La preeclampsia è una complicazione della gravidanza caratterizzata principalmente da ipertensione e proteinuria. È una condizione seria che necessita di un attento monitoraggio. Vediamo come intervenire.
Cos’è la preeclampsia?
La preeclampsia, nota anche come gestosi, è una complicazione della gravidanza caratterizzata da ipertensione (pressione alta) e spesso un'elevata presenza di proteine nelle urine. Insorge tipicamente dopo la 20ª settimana di gestazione, e può influenzare sia la salute della madre che quella del feto.
Più raramente, è possibile che la condizione si manifesti in forma atipica, ovvero in tempi non comuni. Ad esempio, può insorgere:
- prima della 20° settimana di gravidanza
- nei primi 2-3 giorni dopo il parto, chiamata, in questo caso, gestosi puerperale.
La preeclampsia post parto, più precisamente, può svilupparsi da una forma leggera di gestosi che non è stata riconosciuta durante la gravidanza. Questa condizione tende ad aggravarsi dopo il parto. Inoltre, è possibile che i farmaci presi durante la gravidanza ne abbiano nascosto i sintomi. Quando si riduce o si interrompe il trattamento, la gestosi non rilevata prima si manifesta.
Se non trattata, la preeclampsia può evolvere in condizioni più gravi, come l'eclampsia o la sindrome HELLP, che possono mettere in serio pericolo la vita sia della madre che del bambino.
Quali sono i sintomi della preeclampsia?
I sintomi della preeclampsia sono a volte difficili da identificare, specialmente perché alcuni di essi possono essere erroneamente valutati come condizione normale della gravidanza. Come abbiamo detto, il segno principale è l’ipertensione associata a un’elevata quantità di proteine nelle urine (proteinuria). In particolare si ha:
- una pressione sistolica maggiore o uguale a 140 mm Hg
- una pressione diastolica maggiore o uguale a 90 mm Hg.
Altri sintomi che possono presentarsi includono:
- edema: anche se un certo grado di gonfiore è normale durante la gravidanza, un improvviso aumento del gonfiore del viso, delle mani o dei piedi deve essere attenzionato. Si può accompagnare a un ingiustificato aumento di peso
- mal di testa persistente o severo: Un forte mal di testa che non si risolve con i rimedi comuni potrebbe essere un segnale di allerta.
- cambiamenti nella vista: problemi di visione come visione offuscata, flash luminosi o perdita temporanea della vista
- dolore nella parte superiore dell'addome o sotto le costole sul lato destro: che può essere un segno di alterazioni epatiche collegate alla preeclampsia
- nausea o vomito: questi sintomi possono manifestarsi nel secondo o terzo trimestre, specialmente se non si sono avuti nei primi mesi di gravidanza
- difficoltà a respirare: può essere un segno di edema polmonare, una complicazione potenzialmente grave della preeclampsia.
È importante che le donne in gravidanza si sottopongano regolarmente a controlli di screening prenatali dal momento che la preeclampsia si può sviluppare gradualmente e alcune donne non avvertono sintomi evidenti.
Chi è a rischio preeclampsia?
Sebbene le cause esatte della preeclampsia rimangano sconosciute, esistono alcuni fattori di rischio associati alla condizione. Tra questi figurano:
- prime gravidanze
- gravidanze multiple (come gemelli)
- una storia personale o familiare di preeclampsia
- un'età inferiore a 20 anni o superiore ai 40 anni.
Inoltre, possono incrementare il rischio di sviluppare la patologia alcune condizioni mediche preesistenti come:
Cosa succede se si va in gestosi? Conseguenze
La preeclampsia, se non trattata tempestivamente, può avere conseguenze serie sia per la madre che per il bambino. Nella madre la condizione può dare esito a:
- progressione a eclampsia, una condizione più grave che può causare convulsioni potenzialmente letali
- sindrome HELLP (Hemolysis, Elevated Liver enzymes, Low Platelet count): Una complicanza rara che può mettere a rischio la vita, causando emolisi (distruzione dei globuli rossi), enzimi epatici elevati e bassi livelli di piastrine
- insufficienza renale acuta ovvero il deterioramento della funzione renale, che può richiedere trattamenti come la dialisi
- distacco della placenta prematuro: una condizione pericolosa sia per la madre che per il bambino
- edema polmonare
- rischi cardiovascolari a lungo termine
I rischi per il bambino, invece, possono consistere in:
- crescita intrauterina ritardata: la preeclampsia può influire sul flusso sanguigno alla placenta e ridurre l'apporto di ossigeno e nutrienti al feto, portando potenzialmente a una crescita ritardata
- parto prematuro: che può essere indotto per prevenire complicazioni maggiori
- problemi respiratori: i bambini nati prematuramente possono avere problemi respiratori dovuti allo sviluppo incompleto dei loro polmoni
- basso peso alla nascita: a causa della crescita intrauterina ritardata.
