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Pubblicato inPrincipi attivi e farmaci

Farmaci ACE inibitori: cosa sono e a cosa servono

Gli ACE inibitori sono farmaci per l’ipertensione e l’insufficienza cardiaca. Scopri come funzionano, nomi, effetti collaterali e differenze con i sartani

farmaci ace-inibitori

Gli ACE inibitori sono una classe di farmaci ampiamente utilizzata nel trattamento dell’ipertensione arteriosa, dello scompenso cardiaco e di alcune patologie renali.

Il loro nome deriva dall’acronimo ACE, che sta per Angiotensin Converting Enzyme (enzima di conversione dell’angiotensina).

Questi medicinali agiscono bloccando l’enzima che trasforma l’angiotensina I in angiotensina II, una sostanza con effetto vasocostrittore, responsabile dell’aumento della pressione sanguigna.

Cosa sono gli ACE inibitori e come funzionano

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Dal punto di vista farmacologico, gli ACE inibitori interferiscono con il sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS), uno dei principali responsabili della regolazione della pressione sanguigna e dell’equilibrio idrosalino. Bloccando l’enzima ACE:

  • Si riduce la produzione di angiotensina II
  • Si riduce la vasocostrizione periferica
  • Diminuisce la secrezione di aldosterone
  • Si abbassa la pressione arteriosa sistemica

Il risultato finale è una vasodilatazione generalizzata, con conseguente riduzione della pressione arteriosa e minor lavoro per il cuore.

Indicazioni terapeutiche: a cosa servono gli ACE inibitori

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Gli ACE inibitori sono indicati per diverse condizioni cliniche, tra cui:

I farmaci ACE inibitori: nomi commerciali e principi attivi

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In commercio esistono numerosi ACE inibitori, spesso disponibili anche in associazione con altri antipertensivi (come i diuretici tiazidici). Ecco alcuni dei più utilizzati:

  • Enalapril – Nomi commerciali: Enapren, Vasoretic
  • Lisinopril – Nomi commerciali: Zestril, Prinivil
  • Ramipril – Nomi commerciali: Triatec
  • Perindopril – Nomi commerciali: Coversyl
  • Fosinopril – Nomi commerciali: Fosinorm
  • Quinapril – Nomi commerciali: Accupro
  • Benazepril – Nomi commerciali: Lotensin

Tutti questi farmaci condividono lo stesso meccanismo d’azione ma possono differire per durata d’azione, emivita, metabolismo epatico e tollerabilità individuale.

Effetti collaterali degli ACE inibitori

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Sebbene gli ACE inibitori siano generalmente ben tollerati, possono causare alcuni effetti indesiderati. Tra i più frequenti troviamo:

  • Tosse secca persistente: è l’effetto collaterale più comune e si manifesta in circa il 10-15% dei pazienti. È dovuta all’accumulo di bradichinina nei polmoni, una sostanza che normalmente verrebbe degradata dall’enzima ACE.
  • Ipotensione: specialmente dopo la prima dose, in soggetti disidratati o con iponatriemia.
  • Iperkaliemia: aumento dei livelli di potassio nel sangue, da monitorare nei pazienti con insufficienza renale o in terapia con diuretici risparmiatori di potassio.
  • Vertigini e debolezza: legate alla vasodilatazione sistemica.
  • Alterazioni della funzione renale: nei pazienti con stenosi bilaterale dell’arteria renale, il farmaco può peggiorare la funzione renale.

In rari casi, gli ACE inibitori possono causare angioedema (gonfiore del viso, lingua e vie aeree superiori), che rappresenta un’emergenza medica.

ACE inibitori e tosse: perché succede?

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Una delle domande più frequenti riguarda proprio il legame tra ACE inibitori e tosse.

Il motivo è fisiologico: bloccando l’enzima ACE, si riduce la degradazione della bradichinina, una sostanza infiammatoria che può stimolare le terminazioni nervose bronchiali causando tosse secca e persistente.

Questo effetto si risolve generalmente sospendendo il farmaco e sostituendolo con un’altra classe di antipertensivi, come i sartani.

ACE inibitori e sartani: differenze principali

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Sia gli ACE inibitori che i sartani (o ARB, antagonisti del recettore dell’angiotensina II) agiscono sul sistema renina-angiotensina, ma con modalità diverse:

  • ACE inibitori: bloccano l’enzima di conversione che produce l’angiotensina II.
  • Sartani: bloccano direttamente i recettori dell’angiotensina II, impedendole di esercitare la sua azione vasocostrittrice.

