Il Santagostino si dota delle "Linee Guida sui trattamenti integrativi", conformi alle raccomandazioni del Consiglio Nazionale della FNOMCeO e agli standard internazionali e che i medici e tutto il personale sanitario della struttura sono invitati a rispettare.
Il documento, realizzato dal Comitato Scientifico in collaborazione con la Direzione Sanitaria, inquadra le terapie complementari - quali osteopatia, agopuntura, fitoterapia e omeopatia - come supporto alla medicina convenzionale.
Innanzitutto, chiarisce il documento, "l’esercizio di queste medicine e pratiche non convenzionali è riconosciuto come atto medico di esclusiva competenza e responsabilità del professionista sanitario".
"In altre parole", spiega Enrico Bucci, direttore scientifico del Santagostino, "queste terapie, riconosciute come "atto medico" da FNOMCeO, vengono praticate sotto la diretta responsabilità del clinico, che le valuta vantaggiose per il paziente come effetto placebo. Le linee guida stabiliscono chiaramente che tali trattamenti devono essere somministrati solo quando non esistono alternative più efficaci e meno invasive, garantendo che non vi sia pericolo per il paziente. Il Santagostino è tra i primi soggetti sanitari privati a dotarsi di uno strumento del genere, rispettando i principi etici e deontologici che guidano la professione".
Con questo passo, il Santagostino si impegna non solo a migliorare l'offerta sanitaria, ma anche a promuovere una comunicazione onesta e trasparente tra medico e paziente, evitando di alimentare false speranze o di causare danni attraverso pratiche non supportate da solide basi scientifiche. "Il punto di partenza è che per tali pratiche, pur largamente diffuse, spesso non esiste nessuna prova convincente di una superiorità rispetto al placebo", spiega Bucci. "Se consideriamo per esempio l’omeopatia, l’omotossicologia ed altre simili trattamenti non convenzionali, la non superiorità rispetto al placebo è manifesta, ma è pur vero che l’effetto placebo è scientemente utilizzato da millenni, e negli ultimi decenni la ricerca scientifica ha approfondito a sufficienza le sue basi per poterlo considerare più efficace rispetto alla mancanza totale di qualunque atto medico".
"L'importante", conclude Bucci, "è che il professionista sanitario non riccorra a meccanismi non comprovati o a sistemi di pensiero alternativi a quello scientifico per giustificare l’azione di questi trattamenti, perché la credenza in questi, che si caratterizza come una delle tante forme di pensiero magico, danneggia il paziente, portandolo spesso al rifiuto o alla diffidenza nelle terapie farmacologiche che potrebbero essergli necessarie".