COSA SONO LE CRISI DELL'OTTAVO MESE?
Nei lattanti attorno all'ottavo mese si manifestano intense crisi di angoscia con pianto quando si trovano in una stanza con una persona estranea e il genitore non è presente o non è abbastanza vicino per rassicurarlo. Questo comportamento rivela che il piccolo distingue ormai bene le figure familiari da quelle a lui estranee e che ha una certa consapevolezza della sua fragilità (leggi la scheda Il neonato: dall'illusione al principio di realtà): ci rivela inoltre che per lui lo spazio ed il tempo sono solo nella dimensione del "qui ed ora" (se non vedo la mamma o non sono tra le sue braccia significa che sono del tutto solo e abbandonato e se succede ora sarà così per sempre).
COS'È IL "QUI E ORA"?
È importante ricordarsi del “qui ed ora” perché è così che il bambino piccolo vive tutte le sue esperienze, soprattutto quelle per lui difficili e di delusione. Questo spiega il tono disperato del suo pianto in certe occasioni: non dipende quasi mai da un grande dolore per una caduta o da una grande rabbia per un “no”, ma piuttosto dipende dallo sperimentare la grande fragilità del suo corpo, la sua totale impotenza di fronte agli adulti e la conseguente perdita di controllo (si butta a terra, scalcia, picchia la testa…) pensando in aggiunta che per lui sarà sempre così ("ciò che è vero qui e ora sarà vero per sempre").
COME GESTIRE LE CRISI?
Comprendere in modo empatico i suoi sentimenti e comportamenti aiuta il genitore a trovare le risposte educative adeguate: in queste occasioni il bambino esprime più di tutto lo sconforto per la sua debolezza e non agisce certo per fare dispetti o aggressioni ai genitori.
Durante la crisi, due modalità sostengono il bambino nella sua fragilità e gli danno sicurezza:
- i rituali, cioè gesti ripetuti, stabili, rassicuranti (leggere una favola, ripetere una filastrocca, cantare una ninna nanna, elenchi precisi di animali o delle persone care…)
- la presenza dell'oggetto transizionale (pupazzo, peluche, lenzuolino, succhiotto…) che fa da ponte tra il suo mondo interiore emotivo e la realtà ed è di totale appartenenza e controllo da parte del bambino.
Se certi fatti si ripetono sempre uguali (es. rituali prima del sonno), se su un oggetto il bambino ha tutto il potere e il controllo perché è suo, allora può avere fiducia nel fatto che anche su altre cose della vita funzionerà così e potrà affrontarle.