Essi sono caratterizzati da un comportamento alimentare disfunzionale e un’eccessiva preoccupazione per il peso, con un’alterata percezione dell’immagine corporea.
Il percorso di guarigione da un disturbo del comportamento alimentare è difficile e complesso e non riguarda solo la persona che ne soffre, ma anche chi le sta accanto.
A causa della natura complessa di tali disturbi, è difficile comunicare e comprendere chi ne soffre, in quanto quest’ultimo tende spesso a rifiutare qualsiasi tipo di aiuto, negando e nascondendo il problema. Alla base dei DCA vi è inoltre una difficoltà a regolare le proprie emozioni. Restrizioni ed abbuffate rappresentano infatti delle strategie disadattive di evitamento o soppressione delle emozioni che non vengono identificate ed affrontate in modo funzionale. Per tutti questi motivi sostenere una persona che ne soffre richiede una profonda comprensione della natura di questi disturbi, unitamente ad un approccio empatico e non giudicante, al fine di accompagnare la persona verso un trattamento terapeutico.
Cerchiamo allora di capire quali sono i disturbi dell’alimentazione, quali sono le cause e i possibili trattamenti.
Cosa sono i disturbi del comportamento alimentare?
I disturbi del comportamento alimentare, detti anche disturbi della nutrizione, come indicato nell’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali DSM- 5-TR, sono definiti dal ministero della salute come “patologie complesse caratterizzate da una disfunzione del comportamento alimentare ed un’eccessiva preoccupazione per il peso, con un’alterata percezione dell’immagine corporea”. Tali patologie sono spesso correlate a bassi livelli di autostima e possono essere associati ad ansia e depressione.
Spesso i DCA si presentano in modo insidioso, in quanto chi ne soffre tende a nascondere la sintomatologia o a camuffarla, rendendo difficile riconoscerla ed agire tempestivamente al fine di evitare le gravi conseguenze che essi comportano.
Quali sono i disturbi alimentari?
Vi sono diverse tipologie di disturbi del comportamento alimentare. Ecco quali sono i più diffusi.
Anoressia Nervosa
L’anoressia nervosa è caratterizzata da un incessante ricerca della magrezza, da un’alterazione della propria immagine corporea e da un’estrema paura dell’obesità. Ciò porta ad una restrizione alimentare e, quindi, ad una significativa perdita di peso. All’interno di tale disturbo si possono indentificare due sottotipi:
- anoressia tipo restrittivo: la persona che ne soffre tende a ridurre l’assunzione di cibo, ma non si verificano né abbuffate né condotte di eliminazione. In questo sottotipo la perdita di peso è ottenuta principalmente attraverso il digiuno e l’attività fisica
- anoressia con abbuffate: durante la restrizione alimentare possono essere presenti abbuffate seguite da condotte compensatorie (es: vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).
In entrambi i casi, il peso e la forma del corpo sono un pensiero intrusivo e spesso la magrezza viene considerata come l’unità di misura per valutare se stessi, la propria identità e il proprio valore.
Bulimia Nervosa
La bulimia nervosa si caratterizza per frequenti episodi di abbuffate, seguiti da comportamenti compensatori (es: vomito autoindotto, lassativi o diuretici, digiuno e attività fisica). Il termine abbuffata fa riferimento all’ingestione, in un periodo di tempo circoscritto, di un’ingente quantità di cibo, accompagnata da una sensazione di perdita di controllo. Analogamente all’anoressia, anche nella bulimia vi è una costante preoccupazione per il proprio peso e forma corporea. Inoltre, rispetto ai soggetti che soffrono di anoressia, le persone affette da bulimia tendono ad avere una maggiore consapevolezza della disfunzionalità del loro comportamento e sono meno inclini all’isolamento.
Tuttavia vi è solitamente una maggiore impulsività e tendenza ad abusare di alcol, farmaci e alla depressione
Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder)
Il disturbo da alimentazione incontrollata è caratterizzato da episodi di abbuffate ai quali non fanno seguito, come nella bulimia, condotte compensatorie. Le abbuffate, nonostante avvengano generalmente in solitaria, provocano spesso vergogna e senso di colpa. Chi è affetto da tale disturbo mostra impulsività e una difficoltà nella regolazione delle proprie emozioni.
Ortoressia
L’ortoressia è caratterizzata da un’ossessione per i cibi salutari, che interferisce in modo significativo con la qualità di vita. Molti individui con ortoressia possono esercitare un controllo particolarmente rigido sulla propria alimentazione al fine di gestire ansia, stress o insicurezze personali.
