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Pubblicato inPrincipi attivi e farmaci

Magaldrato: come funziona e quali effetti ha sulla salute gastrica

Il magaldrato è un antiacido usato per ridurre l’acidità gastrica, utile nel trattamento di ulcere, reflusso ed esofagiti.

Magaldrato

Il magaldrato è un composto chimico utilizzato principalmente come antiacido, il cui obiettivo è quello di alleviare i sintomi associati all’eccessiva acidità gastrica. Il suo utilizzo è particolarmente indicato per il trattamento di condizioni come l’ulcera duodenale e gastrica, l’esofagite da reflusso e gastriti caratterizzate da iperacidità. Questa sostanza agisce nel tratto gastrointestinale neutralizzando l’acido cloridrico presente nello stomaco, aumentando così il pH e riducendo l’acidità.

Meccanismo d’azione

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Il magaldrato funziona attraverso un meccanismo abbastanza semplice ma efficace: si tratta di un composto idrato di magnesio e alluminio che entra in azione nel momento in cui raggiunge l’ambiente acido dello stomaco. Quando viene ingerito, il magaldrato reagisce con l’acido cloridrico presente nello stomaco, convertendosi in sali insolubili di alluminio e magnesio, che vengono poi eliminati attraverso le feci. Quest’azione comporta un immediato innalzamento del pH gastrico a valori tra 3 e 5, che sono ideali per garantire un sollievo dai bruciori di stomaco e dal dolore associato all’acidità. Inoltre, il magaldrato è capace di inattivare la pepsina, un enzima digestivo che può danneggiare le mucose se presente in elevate quantità.

Effetti collaterali e sicurezza

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Nonostante sia generalmente ben tollerato, l’uso prolungato o ad alte dosi di magaldrato può, talvolta, portare a effetti collaterali gastrointestinali. Tra questi, la diarrea è uno degli effetti indesiderati più comuni, causata principalmente dal rilascio di ioni magnesio che possono avere un effetto lassativo. In alcuni casi, si possono verificare anche episodi di stitichezza, sebbene meno frequenti. Nei pazienti affetti da insufficienza renale, c’è il rischio di accumulo di alluminio nel corpo, il che può provocare complicanze gravi come l’encefalopatia indotta da alluminio. Pertanto, questi pazienti devono essere monitorati regolarmente per prevenire eventuali tossicità.

Controindicazioni

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L’assunzione di magaldrato è controindicata nei soggetti con ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti presenti nella formulazione. È sconsigliato anche nei pazienti con porfiria, ipofosfatemia o gravi insufficienze renali, dato il rischio di accumulo di alluminio. L’età pediatrica rappresenta un altro fattore di cautela, poiché la sicurezza e l’efficacia di questo farmaco non sono state completamente verificate nei bambini e negli adolescenti di età inferiore ai 12 anni.

Interazioni farmacologiche

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Il magaldrato può interferire con l’assorbimento e l’efficacia di diversi farmaci, per cui è fondamentale considerare le interazioni quando si pianifica il trattamento. Le tetracicline e i derivati chinolonici, per esempio, subiscono una riduzione significativa dell’assorbimento se assunti insieme al magaldrato. Anche farmaci come la digossina, la clorpromazina, l’indometacina e vari anticoagulanti cumarinici possono vedere alterata la loro farmacocinetica quando somministrati in concomitanza con il magaldrato.

Per minimizzare il rischio di interazioni, è consigliabile separare l’assunzione del magaldrato da altri farmaci di almeno due ore. Questo accorgimento garantisce che i livelli plasmatici degli altri farmaci non vengano influenzati negativamente, mantenendo la loro efficacia terapeutica.

Dosaggi e modalità d’uso

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Il dosaggio di magaldrato dipende dal tipo di presentazione farmaceutica utilizzata e dalla condizione clinica del paziente. Perciò prima di acquistare e assumere questo farmaco, è fondamentale consultare il proprio medico ed attenersi alla prescrizione medica. Lo specialista valuterà la causa del disturbo lamentato e verificherà l’assenza di controindicazioni all’assunzione del medicinale.

Per gli adulti, generalmente si consiglia l’assunzione di 800 mg di magaldrato, uno o più volte al giorno, a seconda delle esigenze specifiche del paziente, di solito un’ora dopo i pasti principali e prima di coricarsi.

Gli effetti del trattamento possono variare, ma per ottenere il massimo beneficio, il trattamento deve essere continuo per almeno 4 settimane, anche se i sintomi dovessero migliorare nelle fasi iniziali della terapia. In alcuni casi, il medico può decidere di regolare la dose in base alla risposta individuale del paziente al trattamento.

Nei pazienti con esigenze specifiche, o che sospettano la continua presenza di sintomi nonostante il trattamento, è essenziale consultare un medico per determinare se un approccio diverso o ulteriori indagini potrebbero essere necessarie.

Una sospensione orale è anche disponibile, e 10 ml di sospensione equivalgono a una compressa da 800 mg. Entrambe le forme sono progettate per agire direttamente nel tratto gastrointestinale, dove svolgono la loro azione neutralizzante senza essere sistemicamente assorbite.

Alternative terapeutiche

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In aggiunta a magaldrato, esistono diverse alternative terapeutiche per il trattamento della iperacidità gastrica, che comprendono altri antiacidi, inibitori della pompa protonica e bloccanti dei recettori H2. Ogni tipo di trattamento presenta vantaggi e limitazioni specifiche, e la scelta del farmaco più appropriato dipende dalla diagnosi clinica e dalle esigenze individuali del paziente.

Gli inibitori della pompa protonica (IPP), come l’omeprazolo e il pantoprazolo, agiscono bloccando la produzione di acido nello stomaco, offrendo un sollievo più duraturo nei casi di GERD e ulcera peptica. I bloccanti dei recettori H2, come la ranitidina, riducono la produzione di acido bloccando i recettori che stimolano la secrezione acida. Queste opzioni si rivelano spesso utili nei pazienti che possono trarre beneficio da una soppressione a lungo termine della secrezione acida.