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La mielodisplasia. Cos’è, cause, sintomi, terapia

A cura di
Elisa
Diral

La mielodisplasia è un insieme di patologie del sangue che determina una produzione anomala di globuli rossi, di globuli bianchi e di piastrine.

Cos’è una mielodisplasia?

Il termine mielodisplasia, o sindrome mielodisplastica (SMD), indica un gruppo di patologie del sangue causate da un’alterata produzione a carico delle cellule staminali del midollo osseo. Questo porta ad una produzione difettosa di globuli rossi, globuli bianchi e di piastrine, con conseguente carenza a livello del sangue periferico:
 

  • in caso di carenza di globuli bianchi, si ha leucopenia
  • se ad essere carenti sono i globuli rossi, si parla di anemia
  • con carenza di piastrine si determina piastrinopenia.

Forme di mielodisplasia

Le SMD sono un gruppo eterogeneo di malattie ematologiche che possono essere classificate come segue, secondo la più recente classificazione da parte della Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2022: 

  • SMD con bassa conta di blasti e mutazione del gene SF3B1
  • SMD con bassa conta di blasti e delezione isolata del braccio lungo del cromosoma 5 (del5q)
  • SMD con inattivazione biallelica del gene TP53
  • SMD con bassa conta di blasti
  • SMD con eccesso di blasti di tipo 1 o di tipo due
  • SMD ipoplasica
  • SMD con fibrosi.

Quali sintomi determina?

I sintomi delle SMD, che in fase iniziale tendono a non comparire, riflettono spesso le conseguenze della specifica disfunzione del midollo osseo e della conseguente insufficiente produzione delle relative cellule del sangue sane.


Il sintomo più frequentemente riportato è l’astenia che è correlata al grado di anemia. L’anemia si manifesta con pallore, affaticamento, mancanza di respiro, tachicardia. In caso di piastrinopenia possono essere presenti sanguinamenti più o meno gravi anche a seconda dell’entità della riduzione della conta piastrinica. In caso di abbassamento importante dei valori dei globuli bianchi possono comparire infezioni.
 
In alcuni casi nei pazienti possono essere presenti fegato o milza gonfi o ingrossamento linfonodale.

Quali sono le cause delle mielodisplasie?

Le cause esatte delle SMD non sono note, ma si pensa che derivino da danni al DNA delle cellule staminali nel midollo osseo. Questi danni possono essere influenzati da diversi fattori di rischio e condizioni quali:

  • età: l’incidenza delle MDS aumenta con l’età, perché queste sindromi più comuni nelle persone anziane, tipicamente sopra i 70 anni
  • esposizione a sostanze chimiche: alcuni agenti chimici, come benzene, pesticidi e altri solventi organici, sono stati associati a un rischio maggiore di sviluppare MDS
  • radiazioni: l’esposizione a radiazioni ionizzanti può aumentare il rischio di MDS
  • fumo di sigaretta: è un fattore di rischio noto per molte malattie, inclusi vari tipi di cancro e sindromi mielodisplastiche, dovuto ai numerosi agenti chimici nocivi presenti nel fumo di tabacco
  • precedenti trattamenti chemioterapici: i pazienti che hanno ricevuto chemioterapia, in particolare con agenti alchilanti o inibitori delle topoisomerasi, possono avere un rischio aumentato di sviluppare MDS
  • fattori genetici: la maggior parte dei casi di MDS non è ereditaria, anche se negli ultimi anni c’è sempre una maggiore attenzione ai casi di malattie del sangue con predisposizione genetica ereditaria. Esistono cioè famiglie in cui si ritrovano mutazioni a carico di geni che possono predisporre all’insorgenza di malattie ematologiche quali le SMD e che possono essere trasmesse alla progenie
  • disordini autoimmuni: esiste una certa correlazione tra disordini autoimmuni e un aumentato rischio di MDS, anche se il meccanismo esatto non è chiaro.

Diagnosi di sindrome mielodisplastica

Gli esami utili ad una diagnosi di SMD sono: 

  • emocromo con formula: uno degli esami iniziali eseguiti per valutare la presenza di anemia, leucopenia o trombocitopenia, condizioni comuni nella sindrome mielodisplastica
  • striscio di sangue periferico: questo test prevede l’esame al microscopio del sangue del paziente per osservare le anomalie nella forma o nella grandezza delle cellule del sangue
  • esame del midollo osseo: si effettua prelevando un campione di midollo osseo attraverso una biopsia e un agoaspirato. È così possibile esaminare direttamente le cellule del midollo osseo responsabili della produzione delle cellule del sangue.

Quanto tempo si vive con la sindrome mielodisplastica?

Come detto precedentemente, le SMD sono un gruppo eterogeneo di malattie ematologiche la cui prognosi è variabile a seconda delle caratteristiche della malattia. Esistono degli score di rischio (IPSS, IPSS-R e IPSS-M) che permettono di stratificare il rischio della malattia consentendo di valutare la prognosi e quindi di avviare trattamenti personalizzati.

Esistono SMD con una prognosi molto buona e altre caratterizzate invece da un alto rischio di evoluzione verso forme di leucemia acuta mieloide.

Come si cura la displasia del midollo?

Le opzioni di trattamento per le sindromi mielodisplastiche dipendono dal sottotipo di SMD, dell’età del paziente, dello stato di salute generale e del rischio evolutivo della patologia. Le possibili terapie includono:

  • agenti stimolanti l’eritropoiesi: sono farmaci che stimolano la produzione di globuli rossi e sono utilizzati soprattutto per trattare l’anemia causata dalle SMD
  • modificatori della risposta immunitaria: includono farmaci come la lenalidomide e possono essere particolarmente utili nei sottotipi di SMD con alterazioni del cromosoma 5
  • farmaci ipometilanti come l’azacitidina, possono essere utilizzate nelle forme ad alto rischio per ritardare l’evoluzione della malattia in leucemia acuta, o migliorarne i sintomi
  • trapianto di cellule staminali ematopoietiche: è l’unico trattamento potenzialmente curativo per le SMD, ma viene offerto generalmente a pazienti più giovani e in buone condizioni generali a causa dell'alto rischio di complicanze.

Sono previste anche terapie di supporto come trasfusioni di sangue, per l’anemia, o di piastrine, per la trombocitopenia, oltre alla somministrazione di antibiotici per la gestione delle infezioni.