Lo psicologo per disturbi alimentari

I disturbi del comportamento alimentare, come anoressia, bulimia e binge eating, compromettono la salute fisica e mentale, radicandosi in insicurezze e ansie. Non sono semplici abitudini, ma richiedono un intervento specialistico.

Lo psicologo per disturbi alimentari

Anoressia nervosa, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder) sono solo alcuni dei disturbi del comportamento alimentare che possono compromettere seriamente la salute mentale e fisica di chi ne soffre.

Spesso questi disturbi si radicano in insicurezze, ansie e meccanismi di controllo che spingono la persona a sviluppare un rapporto disfunzionale con il cibo. Non si tratta, quindi, solo di una questione di volontà o di cattive abitudini, ma di un problema che richiede un intervento specialistico. 

È qui che entra in gioco lo psicologo esperto in disturbi alimentari, una figura essenziale per affrontare non solo i sintomi, ma anche le cause profonde che hanno portato allo sviluppo della patologia. Rivolgersi a uno psicologo specializzato, sia online che in presenza, è fondamentale per intraprendere un percorso terapeutico mirato, che possa aiutare a recuperare un rapporto più sano con il cibo e con se stessi.

In questo articolo affrontiamo l’argomento insieme a Federico Fortunato, psicoterapeuta del Santagostino.

Quali sono i principali disturbi alimentari?

I disturbi alimentari comprendono una vasta gamma di condizioni caratterizzate da comportamenti disfunzionali legati all’alimentazione e alla percezione del proprio corpo. Alcuni di questi disturbi sono ben noti, mentre altri, seppur meno discussi, possono avere conseguenze altrettanto gravi sul fisico e sul benessere psicologico.

L’anoressia nervosa è tra i disturbi alimentari più conosciuti e si manifesta con una restrizione alimentare estrema, paura intensa di ingrassare e una percezione distorta del proprio corpo. Le persone affette da anoressia tendono a perdere peso in modo significativo, spesso con gravi ripercussioni sulla salute, come squilibri ormonali, osteoporosi e problemi cardiovascolari.

Un altro disturbo molto diffuso è la bulimia nervosa, caratterizzata da episodi ricorrenti di abbuffate seguiti da comportamenti compensatori, come vomito autoindotto, uso eccessivo di lassativi o esercizio fisico compulsivo. Chi soffre di bulimia spesso mantiene un peso corporeo nella norma, rendendo la diagnosi più complessa rispetto all’anoressia, ma le conseguenze fisiche, come danni ai denti e all’apparato digerente, possono essere molto gravi.

Il binge eating disorder è una condizione in cui si verificano abbuffate frequenti senza l’adozione di misure compensatorie. Chi ne soffre tende a sviluppare problemi legati all’obesità, oltre a sentimenti di vergogna, colpa e angoscia che possono aggravare il problema nel tempo.

Tra gli disturbi meno noti, ma altrettanto impattanti, vi sono l’ortoressia, ossia l’ossessione per un’alimentazione eccessivamente sana, e l’ARFID (Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder), un disturbo caratterizzato dall’evitamento selettivo di determinati cibi, spesso legato a fobie o traumi infantili.

Perché la psicoterapia può aiutare nei disturbi dell’alimentazione?

I disturbi alimentari riflettono dinamiche psicologiche complesse che coinvolgono emozioni, pensieri e relazioni interpersonali. Dietro un comportamento alimentare disfunzionale, si nascondono spesso ansia, depressione, bassa autostima ed esperienze traumatiche. 

La psicoterapia, quindi, rappresenta uno strumento fondamentale per affrontare il problema in modo strutturato e profondo:

  • Aiuta a identificare i fattori scatenanti del disturbo come traumi, pressioni sociali o conflitti interiori.
  • Permette di modificare i pensieri disfunzionali e sostituire gli schemi mentali negativi.
  • Contribuisce a regolare le emozioni.
  • Aiuta a ricostruire un rapporto sano con il cibo.