Vigoressia
La vigoressia, o bigoressia, è caratterizzata da una costante ed eccessiva preoccupazione per la propria massa muscolare. La persona che ne soffre si dedica ad un’attività fisica esageratamente intensa, caratterizzata generalmente da un’alimentazione iperproteica, oppure arricchita da anabolizzanti e integratori. È presente, inoltre, un’alterata percezione della propria immagine corporea in cui la persona si percepisce come troppo esile o non sufficientemente muscolosa. Alla base di tale disturbo possono esserci molteplici fattori, sia psicologici (bassa autostima), sociali e biologici. Gli studi dimostrano come tale disturbo sia maggiormente diffuso nella popolazione maschile e, in particolare, tra coloro che praticano sport come il body building.
Pica
Il picacismo si caratterizza per la tendenza ad assumere cibo non nutriente/materiale non alimentare come terra, capelli, carta, gomma, senza che questo comportamento sia parte di una pratica culturale generalmente accettata. Tale disturbo può causare blocchi intestinali, avvelenamento da piombo o infestazione interna da parassiti. Il picacismo si può verificare anche durante la gravidanza.
Disturbo da ruminazione
È caratterizzato dal rigurgito del cibo dopo il suo consumo. Il rigurgito può essere volontario. I soggetti affetti da tale disturbo tendono a rigurgitare il cibo ripetutamente dopo averlo mangiato. possono non presentare nausea e non avere conati di vomito volontari.
Le persone con disturbo da ruminazione possono rimasticare il cibo rigurgitato, quindi sputarlo, oppure inghiottirlo di nuovo. Ciò può causare spesso un forte imbarazzo in chi ne soffre, portando ad una limitazione/evitamento delle situazioni sociali.
Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo
È caratterizzato da una scarsa varietà di cibo mangiato e/o il rifiuto di consumare certi alimenti. In questo disturbo non vi è un’alterata percezione o preoccupazione della propria immagine corporea (come nell’anoressia nervosa).
Spesso chi ne soffre non prova interesse per gli alimenti. Ciò può essere causato dal timore che mangiare possa causare conseguenze dannose (es. vomito, soffocamento), oppure il cibo può presentare caratteristiche sensoriali non gradite (odore, colore, consistenza). Il disturbo evitante-restrittivo dell’assunzione di cibo può causare una significativa perdita di peso e una crescita più lenta del previsto nei bambini. Può inoltre limitare le interazioni sociali e può comportare, talvolta, carenze nutrizionali potenzialmente fatali.
Qual è il disturbo alimentare più frequente?
Secondo una indagine nazionale svolta dal Ministero della Salute, con riferimento al periodo 2019 – 2023, i disturbi alimentari intercettati erano oltre il 1.450.000. Le persone che attualmente sono in trattamento sono circa 3.000.000.
I DCA più comuni, per quanto riguarda il nostro Paese, sono:
- bulimia nervosa
- anoressia nervosa
- disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder).
Ad oggi i disturbi alimentari sono, quindi, in aumento con un abbassamento dell’età di esordio e una maggiore diffusione tra gli individui di sesso maschile.
Come si comporta una persona con disturbi alimentari?
I primi sintomi dei disturbi alimentari possono manifestarsi in modo sottile e difficile da riconoscere. Spesso i familiari e gli amici sono i primi a notare cambiamenti nel comportamento alimentare e nel corpo della persona.
Alcuni segnali di allarme possono includere:
- osservazioni ossessive su peso, calorie e immagine del proprio corpo
- restrizioni alimentari e diete rigide con eliminazione di interi gruppi di alimenti
- episodi di abbuffate o alimentazione incontrollata e sensazione di perdita di controllo con il cibo
- vomito autoindotto o uso improprio di lassativi e diuretici
- esercizio fisico eccessivo e compulsivo
- senso di colpa o vergogna dopo aver mangiato anche piccole quantità di cibo, con conseguenti comportamenti compensatori
- oscillazioni di umore improvvise
- isolamento e disagio in situazioni sociali in cui è presente del cibo.
È possibile fornire una panoramica, seppur non esaustiva, di alcuni comportamenti esemplificativi in base allo specifico DCA. Nel caso dell’anoressia nervosa, la persona mostra un’eccessiva preoccupazione per il cibo, limita drasticamente l’apporto calorico e si pesa in modo ossessivo. Spesso si percepisce come in sovrappeso nonostante la magrezza evidente.
