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Il peptide C è un composto di 31 aminoacidi che ha origine nel pancreas, precisamente dalle cellule beta. Si trova incorporato nella pre-proinsulina, ossia la proteina che precorre l’insulina. Si tratta, in pratica, del prodotto della scissione enzimatica da proinsulina a insulina. In virtù di questa reazione, insulina e peptide C vengono immessi nel circolo ematico (del sangue) alle stesse concentrazioni. Proprio questo aspetto rende il peptide C particolarmente rilevante dal punto di vista clinico, in particolare per quello che riguarda il monitoraggio dei pazienti che hanno sviluppato diabete insulino-dipendente.
L’esame del peptide C misura la concentrazione nel sangue di questo frammento peptidico. Talvolta, può essere dosato anche prelevando un campione di urina. Quando la concentrazione di glucosio ematico aumenta, come accennato, insulina e peptide C vengono immessi in circolo. Siccome questi due analiti condividono livelli di concentrazione e velocità di produzione, il dosaggio del peptide c è un buon indicatore della secrezione dell’insulina.
Una delle ragioni principali per cui viene richiesto l’esame del peptide C è la ricorrenza di episodi di ipoglicemia. In particolare, nell’eventualità in cui il clinico sospetti che al paziente sia stata somministrata troppa insulina. Il dosaggio del peptide C, infatti, consente di capire quanta insulina sia stata effettivamente prodotta dall’organismo e quanta, invece, sia stata somministrata.
Essendo l’ipoglicemia ricorrente la ragione principale per fare queste analisi, le manifestazioni sintomatologiche in presenza delle quali il medico può richiedere questo test includono palpitazioni, sudorazione, fame, stato confusionale, vista offuscata e svenimenti.
Nei casi più severi, l’ipoglicemia può portare a convulsioni e perdita di coscienza.
Bisogna sottolineare, però, che tutti questi sintomi sono aspecifici e potrebbero essere associabili a diverse altre condizioni patologiche.
Nei pazienti affetti da insulinoma, un raro tumore del pancreas che causa ipersecrezione di insulina, il test del peptide C viene richiesto a intervalli regolari per monitorare l’andamento della patologia e verificare l’efficacia dei trattamenti terapeutici.
In base alla concentrazione ematica di peptide C in pazienti affetti da diabete, poi, il clinico stabilisce se somministrare insulina o ridefinire l’approccio terapeutico.
Ciò avviene, in particolare, in soggetti con diabete di tipo 1, ma anche in pazienti con diabete di tipo II, per valutare se sia necessario o meno avviare una terapia insulinica.
Infine, il dosaggio del peptide C può essere effettuato, anche se solo raramente, in pazienti che hanno subito un’asportazione chirurgica del pancreas o un trapianto delle isole pancreatiche.
Per effettuare le analisi del peptide C sono sufficienti un campione di sangue venoso o di urine delle 24 ore.
Per effettuare l’esame del sangue del peptide C, di solito viene richiesto di osservare il digiuno almeno nelle otto ore che precedono il prelievo. Il test può essere effettuato anche dopo la somministrazione di un pasto per monitorare la concentrazione ematica di peptide C nel tempo, a fronte di una stimolazione esterna.
Sia tra la popolazione femminile sia in quella maschile, un soggetto sano, senza particolari patologie, dovrebbe avere valori ematici di peptide C compresi tra 1.1 e 4.4 nanogrammi per millilitro (ng/mL).
I valori di riferimento degli esami di laboratorio possono variare a seconda della metodologia di analisi dei campioni, quelli indicati in questa scheda hanno uno scopo puramente informativo. Fai sempre riferimento alle indicazioni riportate sul tuo referto.
Innanzitutto, come già accennato, il risultato del test del peptide C può essere utilizzato come supporto diagnostico per identificare le possibili cause di ipoglicemia. I sintomi, infatti, possono insorgere in seguito a:
Il test del peptide C fornisce informazioni utili anche su:
Inoltre, i pazienti diabetici sottoposti a terapia insulinica possono sviluppare anticorpi anti-insulina che interferiscono con la determinazione dell'insulina, ma non del peptide C.
Nella maggior parte dei casi, quando vengono registrati livelli ematici elevati di peptide C significa che anche la produzione endogena di insulina è elevata. Il peptide C, inoltre, può aumentare anche in caso di iperglicemia dovuta a insulino resistenza o assunzione di glucosio.
I valori di questo frammento peptidico sono superiori alla norma anche nei pazienti che soffrono di condizioni patologiche quali:
Allo stesso tempo, valori bassi di peptide C riflettono una ridotta secrezione di insulina da parte delle cellule beta pancreatiche. Ciò avviene, ad esempio, nei pazienti che soffrono di diabete di tipo 1 o in quelli a cui l’insulina viene somministrata per iniezione a fronte di una produzione endogena soppressa.
Se i livelli di peptide C sono addirittura non rilevabili nel paziente, significa che dovrà essere sottoposto a insulinoterapia con somministrazione esogena.
Come abbiamo visto, il dosaggio del peptide C viene richiesto anche per monitorare pazienti affetti da insulinoma che stiano già seguendo uno specifico trattamento terapeutico. In questi casi, qualora i livelli di peptide C risultino abbassati, significa che la terapia si sta rivelando efficace. Al contrario, un aumento del frammento peptidico potrebbe indicare una recidiva della patologia.
Nei pazienti con diagnosi di diabete, infine, i risultati del test del peptide C vanno rapportati alla forma di diabete da cui è affetto e alla tipologia di trattamento che sta seguendo il paziente. Sarà il proprio medico a valutare, caso per caso, eventuali rimodulazioni del trattamento o un cambiamento della terapia.