Che cos’è l’osteocondrite?
Con il termine osteocondrite si indica un gruppo di patologie caratterizzate da un’anomalia nel fisiologico processo di conversione della cartilagine in osso.
Le osteocondriti sono tipiche dell’età dell’accrescimento e tendono a risolversi spontaneamente, anche se hanno un’evoluzione piuttosto lenta.
In pratica succede che la cartilagine, non convertendosi abbastanza rapidamente in osso, forma uno strato spesso e superiore al normale. Questo tessuto, soprattutto negli strati più profondi, non viene irrorato a sufficienza. Ci possono essere, di conseguenza, delle alterazioni di tipo necrotico-degenerativo che portano alcune porzioni di tessuto a staccarsi e muoversi liberamente all’interno dell’articolazione (topo articolare).
Qualsiasi articolazione del nostro corpo può essere colpita da questa patologia: dal ginocchio alla spalla, passando per i gomiti e le caviglie, fino alle articolazioni della colonna.
Le osteocondriti, poi, si possono classificare in epifisarie, quando coinvolgono le estremità delle ossa lunghe o apofisarie, nel momento in cui colpiscono le protuberanze ossee in cui si innestano le articolazioni.
Forme di osteocondrosi
A seconda della localizzazione e delle caratteristiche, esistono varie tipologie di osteocondrosi:
- osteocondrite dissecante (OCD): frammenti ossei si staccano dalla loro posizione originaria a causa dello scarso apporto di sangue. Nei bambini e negli adolescenti, è una condizione che tende a guarire spontaneamente, negli adulti i segmenti ossei possono muoversi liberamente nell’articolazione e rendono, quindi, l’intervento chirurgico necessario, a causa del rischio di un blocco articolare
- malattia di Perthes: colpisce le estremità delle ossa del femore, in particolare dei bambini di età compresa tra i 4 e i 12 anni. Causa dolore all’anca che si può irradiare al ginocchio. Il decorso della patologia è compreso tra i due e i tre anni
- malattia di Osgood-Schlatter: interessa l’apofisi della tibia anteriore, colpisce bilateralmente nella maggior parte dei casi e in particolare i maschi di età compresa tra i 9 e i 14 anni. Può causare dolore e tumefazione locali. La malattia tende a risolversi spontaneamente nel giro di un anno. Bisogna ridurre, se non addirittura interrompere completamente l’attività fisica e sportiva
- malattia di Shuermann: è una osteocondrite vertebrale e riguarda i piatti vertebrali del tratto toracico della colonna e, in casi più rari, di quello lombare. Si presenta, soprattutto in età adolescenziale, con una accentuazione della lordosi lombare e della cifosi dorsale. L’obiettivo terapeutico è prevenire deformità irreversibili attraverso ginnastica mirata e utilizzo di busti ortopedici
- malattie di Sever-Blenke: colpisce, spesso bilateralmente, l’apofisi calcaneare posteriore. Si manifesta con tumefazione locale e dolore alla palpazione. Riguarda con maggiore frequenza la popolazione maschile
- malattia di Sinding-Larsen-Johansson: coinvolge il polo inferiore della rotula ed è causato da traumi ripetuti. I bambini di età compresa tra i 10 e i 14 anni sono i più colpiti
- malattia di Kohler I: interessa lo scafoide del piede, in particolare dei bambini di età compresa tra i 4 e gli 11 anni. Si manifesta con dolore che aumenta durante la deambulazione, a cui si può ovviare con l’utilizzo di plantari da scarico
Cosa provoca l’osteocondrite?
Non è ancora chiaro quale sia l’eziologia esatta delle osteocondriti. Tuttavia, si ritiene che all’origine di questi disturbi ci siano delle anomalie dell'irrorazione ematica, associate anche al fatto che il paziente abbia subito microtraumi ripetuti nel tempo.
L’insufficiente apporto di sangue comporta necrosi dei tessuti a livello di epifisi e apofisi.
Tra i fattori che possono favorire questa condizione, oltre a traumi ripetuti, ci sono anche la predisposizione genetica e fattori di tipo endocrino. In molti casi, tali fattori possono agire anche in concomitanza.
Come si cura l’osteocondrite?
Esistono varie strategie terapeutiche possibili per trattare le osteocondriti, in base allo stadio del disturbo e a quanto la condizione dell’articolazione sia stabile o meno. Di seguito vedremo nel dettaglio in che cosa consistono.
Trattamento conservativo
La terapia conservativa è quella più praticata nelle situazioni di maggiore stabilità e nelle osteocondrosi dell’età giovanili (che tendono a risolversi spontaneamente) e consiste nel riposo totale dall’attività fisica e dalla pratica sportiva per un periodo di tempo compreso tra le sei e le otto settimane.
La strategia conservativa prevede anche un percorso fisioterapico con esercizi studiati ad hoc.
Terapia farmacologica
La terapia farmacologica viene prescritta in associazione ad altre terapie, in quanto prevede la somministrazione di farmaci antidolorifici e FANS (antinfiammatori non steroidei) per alleviare la sintomatologia causata dal disturbo.
Il trattamento farmacologico, da solo, non è sufficiente a risolvere definitivamente il disturbo.
Terapia chirurgica
I pazienti con condizioni instabili, rischio di blocco articolare o quelli per i quali la strategia conservativa non si è rivelata efficace, possono ricorrere alla chirurgia. Il trattamento consiste in un intervento in artroscopia finalizzato a recuperare gli eventuali corpi liberi nell’articolazione.
Negli stadi più avanzati, va ricostituita la componente di tessuto cartilagineo attraverso un trapianto di condrociti, ossia le cellule adibite proprio alla produzione di cartilagine.