Dal punto di vista clinico, i sartani non provocano tosse, motivo per cui sono spesso utilizzati nei pazienti che non tollerano gli ACE inibitori. L’efficacia antipertensiva è simile, ma la scelta tra le due classi dipende dalla tolleranza individuale e dalle comorbidità.

Quando sospendere gli ACE inibitori

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La sospensione degli ACE inibitori deve sempre avvenire sotto controllo medico. È sconsigliata l’interruzione improvvisa, tranne nei casi in cui si presentino effetti avversi gravi. Le principali situazioni in cui il medico può valutare la sospensione del trattamento includono:

  • Tosse persistente non tollerabile e resistente ad altre terapie.

  • Iperkaliemia significativa (potassio elevato nel sangue), soprattutto in soggetti con insufficienza renale.

  • Peggioramento della funzione renale, in particolare in pazienti con stenosi bilaterale dell’arteria renale.

  • Angioedema, anche se raro, impone la sospensione immediata e definitiva del farmaco.

In caso di sospensione per intolleranza o controindicazione, è frequente che il medico proponga il passaggio a un sartano, che ha un meccanismo d’azione simile ma con migliore tollerabilità su alcuni effetti collaterali (tosse in primis).

ACE inibitori: attenzione a gravidanza, allattamento e anziani

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  • Gravidanza: gli ACE inibitori sono controindicati durante la gravidanza. Possono causare gravi danni al feto, come insufficienza renale, ipotensione e alterazioni dello sviluppo osseo.

  • Allattamento: la presenza del farmaco nel latte materno è possibile. In assenza di dati certi, l’uso in allattamento è generalmente sconsigliato.

  • Anziani: gli ACE inibitori possono essere utilizzati anche nei pazienti anziani, ma con cautela. Nei soggetti fragili, disidratati o con più terapie concomitanti, il rischio di ipotensione o squilibri elettrolitici aumenta. È importante iniziare con dosi basse e monitorare regolarmente la creatinina e il potassio plasmatico.

Interazioni farmacologiche degli ACE inibitori

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Gli ACE inibitori possono interagire con diversi altri farmaci, aumentando il rischio di effetti avversi o riducendo l’efficacia del trattamento. Le interazioni da considerare con maggiore attenzione includono:

  • Diuretici risparmiatori di potassio (es. spironolattone): aumentano il rischio di iperkaliemia.

  • Integratori di potassio o sostituti del sale contenenti potassio: stesso rischio di accumulo di potassio nel sangue.

  • FANS (Farmaci antinfiammatori non steroidei): possono ridurre l’effetto antipertensivo degli ACE inibitori e aumentare il rischio di danno renale.

  • Litio: l’associazione può aumentare la concentrazione di litio nel sangue fino a livelli tossici.

  • Altri antipertensivi: l’associazione può causare un’eccessiva ipotensione, specialmente nelle fasi iniziali della terapia.

Per questi motivi è essenziale informare il medico di tutte le terapie in corso, inclusi farmaci da banco, fitoterapici e integratori.

Qual è il miglior ACE inibitore?

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Non esiste un “miglior” ACE inibitore valido per tutti. La scelta del principio attivo dipende da:

  • Durata d’azione desiderata

  • Patologie concomitanti

  • Profilo di tollerabilità individuale

  • Presenza di altre terapie

Ad esempio:

  • Il ramipril è spesso scelto per la prevenzione cardiovascolare nei pazienti con diabete.

  • Il lisinopril ha una lunga emivita ed è usato nei trattamenti cronici.

  • Il perindopril ha dati positivi nella riduzione del rischio di ictus e infarto.

Il medico seleziona il principio attivo più adatto in base alla storia clinica del paziente.

Considerazioni sull’utilizzo

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Gli ACE inibitori rappresentano una delle terapie più solide e consolidate nella gestione dell’ipertensione arteriosa e di molte condizioni cardiovascolari e renali. Il loro utilizzo ha dimostrato efficacia nel ridurre la mortalità, prevenire eventi cardiovascolari maggiori e rallentare la progressione di alcune malattie renali.

Tuttavia, come per ogni classe farmacologica, è fondamentale:

  • Monitorare gli effetti collaterali, soprattutto tosse, ipotensione e alterazioni elettrolitiche.

  • Conoscere le possibili interazioni con altri farmaci.

  • Evitarne l’uso in gravidanza.

  • Condividere ogni sintomo o cambiamento con il medico curante.

L’uso corretto degli ACE inibitori, all’interno di un piano terapeutico ben strutturato, contribuisce in modo significativo al controllo della pressione e alla protezione a lungo termine del cuore, dei reni e dei vasi sanguigni.