La carie è una patologia dentale che inizia con la distruzione dello smalto e può arrivare ad interessare la dentina, fino a raggiungere la radice del dente
Carie ai denti, che cos’è?
La carie ai denti è una malattia responsabile della degradazione dei tessuti dentali. Prende avvio con la distruzione dello smalto, per poi raggiungere – qualora non trattata – anche gli strati più interni del dente, fino a determinarne la perdita.
Affinché si verifichi la formazione di carie, è necessario che il dente sia suscettibile, che vi siano cioè sulla sua superficie batteri capaci di generare acido e sostanze nutritive (come gli zuccheri) in cui i batteri possano proliferare e produrre acido.
Il decorso di una carie sui denti è dapprima piuttosto lento e, come si accennava, si avvia con la demineralizzazione dello smalto, costituito per il 96% da minerali, principalmente dei composti di calcio, e solo per il 4% da sostanze organiche.
La carie inizialmente è difficile da riconoscere, appare come un puntino nero. Il processo carioso interessa in principio lo smalto, lo strato deputato a difendere il dente dai batteri, dalle stimolazioni termiche e dall’usura; successivamente può entrare in profondità e colpire sia la dentina che la cavità pulpare, raggiungendo la radice.
Quali sono i tipi di carie?
I tipi di carie sono tre, e indicano la durata e una possibile seconda comparsa:
- acuta, quando lo sviluppo è avvenuto entro i 12 mesi
- cronica, con sviluppo superiore ai due anni
- recidivante, quando si verifica una ricomparsa della carie, non adeguatamente trattata.
Ci sono poi ulteriori denominazioni che non servono ad indicare lo stadio della carie, ma a identificarla sulla base di caratteristiche specifiche:
- carie piccola, che si presenta come alterazione semplice del colore naturale del dente
- carie secca, quando è interessata solo la superficie del dente
- della corona, quando è interessata la parte superiore del dente, chiamata corona
- centrale, quando è la zona interna ad essere attaccata
- cervicale, se è interessato il colletto del dente, termine che indica la parte del dente vicina alla gengiva
- del cemento, quando la carie ha raggiunto la radice dentale
- interdentale, se ad essere colpito è lo smalto della superficie interdentale.
Si sta assistendo, inoltre, ad una diffusione sempre più importante della carie dei denti da latte, fatto che richiede maggiori scrupoli in sede di prevenzione nella età infantile.
Gli stadi del processo carioso
Il processo carioso ha una evoluzione scandita in quattro momenti:
- stadio I, con intacco dello smalto dentale per mezzo della demineralizzazione. Il processo si è avviato attraverso la placca batterica, su cui proliferano molti microrganismi come lo Streptococco mutans o il Lactobacillus acidophilus, che determinano una produzione di acidi organici
- stadio II: la carie inizia a penetrare in profondità. Lo smalto risulta intaccato anche per via degli zuccheri assunti, e poi non rimossi, che fermentano. Ad essere attaccata è la dentina, il tessuto osseo che si trova sotto lo smalto e che veicola la sensazione di sensibilità, fastidio e dolore
- stadio III: la carie, più veloce dopo avere superato lo smalto, inizia a determinare i primi veri sintomi poiché entra in contatto con la polpa, la porzione più interna del dente, vascolarizzata e innervata
- stadio IV, che si caratterizza per l’interessamento del canale radicolare e la gengiva, le strutture più profonde del dente.
La carie può essere definita anche iniziale, superficiale, profonda, penetrante e perforante in base al livello di penetrazione del dente.
Quando una carie è grave?
Una carie può essere considerata grave quando arriva a intaccare la polpa dentale. In queste circostanze, infatti, come si vedrà più avanti, può scatenare una serie di processi patologici.
Come si fa a capire se si ha una carie?
Inizialmente, quando lo smalto viene demineralizzato la carie è asintomatica. Il quadro sintomatologico si presenta quando ad essere interessata è la dentina, ovvero durante lo stadio II. I sintomi sono:
- dente sensibile
- mal di denti
- intacchi o fori che sono ora visibili
- dolore e conseguente processo di sensibilizzazione tutte le volte in cui il paziente assume del cibo caldo, freddo o zuccherato.
Il dolore diviene sordo e pulsante quando la carie raggiunge la polpa del dente. Si tratta di una complicazione chiamata pulpite. I denti più interessati dalla carie sono gli incisivi superiori, i premolari e i molari, incluso il dente del giudizio.
