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Il TPHA (Treponema Pallidum Haemagglutination Assay) è un test quantitativo che evidenzia la presenza degli anticorpi anti-treponema, ovvero gli anticorpi che vengono prodotti contro il batterio della sifilide.
Il Tpha, attraverso l’agglutinazione di emazie sensibilizzate con antigeni specifici, è utile per la diagnosi di sifilide. Il test si positivizza circa 5 settimane dopo il contagio, rimanendo positivo sia nei pazienti che hanno ricevuto un trattamento contro l’infezione, sia in quelli non trattati. La positività agli anticorpi anti-treponema, infatti, persiste nel sangue per tutta la vita, anche una volta che l’infezione è guarita.
Insieme al VDRL (Venereal Disease Research Laboratory), il TPHA rappresenta il principale test sierologico per la diagnosi della malattia. A differenza del TPHA, il VDRL è un test non treponemico, dunque è un test aspecifico, che rileva anticorpi che possono essere prodotti anche nel contesto di altre patologie.
Il Treponema pallidum, come accennato, è un bacillo spiraliforme responsabile della sifilide. Questa, nello specifico, è una malattia a trasmissione sessuale (sifilide acquisita), oppure può trasmettersi dalla madre al feto (sifilide congenita).
La patologia si sviluppa tipicamente nelle seguenti fasi:
Anche se l’osservazione dei sintomi permette di sospettare un’infezione da sifilide, il TPHA è un test di conferma, indispensabile per una diagnosi certa. Ha, inoltre, un’elevata specificità, e un risultato falsamente positivo è molto raro.
È importante ricordare che il test ha poca efficacia nei primi stadi della malattia, quando gli anticorpi specifici sono scarsi e possono, di conseguenza, risultare negativi, soprattutto durante le prime 2 settimane dall’insorgenza dei sintomi.
Il test è infatti un test quantitativo, misura quindi la quantità circolante degli anticorpi contro l’infezione, che raggiungono il picco durante una fase più avanzata della malattia, almeno dopo 5-10 settimane.
Il TPHA viene eseguito in presenza dei sintomi della sifilide, come:
Il test viene eseguito inoltre come screening della sifilide:
In caso di TPHA positivo, per confermare la presenza di malattia attiva sono indispensabili altre indagini, dal momento che, come ricordato sopra, il TPHA tende a rimanere positivo per tutta la vita, indipendentemente dalla terapia.
Il TPHA e, più in generale, i test di screening per la sifilide devono sempre essere eseguiti in gravidanza. In questo senso, le gestanti vengono distinte in base alla presenza o meno di fattori di rischio per la malattia.
Se i fattori di rischio sono assenti, vengono eseguiti 2 test del TPHA: al momento della prima visita e al momento del parto. Se presenti, vengono eseguiti 3 test del TPHA: un controllo aggiuntivo viene effettuato durante il secondo trimestre.
Il TPHA viene effettuato attraverso il prelievo di un campione di sangue venoso dal braccio. Non è necessaria alcuna preparazione, neanche il digiuno. L’esame viene eseguito in associazione a quello del VDRL: i risultati dei due test vengono incrociati e interpretati per stabilire la presenza o meno della malattia.
Molto spesso, considerata l’aspecificità del VDRL, un risultato positivo di quest’ultimo può essere smentito dalla negatività del TPHA.
Nell’ambito dell’esame del TPHA, il risultato negativo indica che, con tutta probabilità, l’infezione non è presente. Al contrario, il risultato positivo è indice della presenza dell’infezione da sifilide.
I valori di riferimento sono espressi in percentuale e cambiano in base alla stadiazione della sifilide e all’attività o latenza della malattia. I valori sono:
I valori di riferimento degli esami di laboratorio possono variare a seconda della metodologia di analisi dei campioni, quelli indicati in questa scheda hanno uno scopo puramente informativo. Fai sempre riferimento alle indicazioni riportate sul tuo referto.
Coloro che risultano positivi al TPHA, necessitano di ulteriori esami al fine di:
Questi ulteriori accertamenti comprendono: