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Il fosfato inorganico, noto più comunemente come fosforo, è un elemento chimico che, legandosi ad altre sostanze, forma composti sia inorganici sia organici. È fondamentale per la produzioni di energia, l’attività dei muscoli, la crescita ossea e le funzionalità del sistema nervoso.
Vediamo allora quando e perché il medico può prescrivere il dosaggio del fosforo e come interpretare in maniera corretta i risultati delle analisi.
Il fosforo è un elemento che, solitamente, si trova in grandi quantità nel nostro organismo, in particolare nei tessuti scheletrici e, in misura minore, nel sangue e nei muscoli. La sua funzione principale è quella di trasferire e immagazzinare energia nelle aree dell’organismo che ne hanno bisogno, è coinvolto nella formazione di tessuto osseo e nei processi metabolici di glucosio e lipidi.
La concentrazione ematica di fosforo dipende da una molteplicità di fattori, tra i quali, su tutti, il tipo di regime alimentare, ma anche il corretto assorbimento di questa sostanza a livello intestinale. La quantità di fosfato inorganico presenza nel nostro organismo, inoltre, può variare anche a seconda della funzionalità dei reni o del metabolismo delle ossa.
Sono diversi i cibi che presentano elevati livelli di fosforo, tra i quali sicuramente pesce e pollo, ma anche uova e latticini, cereali, noci, piselli e fagioli.
L’equilibrio del fosforo all’interno dell’organismo è garantito dalla concomitanza di due meccanismi: l’escrezione renale e l’assorbimento a livello intestinale.
Non va dimenticata, infine, l’influenza che possono avere sulla concentrazione del fosforo l’azione della vitamina D, del calcio o del Pth, ovvero l’ormone paratiroideo.
L’esame del fosforo serve principalmente a misurare la concentrazione di questa sostanza nel sangue. Di conseguenza, il clinico può prescrivere queste analisi nell’eventualità in cui abbia il sospetto di una patologia che comporti l’alterazione dei livelli di questa sostanza.
Solitamente, alterazioni lievi della concentrazione di fosforo non si manifestano con alcun sintomo. Per questa ragione, la richiesta del test è molto spesso la conseguenza di valori anomali in altre analisi quali quelle per misurare il livello di calcio principalmente o, in alternativa, in presenza di sintomi legati ad alterazioni della calcemia come problemi alle ossa, crampi, debolezza e affaticamento muscolare.
Il dosaggio del fosforo può essere richiesto anche quando siano presenti disturbi gastrointestinali, disordini a livello dei reni o, ancora, nell’ambito di altri test per valutare lo stato di salute del paziente quali:
Nel caso in cui venga accertata la diagnosi di condizioni cliniche o di determinate patologie che comportano livelli anomali di fosforo o calcio, il test del fosfato inorganico può essere richiesto dallo specialista a scadenze regolari allo scopo di tenere sotto controllo l’efficacia e l’andamento dei trattamenti adottati per la cura del paziente.
L’esame del fosforo, infine, può anche essere prescritto in persone che soffrono di diabete o patiscono una condizione di squilibrio tra acidi e basi all’interno dell’organismo.
Il campione di sangue necessario per effettuare l’esame del fosforo è quello venoso. Nonostante venga raccolto normalmente un campione ematico, in alcuni casi può anche essere richiesto un campione di urine allo scopo di verificare la capacità di filtro e la funzionalità dei reni.
Per questi esami del sangue non è richiesta alcuna preparazione specifica. In alcuni casi può essere necessario osservare il digiuno nelle ore che precedono il prelievo.
I valori di riferimento, per quanto riguarda la concentrazione ematica del fosforo nell’organismo umano, sono compresi tra i 2,5 e i 4,5 milligrammi per decilitro nelle persone adulte di sesso maschile e femminile sane che non abbiamo particolare patologie.
Quando i livelli di fosfati nel sangue sono superiori a questo range di riferimento si parla di iperfosfatemia. Questa condizione può essere dovuta ad una molteplicità di cause, anche patologiche, quali malattie del fegato, ipoparatiroidismo, chetacidosi diabetica o uno scompenso a livello renale, ma anche una dieta eccessivamente ricca di fosforo.
I valori di riferimento degli esami di laboratorio possono variare a seconda della metodologia di analisi dei campioni, quelli indicati in questa scheda hanno uno scopo puramente informativo. Fai sempre riferimento alle indicazioni riportate sul tuo referto.
Diversamente, quando la concentrazione di fosforo è inferiore all’intervallo di riferimento si parla di ipofosfatemia. Questa può essere dovuta a livelli di calcio troppo alti, abuso di diuretici, alcolismo o malnutrizione.
Concentrazioni insufficienti di fosforo nell’organismo sono imputabili anche a gravi ustioni, ipotiroidismo, ipopotassiemia, rachitismo o abuso di antiacidi.