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Pubblicato inSalute

Come stare dritti e migliorare la postura

Stare dritti è da sempre una sorta di comandamento della buona postura, anche se in realtà le cose non sono così semplici e la postura forzatamente eretta potrebbe non essere ideale. Inoltre ci sono alcune ragioni per cui essa non è del tutto possibile.

stare dritti

La definizione di stare dritti indica nell’immaginario collettivo solitamente una posizione corretta, in cui la colonna vertebrale è perfettamente allineata ad un’immaginaria linea verticale perpendicolare al suolo.

In realtà, per quanto la postura eretta abbia effettivamente delle varianti più o meno funzionali al benessere dell’organismo, si tratta solitamente di una questione prettamente estetica, e che non ha sempre a che vedere con il concetto dicotomico di corretto o scorretto.

In linea del tutto generale, si può affermare un principio, che è quello che non esistono posizioni o posture scorrette in assoluto, ma posizioni o posture che si mantengono per troppo tempo.

Un’altra cosa che vale la pena di far notare, è che la schiena dritta non esiste. La colonna vertebrale dell’essere umano vista di lato è infatti grossomodo simile ad una grande lettera S, con due curvature maggiori che si chiamano cifosi (quella superiore, all’altezza del petto) e lordosi (quella inferiore all’altezza del bacino)

Per essere ancora più precisi, una piccola curvatura in avanti è presente anche all’altezza delle vertebre cervicali, quelle per intenderci che formano lo scheletro del nostro collo. Questa è detta lordosi cervicale.

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Qual è la postura ideale?

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Si è detto che non esiste una postura che sia ideale e sempre corretta. La colonna vertebrale è fatta di varie ossa, le vertebre, tra cui sono presenti degli spazi occupati dai dischi vertebrali.

Questi hanno la una quadrupla funzione:

  • proteggere le vertebre dalla frizione reciproca, che potrebbe causare dolore
  • permettere ai nervi di irradiarsi dal midollo spinale ai vari distretti che sono da loro serviti senza essere schiacciati dalle ossa vertebrali
  • ammortizzare dando flessibilità eventuali urti
  • permettere una certa mobilità della colonna vertebrale

L’ultima caratteristica, quella della mobilità, è il motivo per cui non possiamo tecnicamente parlare di postura o posture errate. Le nostre articolazioni mobili sono concepite per muoversi appunto, pertanto se la postura è entro il raggio di movimento possibile per un’articolazione, non è scorretta.

Quello che invece va rimarcato è che il mantenimento di una postura prolungata può portare a dolore o anomalie. Ma questo più che dalla postura in sé è dato da mancanza di movimento.

Stare seduti, per esempio, anche con la schiena curva, non è una situazione che produce un danno immediato. Farlo per periodi prolungati, nel corso di anni, senza dare alcun sollievo alla schiena, senza muoverla, può invece causare problemi, quali contratture, protrusioni, sciatalgia etc.

Perché non riesco a stare dritta?

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Detto questo ci sono tuttavia alcune precisazioni da fare. Quanto affermato finora si riferisce a condizioni ottimali, quelle cioè che ha una persona in salute, che fa attività fisica regolare e che non presenta alcuna malformazione congenita alla colonna o ad altre strutture portanti della statura eretta.

Ci sono infatti diversi problemi strutturali che possono influire sulla postura di una persona e precludere la possibilità di una “schiena dritta”.  Le condizioni sono di gravità variabile, in alcuni casi serie in altri no, alcune risolvibili, altre purtroppo no.

Tra le principali che hanno una diretta influenza sulla postura della colonna vertebrale abbiamo:

  • scoliosi, una curvatura anomala della colonna, solitamente congenita, di gravità variabile
  • lunghezza diversa delle due gambe
  • condizioni di dolore ad un’anca, un ginocchio o un piede (coxartrosi, borsite al ginocchio, spina calcaneare etc)
  • condizioni infiammatorie o degenerative dell’apparato muscolo scheletrico (artrite o artrosi)
  • traumi muscolari, come lacerazione di uno o più muscoli del corsetto lombo-sacrale, il cosiddetto “core”
  • problemi al muscolo ileo-psoas
  • anteposizione della spalla
  • anomalie nelle curvature naturali della schiena (cifosi e lordosi)

La lista non è esaustiva, e in caso di problemi va sempre consultato un medico specialista.

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Come fare a stare dritti?

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Negli ambienti sportivi, ma anche in quello fisioterapico e medico esiste ancora un pregiudizio in merito alla necessità di mantenere in modo cosciente la schiena dritta per evitare di avere mal di schiena.

Questo è un mito duro a morire, così come quello che vuole che sia necessario un “corsetto muscolare” lombosacrale in salute e tonico per avere una schiena a minor rischio dolore e infortuni.

La verità è che il mal di schiena, che si tratti di lombalgia, cervicalgia o altro, è raramente dovuto ad una posizione errata, come già detto.

La questione è estremamente più complessa, e le cause del dolore possono essere di vario tipo, da un’ernia ad un’infiammazione intestinale.

La questione quindi va posta in modo differente. Non si deve stare dritti per forza. Quello che è invece necessario fare, per il mantenimento di una colonna sana, al riparo il più possibile da dolore, è il movimento.

Con movimento si intende qui una doppia valenza. Da un lato non vanno mantenute le posizioni statiche, che siano sedute o in piedi, per troppo tempo. Per questo è consigliabile, in caso di lavoro d’ufficio o alla guida di un automezzo, per esempio, fare pause regolari e di una certa frequenza, in cui mobilizzare la colonna, con particolare attenzione alla zona lombare.

Dall’altro per movimento si intende anche evitare a tutti i costi una vita sedentaria, praticando attività fisica regolare e varia. L’ideale sarebbe per esempio abbinare esercizi di mobilità ad esercizi contro resistenza. in modo da rafforzare da un lato i muscoli della schiena, e dall’altro abituare scheletro e muscolatura al movimento per cui sono stati progettati.

In altre parole, mantenere una postura corretta è un concetto superato che non risponde alle necessità del corpo umano e che in alcuni casi può essere anzi di scarso beneficio se non dannoso.