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La fistola anale: cause, sintomi e come curarla


La fistola anale è un canale anomalo che collega l'ano alla pelle circostante. Questa condizione si sviluppa spesso a seguito di un ascesso. In questo articolo approfondiremo le cause, i sintomi e le varie opzioni terapeutiche disponibili.

Cos'è una fistola anale?

La fistola anale è una lesione caratterizzata dalla presenza di un piccolo canale anomalo che mette in comunicazione il canale anale con la pelle circostante, solitamente nella regione perianale. Questa condizione si sviluppa frequentemente a seguito di un ascesso perianale, un’infezione acuta delle ghiandole anali che, una volta drenata, può lasciare dietro di sé un tunnel residuo, ossia la fistola.

La fistola anale si presenta in diverse forme, da quelle più semplici, che coinvolgono un percorso superficiale, a quelle complesse, caratterizzate da ramificazioni profonde che possono attraversare gli sfinteri anali, aumentando il rischio di complicazioni come l’incontinenza fecale.

In ambito medico, la fistola anale viene descritta come una comunicazione patologica tra due epiteliali (cute e mucosa). Il termine “fistola esterna” viene invece utilizzato quando il canale sbocca chiaramente sulla superficie della pelle. 

Questo disturbo, oltre a essere fastidioso, può compromettere la qualità della vita, soprattutto quando non viene diagnosticato e trattato tempestivamente. 

Perché viene la fistola anale?

La formazione di una fistola anale è nella maggior parte dei casi una conseguenza di un’infezione non risolta. L’origine più comune è rappresentata dall’ascesso perianale, che si sviluppa quando le ghiandole situate nel canale anale si infettano, generalmente a causa di batteri fecali. 

Esistono però numerosi fattori scatenanti e condizioni predisponenti che possono aumentare il rischio di sviluppare una fistola. Tra queste:

  •  patologie croniche del tratto digestivo inferiore, come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, poiché caratterizzate da processi infiammatori ricorrenti.
  • traumi locali o previ interventi chirurgici nella zona ano-rettale (cause iatrogene)
  • neoplasie del retto o dell’ano

Anche l’idrosadenite suppurativa, una condizione dermatologica poco conosciuta, può favorire la formazione di fistole a causa delle infezioni croniche delle ghiandole sudoripare apocrine.

Le fistole possono svilupparsi anche in pazienti che stanno seguendo sessioni di radioterapia nella zona pelvica.

Un ulteriore fattore di rischio è dato dalla presenza di un sistema immunitario indebolito, ad esempio nei pazienti diabetici o immunodepressi, poiché favorisce la proliferazione batterica e riduce la capacità dell’organismo di combattere le infezioni.

Come capire se si ha la fistola anale?

I sintomi iniziali possono variare da lievi fastidi locali a manifestazioni più evidenti. 
Uno dei segni più comuni è il dolore nella zona anale, che tende a intensificarsi durante specifiche attività come il movimento, colpi di tosse, la defecazione o se si rimane seduti per molto tempo.

Questo dolore intermittente può essere accompagnato da una secrezione di pus o siero dalla fistola, con episodi di sanguinamento nei casi più gravi.

Altri sintomi includono arrossamento, gonfiore e prurito nella regione perianale, segni tipici di un’infiammazione persistente. In alcuni pazienti, possono presentarsi febbre e un generale senso di malessere, soprattutto se l’infezione è ancora in corso. 

Come si effettua la diagnosi?

La diagnosi di una fistola anale inizia con un’approfondita valutazione clinica da parte di un proctologo esperto. L’esame fisico è solitamente il primo passo, durante il quale il medico esamina l’area perianale alla ricerca di segni visibili, come arrossamenti, secrezioni o la presenza di uno o più orifizi cutanei che potrebbero indicare l’apertura della fistola. 

A volte l’ispezione manuale consente di individuare anche il percorso del canale anomalo, ma se le fistole sono più complesse o profonde, sono necessari esami strumentali per ottenere un quadro più preciso.

Tra gli strumenti diagnostici più utilizzati vi sono: 

  • l’ecografia transanale: tecnica non invasiva che utilizza onde sonore per identificare il percorso della fistola e la sua relazione con le strutture circostanti, come gli sfinteri.
  • La risonanza magnetica perianale: esame che permette una visualizzazione tridimensionale dettagliata delle diramazioni e delle eventuali ramificazioni secondarie
  • La fistolografia: indagine radiologica che utilizza un mezzo di contrasto per tracciare il percorso della fistola.

In alcune circostanze il chirurgo può eseguire una valutazione diretta anche attraverso l’esplorazione chirurgica, eseguita in anestesia locale o generale. Si tratta di un esame particolarmente utile quando è già pianificato un trattamento.

Come si guarisce da una fistola anale?

Nella maggior parte dei casi, la chirurgia rappresenta l’unica soluzione definitiva, poiché le fistole tendono a non guarire spontaneamente. Il tipo di intervento viene scelto in base alla posizione e alla gravità della fistola.

Una delle procedure più comuni è la fistulotomia, che consiste nell’aprire il canale della fistola per consentire la guarigione spontanea dei tessuti dall’interno verso l’esterno. Questo metodo è indicato per le fistole semplici e superficiali, ma può non essere adatto anche per quelle che attraversano gli sfinteri, per evitare rischi di incontinenza. 

Per i casi più complessi, si utilizzano tecniche come il setone, un filo chirurgico che viene inserito lungo il percorso della fistola per favorire il drenaggio e il graduale abbassamento del canale senza danneggiare gli sfinteri.

Altre opzioni includono la chiusura del canale con colle biologiche o plug di tessuto biocompatibile, che stimolano la rigenerazione dei tessuti. 

Una tecnica più recente, nota come LIFT (ligation of intersphincteric fistula tract), prevede la chiusura interna del percorso della fistola senza comprometterne il drenaggio. 

Dopo l’intervento, è necessario seguire un periodo di convalescenza con una scrupolosa igiene locale e, se necessario, terapie antibiotiche per evitare infezioni post-operatorie.

Cosa succede se non si cura una fistola anale?

Trascurare una fistola anale può portare a una serie di complicazioni che prolungano il decorso della malattia. La prima e più comune conseguenza è, ovviamente, l’aggravamento dell’infiammazione, che può favorire la formazione di nuovi tratti fistolosi o diramazioni secondarie più difficili da trattare.

Un’altra complicazione significativa è lo sviluppo di ascessi ricorrenti, che possono causare dolore acuto, febbre e peggiorare l’infezione locale. In assenza di trattamento, l’infiammazione cronica può portare alla formazione di cicatrici e indurimenti dei tessuti.

Nei casi più estremi, una fistola non curata può evolvere in una condizione chiamata carcinoma fistoloso, una forma rara ma grave di tumore correlato all’infiammazione cronica e al continuo traumatismo dei tessuti.