Nella bulimia nervosa, si verificano episodi di abbuffate seguiti da comportamenti compensatori come il vomito autoindotto, abuso di lassativi o esercizio fisico estenuante. Può essere presente una corrosione dello smalto dentale, a causa del passaggio di succhi gastrici durante il vomito.
Nel disturbo da alimentazione incontrollata, o binge eating disorder, la persona tende ad agire abbuffate senza successivi comportamenti compensatori, vivendo poi vergogna e senso di colpa. Tale disturbo comporta un significativo aumento ponderale, con un conseguente rischio per la salute.
Come si fa a capire se si soffre di un disturbo alimentare?
Ci sono diversi segnali che possono aiutare a capire se una persona soffre di un disturbo alimentare:
- fisici: quali variazioni di peso, eccessiva sensibilità al freddo, pallore, stanchezza costante, perdita dei capelli, svenimenti, amenorrea , calli sulle nocche e deterioramento dei denti in caso di vomito frequente
- comportamentali: rituali alimentari (ad esempio sminuzzare il cibo, lentezza durante i pasti, evitamento di situazioni conviviali, sparizione di alimenti dalla dispensa, lettura delle etichette alimentari e uso di applicazioni per conteggiare le calorie, aumento di attività fisica, uso di integratori, eliminazione o rifiuto di alcuni alimenti, negazione della fame, cambio di abbigliamento
- emotivi: quali improvvise variazioni di umore, perdita di interesse verso le relazioni sociali, difficoltà nel rispettare gli impegni presi, eccessiva sensibilità verso ogni commento su forma fisica e cibo, estremo controllo della tipologia e della quantità del cibo che si assume. È inoltre spesso presente un’eccessiva rigidità e una scarsa autostima.
Come nasce un disturbo alimentare?
I disturbi alimentari hanno un’origine multifattoriale, ovvero derivano dall’interazione complessa di fattori biologici (ereditarietà, tratti temperamentali), psicologici (abusi, traumi, problemi familiari, bullismo, bassa autostima, tendenza al perfezionismo) e socioculturali (modelli estetici proposti dalla società).
Essi possono avere gravi conseguenze fisiche quali:
- alterazioni elettrolitiche: la denutrizione, associata a vomito autoindotto e all’uso di diuretici/lassativi può causare alterazioni elettrolitiche e un grave stato di disidratazione, principali responsabili di complicanze metaboliche, renali e cardiovascolari
- danni cardiopolmonari: la maggiore causa di morte nei disturbi alimentari sono causati da anomalie cardiovascolari conseguenti al digiuno, alla perdita di peso e agli scompensi elettrolitici citati precedentemente. Nell’anoressia nervosa le più comuni complicanze cardiovascolari sono la bradicardia e l’ipotensione arteriosa
- danni renali: essi sono conseguenti alla disidratazione e alle anomalie elettrolitiche
- alterazioni metaboliche: periodi prolungati di digiuno portano all’ipoglicemia, vi è un aumento della colesterolemia e si riduce il metabolismo basale che si normalizza solo con il recupero ponderale.
Soffrire di DCA comporta anche dei cambiamenti psicologici. Si rileva infatti una modificazione nel modo di pensare, in quanto si riduce la flessibilità cognitiva, portando ad un’estrema rigidità, oltre a comportare una significativa riduzione della capacità di concentrazione.
Le parole da evitare con una persona che soffre di DCA
Supportare una persona con disturbi alimentari può essere molto difficile e complesso. Per questo motivo è essenziale comprendere che il confronto con il cibo e il momento del pasto, posso essere vissuti con angoscia, motivo per cui spesso chi ne soffre tende a consumare pasti in solitaria, al fine di evitare l’attenzione e i commenti altrui.
A tale proposito l’obiettivo che ci si potrebbe porre è quello di allentare la tensione che si può creare al momento del pasto, evitando insistenze sul cibo o commenti/giudizi rispetto alle preferenze alimentari manifestate. È fondamentale infatti adottare un approccio empatico e non conflittuale che consenta di comprendere le emozioni e il vissuto dell’altro, riducendo il rischio di venire percepiti come giudicanti e/o persecutori, aspetto che potrebbe portare ad un’ulteriore chiusura ed isolamento.
Vediamo ora alcune frasi che dovrebbero essere evitate con una persona con DCA:
- Mi sai che hai mangiato un po’ troppo
- Ti vedo dimagrito. Stai bene!
