Effetto Zeigarnik: quando una persona non se ne va dalla mente

L'effetto Zeigarnik è un principio psicologico che descrive come le attività incomplete o interrotte restino più vivide nella memoria rispetto a quelle completate, stimolando la mente a cercare una chiusura. Vediamo di cosa si tratta.

Effetto Zeigarnik: quando una persona non se ne va dalla mente

L’effetto Zeigarnik è un fenomeno psicologico in cui le attività interrotte o incomplete restano più vivide nella memoria rispetto a quelle completate.

Alcuni esempi sono quando si pensa a qualcuno e non si riesce a dimenticarlo – che sia un amico che non si vede da anni, il proprio ex o una persona incontrata a una festa il mese scorso. Questo fenomeno è dovuto al modo in cui il cervello ricorda le cose.

L’effetto Zeigarnik, utilizzato anche per spiegare anche come le canzoni si fissano in mente in modo ripetitivo, suggerisce alcune preziose intuizioni su come voltare finalmente pagina. Vediamo di cosa si tratta.

Che cos’è l’effetto Zeigarnik?

L’effetto Zeigarnik è un principio psicologico secondo cui le persone tendono a ricordare con maggiore chiarezza e insistenza i compiti non completati rispetto a quelli conclusi.

L’idea alla base dell’effetto è che le attività incompiute generano una sorta di tensione mentale che mantiene queste informazioni “attive” nella nostra mente. Questo ci spinge a riflettere su di esse finché non vengono portate a termine. Questa peculiarità del nostro cervello si basa su un meccanismo adattivo: completare un compito permette di alleviare la tensione, mentre lasciare qualcosa in sospeso lo rende emotivamente e intellettualmente predominante.

Vi è mai capitato di ascoltare uno spezzone di una canzone che poi vi siete ritrovati a canticchiare dopo qualche ora? O di ripensare intensamente all’ultima puntata di un telefilm, la cui ultima scena è terminata proprio sul più bello?

Ebbene, sono solo due delle tante manifestazioni di questo meccanismo molto affascinante. Il fenomeno spiega anche perché è così difficile dimenticare anche alcune persone o relazioni.

Storia e origine del termine

L’effetto Zeigarnik è stato scoperto dalla psicologa lituana Bluma Zeigarnik mentre si trovava a cena in un ristorante viennese piuttosto affollato. Intenta a consumare la sua cena, la psicologa notò che il cameriere riusciva nell’arduo compito di ricordare a mente un numero sbalorditivo di ordinazioni. Tuttavia una volta portate al tavolo le pietanze dimenticava ciò che aveva servito. Tuttavia, sembrava ricordare molto meglio, anche a distanza di tempo, le ordinazioni lasciate a metà.

Zeigarnik approfondì il fenomeno in laboratorio e gli studi confermarono le sue intuizioni. Quando un compito non viene portato a termine, si crea uno stato mentale di tensione che impedisce alla mente di iniziarne un altro da zero. È lo stesso meccanismo che viene messo in atto quando si compila una lista delle cose da fare o si inserisce un impegno in agenda.

Per il solo fatto di aver pianificato un’attività, la mente trasmette messaggi ansiogeni che invitano a portarla a termine, impedendo di concentrarsi su altri processi mentali. Ne consegue che, per dimenticare e non pensare più a qualcosa, qualunque essa sia, è indispensabile “concludere” l’azione mentale iniziata in precedenza. Per farlo, spesso risulta necessario dare ascolto a quei richiami di completamento.

Quali sono le conseguenze? Comprendere le relazioni “sospese”

L’effetto Zeigarnik è responsabile anche di un altro fenomeno a volte irritante: quello di non riuscire a togliersi una canzone dalla testa. Una manciata di note musicali ascoltate di fretta in radio restano così impresse nella memoria da non poterle ignorare.

Se trasportiamo questo meccanismo all’interno delle relazioni “sospese”, quelle cioè che sono concluse senza essere veramente risolte, non sarà difficile comprendere perché lasciarsi alle spalle queste relazioni diventi a volte complicato.

È proprio per l’effetto Zeigarnik che una relazione, all’apparenza terminata, continua a perdurare nella mente. Potremmo dedurre che siamo programmati per continuare i progetti intrapresi. Così una relazione conclusa per volontà di qualcun altro e senza un chiaro e netto accordo (o rifiuto), potrebbe essere difficile da digerire.

Come viene usato l’effetto Zeigarnik?

L’effetto Zeigarnik viene sfruttato anche nelle pubblicità dei trailer dei film in uscita al cinema. Viene mostrata una sequenza di scene interessanti, che crea tensione e curiosità, chiudendo però il trailer sul momento di maggiore suspense con la data di uscita del film nei cinema.

Questo espediente narrativo è definito cliffhanger e serve proprio per generare nello spettatore un senso di forte interesse e di non compiutezza. Nel caso delle relazioni, il sospeso e il non detto potrebbero influenzare in modo negativo l’autostima, a causa di un continuo rimuginio e auto-svalutazione.

Le ore passeranno in preda a speculazioni inutili sul passato, che verrà rivissuto di continuo, e non considerato come “fatto compiuto”, ma dolorosa entità in divenire. I possibili sensi di colpa e i mirabolanti scenari della fantasia potrebbero spingere molte persone a cercare in modo spasmodico di riprendere i contatti.

Come togliersi qualcuno dalla testa? Rimedi per l’effetto Zeigarnik

Quando si è presi dall’effetto Zeigarnik distrarsi è poco efficace. Certo, potremmo rifiutare tutto questo, decidere di fare altro, darci al bungee jumping o a un hobby orientale. Ma intanto il nostro pensiero, che lo vogliamo oppure no, continuerà a tornare alla relazione sospesa.

Il primo passo potrebbe essere quindi quello di accettare, con serenità, che il sentiero di ognuno è spesso segnato da eventi che rimangono lasciati a metà o vengono interrotti bruscamente

Il secondo passo è quello di svincolarsi dai malintesi, dal dolore e dalla tristezza. A questo proposito è possibile creare le condizioni per ritrovarsi con la persona in questione per sciogliere i nodi e per tagliare finalmente questo vincolo. In altre parole, il metodo migliore per togliersi una persona dalla mente è lo stesso che utilizziamo per scacciare dalla nostra testa le note di una canzone insistente: ascoltarla fino alla fine. In questo modo il nostro cervello sarà maggiormente disposto, a quel punto, a lasciarla andare.

Lo dicevano anche gli psicologi della gestalt quando affermavano che una configurazione visiva incompiuta si fissa nella memoria più di una compiuta. Anche Lacan, noto psicoanalista, scrisse che i conflitti non risolti si fissano con maggior persistenza nell’apparato psichico.