Che cos’è il mobbing sul lavoro?
Il termine mobbing viene utilizzato quando, negli ambienti di lavoro, una persona diventa la vittima designata di uno o più colleghi o superiori (i mobber), i quali mettono in atto una serie di violenze morali e psicologiche, perseguitando o emarginando la persona.
Spesso questi attacchi sono eseguiti in maniera subdola, indiretta, di modo che sia difficile capire chi ne sia il responsabile. Le conseguenze per la vittima possono essere molto gravi, non solo sul piano professionale: chi subisce il mobbing prova disagio, sofferenza, incredulità, incapacità di spiegare e di spiegarsi quello che sta vivendo, vergogna. Anche parlare di mobbing con i propri cari o amici non risulta mai facile.
L'isolamento che si vive sul luogo di lavoro, infatti, spinge la vittima di questa situazione a isolarsi anche da amici e familiari. Il mobbing può portare anche a conseguenze psicologiche più gravi: ansia, depressione, disturbi dell'adattamento. Spesso il “mobbizzato” attribuisce a se stesso la responsabilità per ciò che sta subendo e si sente impotente, incapace di uscirne da solo.
Mobbing orizzontale e mobbing verticale
In base ai soggetti coinvolti, alla loro posizione nella gerarchia dell’ufficio o dell’azienda, è possibile individuare differenti tipologie di mobbing:
- Verticale, quando gli atti persecutori coinvolgono soggetti posti a livelli differenti della scala gerarchica, suddividendosi ulteriormente in: discendente, quando i comportamenti aggressivi provengono da superiori gerarchici della vittima, o ascendente, quando viceversa è un lavoratore di livello più basso ad aggredire un lavoratore a lui sovraordinato
- Orizzontale, quando gli atti aggressivi provengono da uno o più colleghi che si trovano allo stesso livello della vittima
Quali sono le cause di mobbing sul lavoro?
Generalmente l'obiettivo del mobbing è far sì che la vittima si licenzi, venga licenziata o cambi mansione.
Una certa persona può essere scelta come vittima a causa di una sua caratteristica: il sesso, la razza, la religione, l'orientamento politico, i suoi gusti o interessi. Ciò che spinge il mobber ad accanirsi contro un collega o un dipendente può essere un sentimento (invidia, gelosia, odio, disprezzo) oppure può essere un interesse personale (ad esempio, se la vittima occupa un ruolo che il mobber vorrebbe per sé).
Come si fa a dimostrare il mobbing?
Per dimostrare di essere vittima di mobbing, il lavoratore in questione dovrà provare il sussistere dei singoli elementi costituenti il fenomeno:
- I comportamenti aggressivi
- Gli atti discriminatori e vessatori messi in atto e subiti nel tempo
- La sistematica ripetizione nel tempo di questi atti
- I danni riportati a causa di questi atteggiamenti subìti
- Il nesso di causalità tra le condotte lamentate e i pregiudizi vissuti
Chi fa il mobbing?
Il mobber, identificabile con uno o più colleghi o superiori della vittima, mette in atto una serie di violenze morali e psicologiche, perseguitando o emarginando la persona in questione.
Che cosa si può fare in caso di mobbing sul lavoro?
È fondamentale sapere che il mobbing esiste e che la vittima di mobbing è tutelata dalla legge.
Il mobbing porta all'isolamento e alla perdita dell'autostima: il supporto della propria famiglia, degli amici e del partner è di grande aiuto ma spesso non basta, soprattutto quando la vittima ha subito a lungo il mobbing.
Date le conseguenze gravi che il mobbing può avere per la vittima e per i suoi cari, è consigliabile che intraprenda un percorso di supporto psicologico (individuale, familiare o di gruppo).
Il sostegno psicologico aiuta nella ricostruzione della propria autostima, nell'aumento delle capacità di coping e della resilienza; in parole povere: a tornare a camminare a testa alta, consapevoli del proprio valore, che era stato intaccato dalle violenze e dalle umiliazioni subite.