- Dopo questo pranzo, stasera non mangio
- Smettila di fare i capricci, cosa ti costa mangiare un po’ di più?
- Lo fai solo per attirare l’attenzione
- Ah ma quindi ora stai bene?
Altre espressioni che potrebbero essere controproducenti sono:
- richiami al senso di colpa: i disturbi alimentari sono infatti delle patologie e, in quanto tali, non sono delle scelte. Per questo motivo espressioni come: “Ma non lo vedi quanta pena dai ai tuoi genitori?” potrebbe essere controproducente, aumentando il malessere della persona. Potrebbe quindi essere preferibile dire: “Hai tante persone care intorno a te che ti vogliono bene. Loro possono starti vicino”
- frasi sulla forza di volontà: es. “ti basta mangiare un pochino di più!” o “ma non ci pensare”. Meglio dire: “come posso darti una mano? Pensi che possa aiutarti in qualche modo?”
- commenti, anche se positivi, sull’aspetto fisico: es. “ti vedo bene” o “ti vedo in forma”, in quanto potrebbero essere interpretati in modo negativo.
Frasi che potrebbero essere utilizzate sono le seguenti:
- Se hai voglia di parlare o di sfogarti, io sono qui
- Farò il possibile per comprendere quello che senti e per aiutarti a stare meglio
- Posso esserti di aiuto in qualche modo?
- So che puoi farcela. Credo in te
- Ti voglio bene
Il ministero della Salute ha redatto un documento estremamente completo sulle raccomandazioni per i familiari di chi soffre di un DCA che fornisce informazioni utili sulla loro insorgenza e sviluppo, sulla valutazione e sul trattamento.
A chi rivolgersi diagnosticare un disturbo alimentare?
Il trattamento di un disturbo alimentare richiede un approccio multidisciplinare integrato in cui vi è la collaborazione di professionisti con competenze diverse, capaci di coordinare e integrare i loro interventi terapeutici.
A tale proposito, di particolare rilevanza è l’integrazione tra l’aspetto clinico nutrizionale e quello psicologico (psicoterapeuta, psichiatra e dietista), oltre all’importanza di rivolgersi a strutture specializzate nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare.
Il Ministero della Salute ha stilato una guida, rivolta anche ai familiari, che contiene una mappa dei servizi territoriali dedicata ai DCA. Rivolgersi in modo tempestivo a professionisti competenti è infatti fondamentale in quanto più precoce è la diagnosi, migliore è la prognosi. Si possono inoltre trovare informazioni utili online attraverso organizzazioni che hanno lo scopo di diffondere una maggiore conoscenza di tali disturbi, come l’Associazione Italiana Disturbi Alimentari.
Come uscire da un disturbo alimentare?
Guarire da un disturbo alimentare è un processo complesso. Il primo passo è riconoscere di avere un problema e chiedere aiuto. Tuttavia, le persone con DCA si vergognano o si sentono sole e ciò le porta a chiudersi in se stesse. Per questi motivi è fondamentale che i familiari o le persone accanto a loro si pongano in una condizione di dialogo e ascolto, evitando di concentrarsi su cosa e su quanto la persona mangia.
L’aspetto più importante da considerare è, infatti, il suo benessere emotivo. Le persone con DCA tendono ad utilizzare il cibo per gestire le proprie emozioni, allontanando stati emotivi per loro difficili da tollerare.
È quindi importante ricercare un professionista competente che aiuti la persona e comprendere il significato dei sintomi, valutando la gravità della situazione, al fine di aiutarla a
sviluppare un modo funzionale per gestire le proprie emozioni e il proprio malessere.
Per questo motivo è fondamentale richiedere una consulenza con uno psicoterapeuta specializzato, così da fare una prima valutazione e capire quale potrebbe essere il percorso terapeutico più indicato, o per trovare insieme strategie di intervento qualora la persona rifiuti di farsi aiutare.
Chi soffre di un DCA nutre in genere ambivalenza rispetto alla possibilità di un aiuto: da una parte vorrebbe uscire dalla gabbia che si è costruito ma, dall’altra, ne teme le conseguenze. È quindi importante non giudicarlo, ma cercare di comprendere la sua paura, sostenendolo. Infine, sarebbe opportuno che anche i familiari possano ricevere un sostegno psicologico, dato l’impatto emotivo che tali patologie comportano.
Trattamento dei disturbi alimentari
La psicoterapia è fondamentale per aiutare la persona ad aumentare la consapevolezza di sé e delle proprie emozioni, imparando a gestirle in modo funzionale.
