La riflessologia plantare è una pratica che, attraverso la pressione e il massaggio della pianta dei piedi, sostiene di trattare disturbi che interessano altre parti del corpo. Non ha fondamenti scientifici,
Attenzione: Non esiste alcuna prova medico-scientifica confermata che sancisca l'efficacia del principio fondante della riflessologia plantare, cioè l'idea che specifiche zone del piede possano essere associate a determinati organi o strutture nervose. Di conseguenza, l'efficacia terapeutica delle tecniche di pressione e massaggio su mani e piedi rimane incerta.
Le ricerche condotte tra il 2009 e il 2011 hanno avuto un ruolo significativo nel tentativo di dimostrare l'efficacia della riflessologia plantare. Tuttavia, al termine di questi studi, i ricercatori hanno concluso che "persino le prove più solide attualmente disponibili non confermano in modo inequivocabile che la riflessologia plantare possa essere considerata un trattamento medico efficace per qualsiasi condizione specifica"
A cosa serve la riflessologia plantare?
La riflessologia plantare o riflessologia del piede è una tecnica di medicina integrativa, che consiste nella pressione e nel massaggio della pianta dei piedi, al fine di alleviare patologie o disturbi che interessano altre parti del corpo. L’assunto su cui si fonda questa pratica, infatti, è la corrispondenza tra alcune zone dei piedi e determinati organi, ghiandole, articolazioni, terminazioni nervose, strutture ossee.
La riflessologia plantare è una branca della riflessologia: una metodica che considera terapeutici il massaggio e la stimolazione di alcune parti del corpo (i cosiddetti punti riflessi). Secondo la disciplina riflessologica, esistono punti riflessi in tutto il corpo, di cui si occupano diversi tipi di riflessologia: plantare, palmare, facciale, auricolare. La tecnica con cui questi punti sono trattati è manuale: il riflessologo (l’operatore specializzato in riflessologia) agisce solo attraverso l’uso e la pressione delle dita delle mani.
L’idea di un’interconnessione tra le diverse parti anatomiche fa della riflessologia una disciplina olistica, secondo cui l’essere umano è un’unità inscindibile di corpo, mente e spirito. Ne consegue che il corpo non è divisibile in parti distinte e autonome, ma rappresenta una totalità fortemente coesa.
Origine della riflessologia plantare
Le origini della riflessologia sono molto antiche. Alcuni studi storici hanno rilevato pratiche simili nella Cina del 4000 a.C, nell’Antico Egitto e presso le tribù native americane.
La concezione moderna di riflessologia plantare si deve invece a un medico otorinolaringoiatra statunitense, William Fitzgerald, che nel 1913 teorizzò la cosiddetta terapia zonale. Quest’ultima si fondava proprio sull’effetto anestetico che la pressione sui piedi aveva su altre zone del corpo umano.
Le teorie sulla riflessologia subirono un’evoluzione tra gli anni Trenta e Quaranta con il contributo della fisioterapista americana Eunice D. Ingham, che elaborò una mappa dei punti riflessi presenti nei piedi e nelle mani, e mutò il nome della pratica in riflessologia, proprio teorizzando una corrispondenza speculare tra mani e piedi e gli altri organi del corpo.
In Italia i maggiori esponenti della riflessologia plantare sono stati Giuseppe Calligaris, neurologo e professore presso l’Università Sapienza di Roma, e il dott. Nicola Gentile, che durante gli anni Trenta pubblicarono diversi studi sulla materia.
Teorie sul funzionamento della riflessologia plantare
Il funzionamento della riflessologia plantare non è stato finora accertato scientificamente. Sono diverse le scuole di pensiero che hanno tentato di spiegarne i meccanismi e l’efficacia terapeutica. Tra queste:
- La teoria del drenaggio linfatico, secondo cui la riflessologia plantare stimola il sistema linfatico a funzionare in modo più rapido ed efficace, contribuendo ad eliminare eccessi di tossine e fluidi, e producendo così un beneficio in tutto il corpo
- La teoria del rilascio ormonale, secondo la quale il massaggio di determinate parti dei piedi stimola il cervello a liberare ormoni che hanno un’azione terapeutica sulla zona del corpo corrispondente. Si tratta di un processo che riguarda in particolar modo l'endorfina, ormone dalle forti proprietà analgesiche
- La teoria della stimolazione nervosa, fondata sull’idea che la pressione di alcune zone dei piedi migliori la connessione nervosa tra il cervello e l'organo o la struttura anatomica riflessa e di conseguenza comporti un miglioramento delle patologie che interessano quella determinata parte del corpo
- La teoria del miglioramento della circolazione sanguigna, secondo cui le tecniche di massaggio della riflessologia plantare influiscono positivamente sulla circolazione sanguigna nei rispettivi organi riflessi. Una migliore circolazione del sangue si traduce in un maggiore apporto di ossigeno e nutrienti e nell’eliminazione dei prodotti di rifiuto dalle cellule
- La teoria della risposta elettrica, che paragona le strutture del corpo umano a degli accumulatori connessi a degli interruttori: le zone riflesse dei piedi. L’azione esercitata sugli interruttori ha l’effetto di migliorare l’energia elettrica che regola il funzionamento degli accumulatori
- La teoria della risposta psicologica, secondo la quale la riflessologia ha un’influenza sulla mente che può aiutare a superare disturbi fisici
- La teoria dell'energia Chi (o Qi), fondata sull’assunto che la riflessologia plantare migliori il flusso dell'energia Chi (o Qi), che fluisce all'interno del corpo umano e governa lo stato di salute dell'organismo
Mappa delle zone riflesse
Nel corso del tempo, con la progressione degli studi sulla riflessologia plantare, la collocazione delle zone riflesse all’interno del piede è stata oggetto di una mappatura. In linea generale, la corrispondenza tra parti del piede e strutture o organi del corpo umano segue un criterio di simmetria.
