Cosa vuol dire ipercapnia?
L’ipercapnia è un termine che indica l’aumento eccessivo di anidride carbonica (CO2) nel sangue. In condizioni fisiologiche il corpo mantiene livelli di CO2 stabili attraverso il sistema respiratorio, che grazie all’espirazione elimina l’eccesso di anidride carbonica.
Quando si verificano alcune condizioni, come ad esempio ipoventilazione o un’alterazione nel funzionamento dei polmoni, l’anidride carbonica può accumularsi, determinando ipercapnia.
Cosa succede se si ha troppa anidride carbonica?
I valori di CO2 nel sangue arterioso dovrebbero normalmente essere compresi tra 35 e 45 mmHg. Quando i livelli superano questo range si parla di ipercapnia. È anche possibile si abbiano livelli maggiori di 45 mmHg:
- oltre i 75 mmHg si parla di dispnea e possono verificarsi alterazioni nella frequenza cardiaca
- intorno agli 80 mmHg si ha letargia e si può verificare una condizione di semi-coma
- nel range tra 100 mmHg e 150 si ha coma. Questi valori possono essere causa di morte del soggetto.
Quali sintomi determina l’ipercapnia?
I sintomi iniziali di ipercapnia lieve includono:
- mal di testa: il livello elevato di CO2 causa dilatazione dei vasi sanguigni nel cervello, determinando dolore
- confusione e sonnolenza: l’eccesso di CO2 riduce la capacità del cervello di funzionare correttamente, portando a una sensazione di stordimento e affaticamento
- dispnea: il paziente può percepire difficoltà respiratorie e respiro corto, in quanto il corpo cerca di eliminare il CO2 in eccesso.
In caso di ipercapnia grave, i sintomi possono aggravarsi e includere, come già anticipato in parte, le seguenti condizoni:
- vertigini e stato confusionale marcato: l’accumulo di CO2 riduce ulteriormente l’ossigenazione del cervello
- tremori e spasmi muscolari: causati dall'acidosi respiratoria associata all’eccesso di CO2
- aritmie cardiache e pressione arteriosa instabile: l’acidosi altera il funzionamento del sistema cardiovascolare
- coma: nei casi più gravi, l’eccesso di CO2 può portare a perdita di coscienza e coma.
Acidosi respiratoria
L’ipercapnia non trattata può causare acidosi respiratoria, una condizione in cui il pH del sangue scende a livelli pericolosi, determinando significative alterazioni nella funzionalità di diversi organi. Nei pazienti con malattie respiratorie croniche, l’ipercapnia prolungata può accelerare il deterioramento della funzionalità polmonare e portare a insufficienza respiratoria.
Patologie correlate a ipercapnia
L’accumulo eccessivo di anidride carbonica nel sangue è spesso associato a patologie che compromettono la capacità del corpo di eliminare efficacemente CO2 attraverso la respirazione.
Le condizioni correlate maggiormente associate a ipercapnia sono:
- broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): è una delle cause più comuni di ipercapnia. La BPCO, che include bronchite cronica ed enfisema, limita il flusso d'aria nei polmoni e rende pertanto difficile l’espulsione di CO2
- sindrome da obesità-ipoventilazione, chiamata anche come sindrome di Pickwick: colpisce persone con obesità grave e causa un’ipoventilazione alveolare, che porta all’accumulo di CO2
- apnee ostruttive del sonno: durante le apnee notturne le vie aeree si bloccano temporaneamente, riducendo la ventilazione e favorendo l’accumulo di CO2, soprattutto in casi di apnee gravi non trattate
- patologie neuromuscolari: condizioni come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), la distrofia muscolare e la sindrome di Guillain-Barré possono compromettere i muscoli respiratori, causando ipoventilazione e quindi ipercapnia
- fibrosi cistica: provoca un accumulo di muco nei polmoni, riducendo la capacità di ventilazione e aumentando il rischio di ipercapnia nei pazienti con forme avanzate
- insufficienza respiratoria acuta o cronica: condizioni che danneggiano i polmoni o i meccanismi di respirazione, come polmoniti gravi, embolia polmonare massiva o edema polmonare, possono portare a ipercapnia.
Come abbassare l’anidride carbonica nel sangue?
Intervenire in caso di ipercapnia richiede trattamenti mirati all’eliminazione dell’anidride carbonica, per poi correggere le cause sottostanti. Il primo passo è gestire la ventilazione per ridurre i livelli di CO2 nel sangue. Nei casi lievi o moderati, il trattamento può prevedere ossigenoterapia e ventilazione non invasiva (NIV), come la ventilazione a pressione positiva continua (CPAP) o a pressione positiva a due livelli (BiPAP). Lo scambio di gas viene migliorato senza il ricorso all’intubazione.
Per i pazienti con patologie respiratorie croniche come la BPCO, è importante gestire i sintomi con terapie a lungo termine, che prevedono la somministrazione di broncodilatatori e corticosteroidi: riducono l’infiammazione e facilitano il flusso d’aria. Nei casi di sindrome da obesità-ipoventilazione, la perdita di peso e il supporto ventilatorio notturno possono fare una grande differenza.
In situazioni gravi o di emergenza, quando l’ipercapnia è acuta e i livelli di CO2 sono pericolosamente elevati, possono essere necessarie l’intubazione e la ventilazione meccanica.