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Il sifiloma è un’ulcera che può comparire nell’area dei genitali o della bocca durante il primo stadio della sifilide, una malattia sessualmente trasmissibile causata dal batterio Treponema Pallidum.
Questa malattia, oltre che attraverso un rapporto sessuale non protetto con una persona infetta, può essere trasmessa tramite il contatto diretto con il sifiloma. Per la diagnosi di sifilide ci si avvale principalmente dei test sierologici per la ricerca degli anticorpi sviluppati contro il batterio.
Una diagnosi precoce è importante per iniziare tempestivamente un trattamento antibiotico che può evitare complicanze più gravi.
Vediamo allora in che cosa consiste l’esame, quando viene prescritto e come interpretare i suoi risultati.
Il test della sifilide viene prescritto per diagnosticare l’eventuale infezione da Treponema Pallidum. L’esame può essere richiesto in presenza dei sintomi tipici della malattia nel caso in cui si sospetti di essere entrati in contatto con il batterio o attraverso rapporti sessuali occasionali non protetti o, ancora, nell’eventualità in cui al proprio partner sia stata diagnosticata la sifilide.
A prescindere dalla presenza o meno della sintomatologia associata all’infezione, il test della sifilide può essere prescritto dal medico:
Il tipo di campione necessario per condurre il test della sifilide dipende dallo stadio dell’infezione. Per effettuare il test sierologico è sufficiente un campione di sangue venoso. Il campione può essere prelevato anche dalle ulcere che si manifestano nello stadio primario della malattia. Se l’infezione, infine, si trova nella sua fase latente e si sospetta un interessamento del sistema nervoso centrale (neurosifilide), si può procedere con una rachicentesi, ovvero un prelievo del liquido cefalorachidiano, noto anche come liquido cerebrospinale.
Le prime manifestazioni sintomatiche della sifilide possono comparire in un arco di tempo che va da 10 a 90 giorni dal contagio.
Il sifiloma, ovvero un’ulcera che può svilupparsi nell’area dei genitali, dell’ano e della bocca può comparire proprio durante la prima fase dell’infezione, detta sifilide primaria. Esso è caratterizzato da un colore rosso scuro e si presenta come una lesione dura al tatto e nodulare.
Nonostante il sifiloma guarisca in modo spontaneo nell’arco di tre-sei settimane dalla sua comparsa, la sifilide prosegue nel suo decorso se non tempestivamente trattata. I sifilomi possono comparire anche in altre aree differenti da quelle genitali, ma questa fattispecie è assai più rara. In questo caso, le lesioni si presentano meno dure al tatto, ma più dolorose.
Il test della sifilide non richiede alcuna preparazione specifica.
Sono diversi gli stadi attraverso i quali si può sviluppare la sifilide. Oltre allo stadio primario, caratterizzato dalla comparsa dei sifilomi, ve ne sono altri:
Quando l’infezione è già presenta alla nascita si parla di sifilide congenita. Quest’ultima può essere precoce, quando i primi sintomi compaiono entro i primi due anni di vita del neonato o tardiva, quando le manifestazioni cliniche si palesano dai due anni in su.
Esistono diverse tipologie di esami e test grazie ai quali è possibile avere una diagnosi di sifilide. Ecco quali sono i principali:
La sifilide può anche essere identificata tramite diagnosi diretta con microscopia in campo oscuro (raschiamento dell’ulcera e analisi su vetrino del campione raccolto) e test molecolare (prelievo di materiale genetico del batterio).
La sifilide può essere adeguatamente trattata tramite terapia antibiotica, se possibile con penicillina preferibilmente. Più lo stadio dell’infezione è precoce, maggiori saranno le probabilità di curare efficacemente la sifilide. Le infezioni in stadi avanzati, al contrario, possono richiedere trattamenti terapeutici più lunghi. La fase primaria e quella secondaria sono gli stadi in cui questa patologia infettiva è più facilmente trasmissibile.