Nella terapia di un disturbo alimentare, emozioni, pensieri e comportamenti diventano oggetto di espressione, esplorazione ed elaborazione. Si può lavorare sulle convinzioni disfunzionali che hanno portato al disturbo alimentare, affrontando tematiche che spaziano dal contesto familiare a quello relazionale e lavorativo, affrontando anche la questione delicata dell’autostima.
Grazie alla stesura di un diario alimentare è possibile anche aumentare la consapevolezza di cosa si mangia e perché. Posso essere utili anche esercizi di mindfulness e mindful eating, volti ad aiutare la persona a stare nel momento presente, diventando più consapevole delle proprie emozioni e di come esse tendono ad influire sul proprio modo di alimentarsi. Ciò consente quindi di gestire i vissuti emotivi, prendendone contatto ed imparando, di conseguenza, a nutrirsi in modo più consapevole. Parallelamente ad un percorso specifico individuale, potrebbe essere efficace anche una psicoterapia di gruppo. In un simile contesto, vi è infatti la nascita della relazione tra i pazienti e la condivisione delle proprie esperienze a determinare una serie di avvenimenti positivi:
- rendere la sofferenza emotiva più tollerabile
- ridurre il senso di solitudine e il vissuto d’angoscia.
Di grande importanza sono inoltre i gruppi di supporto ai familiari, al fine di accrescere le conoscenze del problema e i modi per affrontare le difficoltà che tali disturbi comportano. Il gruppo è infatti una forma di interazione che consente ai genitori di scambiare le loro esperienze, fornendosi un supporto reciproco per essere maggiormente presenti, gestendo in modo più funzionale la quotidianità dei loro figli. Ciò consente infatti di sviluppare una maggiore comprensione, promuovendo il dialogo e portando chi soffre di DCA a sentirsi maggiormente compreso e propenso a fidarsi ed affidarsi, facilitando quindi il processo di guarigione.
Disturbi alimentari: quali sono e come affrontarli
Che cos'è l'anoressia
L’anoressia è un disturbo dell’alimentazione caratterizzato dal rifiuto di mangiare e da un’ansia intensa di prendere peso. Le persone che ne sono affette riducono drasticamente l’apporto di cibo seguendo una dieta molto restrittiva. Questo porta spesso a una significativa perdita di peso, che sfocia in malnutrizione grave e sottopeso. Leggi di più..
Anoressia atipica: di cosa si tratta
L’anoressia atipica è un disturbo alimentare che, a differenza della forma classica, non comporta necessariamente una condizione di sottopeso. Questa nuova categoria mette meno enfasi sugli aspetti fisici e medici, concentrandosi maggiormente su criteri psicologici e comportamentali. Leggi di più..
La Sindrome da alimentazione notturna
La sindrome da alimentazione notturna è un disturbo contraddistinto da episodi frequenti di assunzione eccessiva di cibo durante la notte, anche in assenza di fame. Leggi di più..
Quello che c'è da sapere sulla bulimia
Cosa si intende con diet culture
Binge eating disorder: cose da sapere
Consumare grandi quantità di cibo senza riuscire a capirne il motivo, fino a raggiungere un malessere fisico e un forte senso di vergogna personale: questo è il binge eating disorder, un disturbo caratterizzato da episodi di alimentazione incontrollata e abbuffate. Leggi di più..
Che cos'è l'ortoressia
L’ortoressia è un disturbo alimentare che si manifesta attraverso un’ossessione eccessiva per il consumo di alimenti considerati sani. Negli ultimi tempi, l’interesse verso una dieta equilibrata e la scelta di cibi di qualità si è trasformato in una tendenza molto diffusa, con diete sempre più diversificate che spesso si trasformano in veri e propri stili di vita. Leggi di più..
Che cos'è il picacismo
Il picacismo è un disturbo alimentare caratterizzato dall’assunzione continuativa di sostanze non nutritive, come terra, sabbia, carta o altri materiali inusuali. Conosciuto anche come pica, questo disturbo presenta peculiarità che ne complicano la diagnosi e la gestione terapeutica. Leggi di più..
Neofobia alimentare: di cosa si tratta
La neofobia alimentare è una condizione caratterizzata da timore o rifiuto nell’integrare nuovi alimenti nella propria dieta. Questo fenomeno è particolarmente comune nei bambini, che tendono a manifestare maggiore resistenza o esitazione verso cibi sconosciuti rispetto agli adulti. Leggi di più..
(29 Gennaio 2025)