paralessie semantiche, in cui il soggetto legge una parola diversa ma dal significato simile, ad esempio “soldato” al posto di “bersagliere” o “buono” invece di “bontà”.

Che problemi ha un dislessico?

Esistono segnali precoci specifici a indicare una possibile condizione di dislessia, segnali che variano in base all’età.

Nei bambini in età prescolare, la dislessia può manifestarsi con ritardi nella comparsa del linguaggio, pronuncia scorretta, inversione di lettere o parole, e difficoltà nell’apprendimento dell’alfabeto o nella costruzione delle frasi.
In età scolare, i segnali includono una lettura lenta e poco fluida, difficoltà con le sequenze (lettere, giorni), e confusione o rotazione di lettere e cifre.

Non vanno dimenticati possibili disturbi associati, quali:

  • Ridotta capacità di concentrazione
  • Problemi nell’organizzazione e nella memoria
  • Difficoltà nella coordinazione motoria
  • Scrittura e calcolo difficoltose.

In assenza di una diagnosi, il bambino potrebbe incorrere in questioni legate all’autostima, per via del senso di inadeguatezza che deriva dalla impossibilità di comprendere la natura di quanto sta vivendo. In un simile contesto, la comunicazione in famiglia può essere uno strumento utile ad arginare il senso di inadeguatezza e di eventuale solitudine che il bambino rischia di patire.

Come percepisce e interpreta il testo una persona dislessica?

Chi soffre di dislessia trova difficoltoso adattarsi a stimoli ripetitivi. Ad esempio, leggere una parola per la prima volta e poi ritrovarla nel corso dello stesso testo può sembrare ogni volta un’esperienza nuova, come se non fosse mai stata vista prima. Questa caratteristica rende la lettura ad alta voce particolarmente complicata e lenta.

Dal punto di vista visivo, un testo appare composto da parole in cui le lettere possono risultare invertite o spostate all’interno della parola stessa, creando confusione e rallentando la comprensione. Tali difficoltà non si limitano alla lettura, ma si riflettono anche nella scrittura, dove si riscontra la stessa tendenza a errori dovuti all’inversione o all’alterazione delle lettere.

Come si svolge una diagnosi di dislessia

Diagnosi e valutazione della dislessia devono essere svolte da uno specialista che si occupi di neuropsichiatria infantile, sia un neuropsicologo o un logopedista. Al bambino sono somministrati dei test per l’indagine delle abilità di lettura, calcolo e scrittura. Anche la funzionalità dei processi cognitivi è oggetto d’indagine dei test:

Per svolgere questo tipo di indagine è necessaria l’autorizzazione della ASL, in base a quanto prevede la legge 170/2010. Una diagnosi di DSA può essere svolta solo quando il bambino ha terminato la seconda elementare, fermo restando che possono essere identificati segnali precoci di questa condizione, come indicato.

Trattamenti per la dislessia

È fondamentale iniziare i trattamenti il prima possibile, adattandoli alla situazione specifica sotto la guida di uno specialista. Gli obiettivi principali includono: 

  • migliorare velocità e correttezza di lettura
  • automatizzare la conversione tra scritto e parlato
  • aumentare la consapevolezza fonologica.

Anche i genitori hanno un ruolo attivo, ad esempio leggendo insieme al bambino per almeno 15 minuti al giorno. Questa abitudine stimola l’interesse per la lettura, amplia il linguaggio e favorisce il legame con il testo, soprattutto se fatta a voce alta.

Strumenti come software di videoscrittura e strategie didattiche specifiche, tra cui approcci multisensoriali, mappe concettuali e rappresentazioni visive, risultano particolarmente utili. Queste metodologie possono essere efficaci anche per gli adulti con dislessia. Il percorso di trattamento, quindi, parte sempre da una valutazione specialistica mirata.