Psichiatria

La vergogna in psicologia. Come nasce? In che modo risolverla?

La vergogna è una emozione secondaria, che emerge in un contesto sociale. Ognuno dovrebbe conoscerla, accettarla e risolverla. Se non accade, è necessario interrogarsi sul perché. Anche con il supporto di un professionista.

La vergogna in psicologia. Come nasce? In che modo risolverla?

La vergogna non è una emozione primaria, come ad esempio la gioia, la paura o la rabbia, ma emerge quando una persona cresce e si sviluppa, ed è frutto di una interazione e di un contesto sociale.

Perché ci ritroviamo a provare vergogna davanti agli altri? E da dove nasce il timore di essere giudicati negativamente? Approfondiamo insieme alla dottoressa Miriam Baraccani, psicoterapeuta a indirizzo analitico del Santagostino, il significato di questa emozione secondaria e cerchiamo di capire in che modo la vergogna può essere affrontata e risolta.

Cos’è la vergogna in psicologia?

La vergogna è un’emozione secondaria. A differenza delle emozioni cosiddette primarie, come la rabbia, la sorpresa, la gioia o la tristezza, è appresa. Il suo sviluppo avviene in concomitanza con lo sviluppo e la crescita dell’individuo, ed è una conseguenza della interazione sociale.

Le esperienze di vergogna sono vissuti emotivi legati al giudizio rispetto al proprio valore. La persona sente su di sé un profondo senso di impotenza e di inadeguatezza, e si ritrova a provare vergogna quando ha la percezione che il proprio comportamento non è stato all’altezza degli standard sociali che la società, e il contesto, pone come riferimento.

Quando una persona prova vergogna?

Una persona prova vergogna tutte e volte in cui si percepisce come un individuo che non è degno di stima. Ognuno di noi ha un sé ideale, che deriva dagli apprendimenti che sono accaduti durante la propria vita. Tutte le volte in cui il sé ideale si discosta dal sé reale, ecco che l’individuo prova vergogna, prima nei confronti di sé stesso, poi verso il consesso sociale cui appartiene e in cui si riconosce.

Questo senso di vergogna riguarda sia chi si è, sia ciò che si fa.  È possibile che questa emozione diventi particolarmente intensa e permeante, fino a risultare invalidante. Come conseguenza il soggetto si ritrova in un continuo stato d’ansia, perché sente che in un qualsiasi momento la sua incapacità possa essere smascherata, per così dire, alimentando ulteriormente la vergogna di base.

È come se la persona, per dirla in parole molto dirette, avesse continuo timore di perdere la faccia.

Come si manifesta la vergogna?

Questa emozione si distingue per essere spiccatamente visibile alle persone che potremmo avere intorno a noi. I sintomi che possono manifestarsi spaziano dal rossore alla tachicardia alla sudorazione elevata.

Il soggetto in una condizione di vergogna cerca di attuare delle azioni di evitamento sia rispetto allo sguardo degli altri, sia rispetto alla presenza fisica di altre persone. Cerca attivamente di nascondersi e, quando non è possibile, cerca di ripiegare il proprio corpo, in una posizione che indica anche paura e timore.

Il timore di essere giudicato può insorgere soltanto immaginando l’osservazione da parte di terzi, senza che ci siano effettivamente persone nelle vicinanze. La psicologa clinica Janina Fisher ha scritto pagine illuminanti su questa emozione secondaria.

Che differenza c’è tra la vergogna e l’imbarazzo?

La vergogna, come abbiamo appena indicato, può manifestarsi anche in totale assenza del contesto sociale, e risulta essere legata agli obiettivi di autostima. Nel caso dell’imbarazzo i termini cambiano.

L’imbarazzo infatti è più legato alla rottura di regole sociali, regole che non è detto siano condivise dal soggetto che le infrange. L’atto di rottura risulta essere socialmente inaccettabile, ma non sbagliato dal punto di vista morale.

La vergogna inoltre è un sentimento che dura nel tempo, ha un forte intensità, laddove l’imbarazzo è limitato nel tempo ed è vincolato alla specifica situazione. Basti pensare ad una improvvisa eruttazione, termine medico per il più prosaico rutto, durante una cena o all’avere fallito l’esame per la patente di guida. Il primo fatto può anche provocare veri e propri sorrisi di allegria, mentre il secondo può essere vissuto come fallimento.

Come superare la vergogna?

È possibile affrontare con successo questa emozione pervasiva? Delle prime scelte più sane e funzionali risiedono nell’ascolto consapevole, compassionevole e privo di giudizio svalutante. In questo modo eventuali reazioni di rabbia, frustrazione ed evitamento sono disattivate ancora prima che nascano.

Altrettanto utile è cercare di capire da dove tragga origine il senso di vergogna. Un esercizio potrebbe essere quello di tenere un diario emotivo in cui dedicare alcune pagine alle circostanze che suscitano questo sentimento, così da prenderne le distanze e provare a capirlo. Alla stessa maniera, aprirsi con una persona di fiducia può essere d’aiuto.

Nei casi in cui la vergogna risulta essere talmente intensa, tanto da sfociare in stati di ansia, o quando il nostro benessere psichico e sociale risultano minati, è opportuno valutare la possibilità di chiedere un supporto professionale.