Come si diagnostica?
I segni caratteristici della preeclampsia vengono rilevati generalmente durante le visite prenatali. In particolare, questi screening mirano a identificare in anticipo i sintomi della patologia. Anche se la diagnosi può preoccupare, è importante sapere che, se appropriatamente trattata, la preeclampsia generalmente si risolve dopo il parto. È fondamentale che la gestante segua rigorosamente le istruzioni del proprio medico, che includono:
- esami di laboratorio periodici
- un preciso protocollo terapeutico, per garantire il controllo della condizione fino al momento del parto.
Per una corretta sorveglianza, si raccomanda di sottoporsi a regolari controlli che includono:
È altrettanto essenziale monitorare lo stato di salute del feto. A seconda dello stadio della gravidanza, possono essere effettuati:
- non stress test, ovvero valutazione della frequenza cardiaca fetale
- ecografie, per analizzare il flusso sanguigno attraverso la placenta. Sono indicate: flussimetria doppler dell’arteria ombelicale, ecografie uterine materne e cerebrale media fetale. L’obiettivo è valutare la crescita del feto e osservare i movimenti fetali.
Come si cura la preeclampsia?
In casi di preeclampsia senza sintomi severi, che si manifesta prima della 37ª settimana di gravidanza, è possibile procedere con i trattamenti e l’osservazione direttamente presso lo studio del ginecologo. Questo richiede che le gestanti apportino cambiamenti al loro stile di vita, come:
- interrompere l'attività lavorativa laddove possibile
- riposare spesso durante il giorno
- evitare situazioni stressanti.
Inoltre, sono raccomandati controlli medici con una frequenza settimanale. La pratica comune per la gestione della preeclampsia prevede il ricovero ospedaliero per una valutazione iniziale minuziosa, garantendo così la sicurezza di madre e bambino. In alcuni casi, dopo tale valutazione, la donna può proseguire il follow-up a casa, mantenendo controlli regolari.
Qualora la condizione non peggiori, e superate le 37 settimane, può essere proposta l'induzione del parto. In situazioni di preeclampsia più serie, il ricovero ospedaliero è indispensabile, anticipando il parto al fine di prevenire complicazioni.
Cosa fare per evitare la preeclampsia? Prevenzione
Non esiste un modo sicuro per prevenire completamente la preeclampsia, dato che le cause esatte della condizione non sono completamente comprese. Tuttavia, esistono alcune misure che le donne in gravidanza possono seguire per ridurre il rischio di sviluppare la condizione o almeno minimizzarne la gravità. Queste includono:
- controllo regolare della pressione sanguigna
- mantenere un'alimentazione equilibrata, ricca di frutta e verdura, cereali integrali e proteine magre. Alcuni studi suggeriscono che l'assunzione di cibi ricchi di calcio e riducendo il sale può contribuire alla prevenzione
- mantenere un peso corporeo nella norma, prima della gravidanza. Prendere peso in modo adeguato durante la gestazione
- praticare un’attività fisica moderata: può favorire una gravidanza sana
- gestire attentamente eventuali malattie croniche
- supplementazione di aspirina a basso dosaggio, per le donne ad alto rischio di sviluppare preeclampsia. La somministrazione avviene generalmente a partire dalla 12ª settimana di gravidanza, su indicazione del ginecologo
- fare attenzione agli integratori. Alcuni studi suggeriscono che l'assunzione di supplementi come il calcio, in particolari contesti, o basse dosi di vitamine C ed E possono avere effetti preventivi. Tuttavia questi risultati non sono conclusivi o universali, perciò è importante consultare un professionista sanitario.