Cause della carie ai denti
Come si è visto, affinché un dente possa cariarsi devono essere presenti delle condizioni che ne alterino l’integrità.
I fattori scatenanti di una carie ai denti possono essere di natura esogena:
- eccessivo consumo di zuccheri, che contribuiscono alla creazione di un ambiente ideale per la crescita dei batteri
- scarso apporto di fluoro, minerale che influisce in modo cruciale sulla tenuta dello smalto
- insufficiente o trascurata igiene orale che non consente un’adeguata rimozione della placca, destinata così a trasformarsi in tartaro (placca indurita non facilmente rimovibile)
- fumo di sigaretta, fattore di rischio per patologie orali come la piorrea.
Le cause endogene riguardano invece:
- alterazione della saliva: solitamente il suo pH è neutro, compreso tra 6.5 e 7.5, e tampona l’acidità del cavo orale. Un pH alterato o una minore quantità di saliva (per assunzione di antidepressivi, antistaminici o per diabete mellito) crea un terreno fertile per i batteri
- struttura dentale: in particolare, la presenza di solchi interdentali spiccati favorisce l'accumulo di batteri e rende difficoltosa la pulizia, mentre una mineralizzazione non sufficiente compromette la resistenza della superficie dentaria.
Come si svolge la diagnosi?
La diagnosi di carie dentale parte da una ispezione diretta, cui può seguire una ortopanoramica con l’obiettivo di approfondire la condizione generale di dentatura e cavo orale. La frequenza è compresa tra i 3 e i 12 mesi al massimo.
Anche la sonda, l’adozione di coloranti specifici e la transilluminazione, con luce a fibre ottiche, sono strumenti diagnostici adottati.
Come si cura la carie nei denti?
Quando la carie ha interessato esclusivamente lo smalto si può intervenire con trattamenti a base di fluoro. Nei casi di carie profonda, dopo avere rimosso le parti necrotiche, si può ricorrere a:
È anche possibile devitalizzare il dente, quando la polpa dentale risulta compromessa. Nei casi più gravi, si impianta una corona dentale o si rimuove il dente per procedere con un impianto.
Quanto costa curare una carie?
Il costo per la cura di una carie varia in base alle condizioni del dente e dall’avanzamento del processo carioso. Si va da un minimo di 100 euro, per una otturazione semplice, o 100 euro per un intarsio dentale.
Nel caso in cui si dovesse procedere con un impianto, i costi medi si aggirano intorno ai 1000 euro.
Quanto tempo si può stare con una carie?
Il processo che porta alla formazione di una carie evolve in un lasso di tempo lento, che generalmente va dai 6 mesi ai 2 anni. Possono esserci tuttavia casi in cui la progressione della patologia è più rapida.
Ad ogni modo, è importante sottolineare che un dente cariato non andrebbe mai ignorato. Il deterioramento causato da una carie è infatti irreversibile: i tessuti dentali colpiti non possono rigenerarsi e, anzi, con il passare del tempo possono andare incontro a conseguenze severe. È dunque fondamentale intervenire il prima possibile.
Cosa succede se non si cura una carie?
Le conseguenze di una carie non curata possono essere molteplici. Possono infatti svilupparsi:
- infiammazioni a carico del tessuto gengivale, come la piorrea o parodontite, per effetto dell'espansione batterica dalla superficie dei denti ai limitrofi tessuti di sostegno
- pulpiti, infiammazioni della polpa dentale
- granulomi, infezioni croniche a carico dell’apice radicolare del dente provocata dalla proliferazione dei batteri nei canali radicolari
- cisti, evoluzioni di granulomi non trattati
In alcuni casi è anche possibile che si verifichi una perdita del dente.
Come fare prevenzione?
La prevenzione parte da una igiene orale quotidiana e costante nel tempo, che richiede la scelta di spazzolino, dentifricio, collutorio e filo interdentale o scovolino, utile alla rimozione dei residui di cibo più difficilmente raggiungibili e in grado di rimuovere fino al 70% della placca. Oltre a scongiurare possibili infiammazioni gengivali.
Sono inoltre necessarie visite odontoiatriche periodiche, così da intervenire in caso di processo carioso allo stadio iniziale. Due volte l’anno, infine, è opportuno sottoporsi a sedute di igiene dentale professionale.