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L’acido valproico è un anticonvulsivante presente in farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale. Può essere presente, in questi farmaci, sotto forma di sale sodico oppure di sale di magnesio, prendendo rispettivamente il nome di sodio valproato oppure magnesio valproato.
I farmaci in cui è presente, e che richiedono comunque la prescrizione medica, sono di fascia A. Si tratta dunque di farmaci essenziali e di farmaci adoperati per le malattie croniche, e sono rimborsati interamente dal Sistema Sanitario Nazionale.
L’acido valproico trova applicazione in specifiche patologie. Viene infatti adottato nei casi di:
L’epilessia generalizzata può caratterizzarsi per spasmi o contrazioni muscolari, per assenza di tono muscolare o per una perdita, improvvisa e breve nel tempo, di coscienza. L’epilessia parziale invece può essere semplice, complessa o secondariamente generalizzata.
Nei casi di episodi maniacali, poi, il soggetto si ritrova a vivere stati di umore elevato in modo persistente e anormale e può presentare quindi un umore espansivo oppure irritabile. Questa condizione può durare una settimana e viene seguita da uno stato depressivo.
La Sindrome di West è una forma di epilessia piuttosto rara. Accade nei primissimi mesi di vita e si manifesta in spasmi seguiti da crisi intense di pianto. In passato le era stato attribuito il nome di “spasmi infantili”. La Sindrome di Lennox Gastaut, infine, fa parte delle encefalopatie epilettiche gravi dell’età infantile.
È certo che l’acido valproico agisca sul sistema nervoso centrale, tuttavia non sono stati ancora chiariti i suoi meccanismi d’azione. Secondo un’ipotesi tra le più accreditate attualmente, l’azione anticonvulsivante dell’acido valproico dipende dall’aumento dell’effetto inibitorio del GABA. Il GABA (acido gamma-amminobutirrico) è un neutrotrasmettitore inibitorio del sistema nervoso centrale.
Attraverso studi in vitro è stato poi rilevato come l’acido valproico riesca a inibire la ricaptazione del GABA. Questo secondo meccanismo d’azione potrebbe rendere conto dell’attività anticonvulsivante dei farmaci che contengono l’acido valproico.
Stabilire modalità di somministrazione e dosaggio è competenza del medico. Nello specifico, l’acido valproico può essere assunto in:
La somministrazione può anche avvenire in via parenterale, ovvero sotto forma di polvere e con solvente per soluzione, per poi svolgere l’infusione.
Il dosaggio richiede, come sarà approfondito a breve, la valutazione di molti parametri e dovrà tenere conto degli effetti indesiderati di questo principio attivo. La prima variabile è data dal tipo di disturbo e dalla gravità del disturbo di cui soffre il soggetto, oltre che dal peso e dalla età.
Quando il paziente ha un’età uguale o inferiore ai tre anni, i farmaci contenenti acido valproico rappresentano solo in casi eccezionali la terapia di prima scelta.
I valori di riferimento dell’acido valproico sono ricompresi, per gli uomini come per le donne, tra i 50 e i 100ug/mL. Questo intervallo di valori viene prende il nome di finestra terapeutica.
Nei casi di trattamento dell’epilessia, la finestra terapeutica è di di 50-100ug/mL; per il trattamento delle fasi maniacali acute l’intervallo è di 85-125ug/mL.
L’acido valproico basso o, al contrario, concentrazioni che superano enormemente la soglia dei 100ug/mL possono determinare importanti e gravi effetti collaterali.
I valori di riferimento degli esami di laboratorio possono variare a seconda della metodologia di analisi dei campioni, quelli indicati in questa scheda hanno uno scopo puramente informativo. Fai sempre riferimento alle indicazioni riportate sul tuo referto.
Il dosaggio varia da caso a caso, ed è di esclusiva spettanza del medico stabilire le dosi e durata complessiva della terapia, soprattutto sulla scorta del rapporto rischi benefici e dei livelli di concentrazione nel sangue.
Come indicazione di massima, si può riferire un dosaggio iniziale di 300 mg, due volte al giorno e un tetto massimo di 2,5g, sempre al giorno. Con intervalli di 3 giorni, possono essere aggiunti 200mg al giorno.
L’intervallo tra 1 e 2g giornalieri rappresenta la dose di mantenimento. Se il paziente è un bambino, il dosaggio si calcola con riferimento al peso.
L’esame per stabilire la concentrazione ematica dell’acido valproico deve essere svolto quando il paziente ha intrapreso il trattamento, così da valutarne gli eventuali effetti tossici.
In seconda battuta, l’esame dovrebbe essere svolto a intervalli regolari come forma di monitoraggio, per poter rilevare concentrazioni eccessivamente elevate o valori troppi bassi che, di conseguenza, richiederebbero una ricalibrazione della terapia.
Per aiutare il medico durante l’anamnesi, e per fornirgli tutte le necessarie informazioni per valutare la possibilità di somministrazione dell’acido valproico, è bene condividere la presenza di alcune specifiche patologie o condizioni:
L’assunzione di questo principio attivo richiede estrema attenzione non solo in sede di anamnesi, ma anche nell’ipotesi in cui il paziente stia assumendo altri farmaci. I farmaci in questione possono essere:
Esistono ulteriori categorie di farmaci la cui assunzione va segnalata al medico, sempre in sede di anamnesi:
In prima istanza l’acido valproico non va assunto se il paziente risulta essere allergico al principio attivo o ad uno dei suoi eccipienti. In nessun caso è permessa l’assunzione da parte di bambini e di adolescenti con meno di 18 anni di età, nei casi di trattamento della mania.
Poiché gli antiepilettici contenenti acido valproico determinano interferenze con alcuni processi metabolici, il paziente dovrebbe assicurarsi che reni, fegato e coagulazione del sangue abbiano sani livelli di efficienza.
Se poi il paziente soffre di epatite sia acuta che cronica, o ha problemi di coagulazione del sangue, l’acido valproico non va assunto. L’assunzione va evitata anche nei casi di possibile concomitanza d’assunzione di altri farmaci antiepilettici nei bambini di età inferiore ai 3 anni.
L’elenco degli effetti collaterali dell’acido valproico è piuttosto cospicuo, e rappresenta una ulteriore ragione per monitorare, attraverso l’esame, la densità ematica di questo principio attivo.
I principali e più comuni effetti collaterali sono:
Esiste inoltre una serie di effetti indesiderati meno comuni e più rari. Hanno una gravità variabile e possono essere:
L’elenco appena fornito è parziale, e si ricorda come il trattamento con acido valproico vada sempre e comunque seguito da relative analisi cicliche.
È stato dimostrato come l’acido valproico abbia effetti tossici ai danni del feto e produca malformazioni e difetti alla nascita, qualora la gestante sia stata sotto trattamento durante la gravidanza. Pertanto, durante la gestazione l’acido valproico non deve essere somministrato.
È possibile, in ogni caso, che il medico ne permetta l’assunzione qualora la donna fosse a rischio di vita, siano assenti altri farmaci per ottenere gli stessi benefici. Questa eventualità prevede anche una attenta valutazione dei rischi a carico del feto.
Durante l’allattamento non deve avvenire in alcun caso l’assunzione.
L’esame avviene attraverso il prelievo di un campione di sangue venoso dall’avambraccio.
Tenendo conto delle informazioni fornite in merito alla interazione con altri farmaci, e alle relative valutazioni di competenza del medico, per la preparazione dell’esame dell’acido valproico è richiesto esclusivamente il digiuno.