Sul piede di destra sono situate le zone riflesse corrispondenti alle strutture anatomiche della metà destra del corpo. Allo stesso modo, sul piede di sinistra risiedono le zone riflesse collegate agli elementi anatomici della metà sinistra del corpo.
Per delineare uno schema di riferimento indicativo, si può affermare che:
- L’alluce corrisponde alla testa, alle tempie e all’ipofisi
- La base dell’alluce corrisponde a polmoni e bronchi
- La parte laterale esterna del piede, sotto l’alluce, riflette la cervicale
- La zona centrale del piede coincide con organi come la milza, lo stomaco, il pancreas, i reni e la vescica
- Il tallone e la parte esterna corrispondono all’intestino
- La zona tra le dita riflette i dotti linfatici
Cosa si può curare con la riflessologia plantare?
Sono numerose le condizioni patologiche che i riflessologi ritengono di poter trattare. I benefici riportati dai pazienti che si sottopongono a queste pratiche possono anche essere spiegati dai meccanismi alla base dell’effetto placebo.
- Asma, attraverso il massaggio delle zone dei piedi che corrispondono a cuore, polmoni e gabbia toracica, con l'intento di migliorare la salute delle vie aeree respiratorie
- Problemi respiratori causati da infezioni polmonari: l’intervento del terapeuta in questo caso si concentra sulle zone che riflettono torace e polmoni
- Stipsi, mediante la pressione e il massaggio delle zone riflesse corrispondenti all'intestino
- Sindrome del colon irritabile: anche in questo caso il massaggio e la pressione si focalizzano sulle zone riflesse corrispondenti all'intestino
- Problemi di digestione
- Tonsillite, agendo sulle zone del piede corrispondenti a testa e collo
- Eczema
- Mal di schiena
- Mal d’orecchie, mediante il massaggio delle zone che riflettono le orecchie
- Casi di infortuni sportivi: la riflessologia plantare si concentra sulle zone del piedi corrispondenti ai punti dolenti nel resto del corpo
- Disturbi da stress, quali mal di stomaco e mal di testa ricorrenti. L’azione di pressione e massaggio riguarda le zone riflesse corrispondenti a cervello, collo, colonna vertebrale e apparato digerente
- Disturbi d’ansia
- Problemi di umore: il riflessologo stimola in questi casi le zone riflesse connesse a reni, vescica e intestino, partendo dall’assunto che una migliore funzionalità di questi organi produca un miglioramento a livello dell’umore
- Sintomi della menopausa
- Problemi alla vescica
- Dolore cronico
Attenzione: la riflessologia plantare è una pratica non riconosciuta in alcun modo dalla comunità scientifica e medica, non ci sono né prove né studi a supporto. I benefici riportati dai pazienti che si sottopongono a queste pratiche possono anche essere spiegati dai meccanismi alla base dell’effetto placebo, che comunque è un effetto terapeutico riconosciuto dalla comunità scientifica.
Effetti collaterali e controindicazioni
La riflessologia plantare è una pratica di rilassamento sicura e priva di effetti collaterali. Può tuttalpiù indurre degli stati psicologici o effetti fisici indesiderati come:
- Senso di irrequietezza prima della seduta, dovuto alle aspettative che scaturiscono dal sottoporsi per la prima volta a questa pratica
- Senso di stordimento come conseguenza dello stato di rilassamento prodotto dalla seduta
- Indolenzimento ai piedi dovuto alla pressione e alla stimolazione dei piedi
La riflessologia del piede può invece essere controindicata in presenza di particolari condizioni di salute, tra cui:
In questi casi, prima di sottoporsi a una seduta, si consiglia di chiedere sempre un consulto al proprio medico, che saprà fornire le migliori indicazioni sul comportamento da adottare.
Quanto costa una seduta di riflessologia plantare?
Il costo di una seduta di riflessologia plantare è compreso in genere tra i 40 e i 50 euro, per un trattamento che può durare da un minimo di venti minuti a un massimo di un'ora. La durata di una seduta dipende dal numero di zone trattate e dal tempo che si dedica a ciascuna.
Quante sedute di riflessologia plantare vengono di solito effettuate?
Un ciclo completo comprende solitamente dalle 6 alle 12 sedute. Per le prime tre-quattro settimane la frequenza delle sedute può essere di una volta a settimana. In seguito si possono dilazionare i trattamenti, con una seduta ogni quindici-venti giorni, oppure mantenere la stessa scansione, a seconda delle esigenze della persona.