Un aspetto fondamentale della terapia è il lavoro sulla percezione del corpo: molte persone con disturbi alimentari hanno un’immagine corporea distorta e provano un senso di inadeguatezza che alimenta il loro comportamento disfunzionale. L’obiettivo dello psicologo è quello di incoraggiare il paziente a costruire un rapporto più positivo e consapevole con il proprio corpo.

Il percorso di guarigione può essere lungo e complesso, con momenti di miglioramento alternati a ricadute. Per questo motivo, la psicoterapia non si concentra solo sulla fase acuta del disturbo, ma fornisce strumenti per prevenire eventuali regressioni. 

Cosa fa lo psicologo dei disturbi alimentari?

Uno psicologo specializzato in disturbi alimentari lavora su diversi livelli per aiutare le persone a superare il loro rapporto disfunzionale con il cibo e il corpo. Il suo intervento è altamente personalizzato e può variare a seconda del tipo di disturbo, della gravità della situazione e delle caratteristiche individuali del paziente. 

Prima di iniziare qualsiasi percorso terapeutico, lo specialista conduce una valutazione clinica approfondita per comprendere la natura del disturbo alimentare e stabilire una diagnosi. Questa fase include:

  • Colloqui approfonditi per raccogliere informazioni sulla storia alimentare, sul rapporto con il corpo e su eventuali eventi scatenanti.
  • Questionari standardizzati per valutare la gravità del problema.
  • Collaborazione con altri specialisti (nutrizionisti, psichiatri, medici) per escludere eventuali complicazioni fisiche e strutturare un percorso multidisciplinare.

Possono essere utilizzate diverse tecniche e modelli terapeutici, tra cui:

  • Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT-E): si indirizza principalmente sul sintomo alimentare, aiutando i pazienti a riconoscere e modificare i pensieri disfunzionali relativi al cibo, al peso e all’immagine corporea.
  • Terapia Dinamica: si focalizza principalmente sulla individuazione delle cause scatenanti il sintomo alimentare, ricercando nella storia emotiva del paziente le ragioni e i significati su cui si è generato il sintomo.
  • Terapia Dialettico-Comportamentale (DBT): particolarmente utile in presenza di bulimia o binge eating disorder, si concentra sulla regolazione emotiva e sull’insegnamento di strategie per gestire lo stress senza ricorrere al cibo.
  • Terapia Interpersonale (IPT): si basa sull’idea che i disturbi alimentari possano essere collegati a difficoltà nelle relazioni interpersonali. Questo approccio permette al paziente di migliorare la comunicazione e i rapporti con gli altri, riducendo l’isolamento sociale e il senso di inadeguatezza.
  • Mindful Eating e Acceptance and Commitment Therapy (ACT): si tratta di tecniche basate sulla consapevolezza che aiutano il paziente a riconnettersi con i segnali naturali di fame e sazietà, promuovendo un rapporto più sano con il cibo.

In alcuni casi, alla terapia individuale si affiancano percorsi di supporto familiare, particolarmente utili per adolescenti e giovani adulti. Coinvolgere la famiglia può fare la differenza, aiutando a creare un ambiente favorevole alla guarigione, migliorando la comunicazione e riducendo le incomprensioni tra il paziente e le persone a lui vicine.

Come diventare psicologa dei disturbi alimentari?

Diventare psicologo specializzato nei disturbi alimentari richiede un percorso formativo mirato.
Dopo una laurea in Psicologia, è necessario completare un tirocinio professionalizzante, superare l’Esame di Stato e iscriversi all’Ordine degli Psicologi.

Per acquisire competenze specifiche, è raccomandato frequentare una scuola di specializzazione in Psicoterapia e un master sui temi in oggetto. Lavorare in equipe multidisciplinari con nutrizionisti e medici aiuta a sviluppare un approccio completo alla cura dei disturbi alimentari.

Con la crescente domanda di supporto a distanza, molti professionisti si specializzano anche nella psicoterapia online, ampliando le possibilità di intervento. Oltre alla formazione tecnica, sono fondamentali empatia, ascolto e sensibilità, qualità indispensabili per accompagnare i pazienti nel loro percorso di guarigione.