Cerca nel sito
Chiudi

Vaiolo, che cos’è e come si trasmette


Dichiarato eradicato dall'Oms nel 1979, il vaiolo era una malattia dell’uomo altamente contagiosa, che veniva trasmessa solitamente per via aerea.

Che cosa era il vaiolo?

Con il termine vaiolo si intende una malattia dell’uomo altamente contagiosa, acuta, grave e trasmissibile, causata dal virus del vaiolo, un orthopoxvirus e che solitamente veniva trasmessa da persona a persona per via aerea. 

Dichiarato eradicato alla fine del 1979 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il vaiolo ha causato milioni di morti in tutto il mondo prima di essere finalmente sconfitto. 

L’ultimo caso diagnosticato di contagio naturale risale al 1977, in Somalia.

Come si è sconfitto il vaiolo?

Il vaiolo è stato sconfitto grazie alla combinazione di una strategia di immunizzazione di massa con il vaccino antivaioloso e un sistema di sorveglianza per identificare rapidamente nuovi focolai dell’infezione.

La sola immunizzazione, infatti, non si era rivelata sufficiente a eradicare il virus, dato che nel 1966 un’epidemia scoppiò in Nigeria nonostante il 90% della popolazione fosse già vaccinato. 

Si decise quindi di applicare il nuovo protocollo di sorveglianza e immunizzazione e di metterlo in atto, per la prima volta su larga scala, nel 1970, per contenere un’altra epidemia che era scoppiata in India.

Nel giro di qualche settimana l’emergenza nel Paese rientrò segnando il primo grande successo della nuova strategia, che avrebbe portato, nel 1974, a scoprire il 75% delle epidemie in appena due settimane dall’identificazione del primo caso e ad avviare il contenimento entro due giorni dalla prima segnalazione di infezione.

Il vaiolo venne, in un primo momento, relegato alle sole regioni del Corno d’Africa, per poi essere eradicato definitivamente con l’ultimo caso segnalato, come detto, in Somalia nel 1977.

Ad oggi, secondo quanto riporta l’Istituto superiore di sanità, esistono riserve del virus solo in due laboratori al mondo: uno negli Stati Uniti e uno in Russia. Entrambi in condizione di massima sicurezza. 

Come si contrae il vaiolo?

Il virus del vaiolo tende a diffondersi soprattutto tra persone a stretto contatto tra loro e interessa per l'85% gli individui non vaccinati.

Il vaiolo presenta una trasmissione da persona a persona:

  • Mediante inalazione di goccioline respiratorie
  • Per contatto diretto
  • A causa dell'utilizzo di indumenti e lenzuola contaminate 

La contagiosità si può considerare massima nei primi 7-10 giorni dalla comparsa dell'esantema, mentre una volta che si formano le croste sulle lesioni cutanee, l'infettività diminuisce.

Il virus, invadendo la mucosa orofaringea o respiratoria, si moltiplica poi nei linfonodi regionali e si localizza nei piccoli vasi sanguigni del derma e della mucosa orofaringea. Gli altri organi non vengono generalmente coinvolti, ad eccezione del sistema nervoso centrale dove si può sviluppare l'encefalite. Capita che si possa sviluppare un'infezione batterica secondaria a livello della cute, dei polmoni e dello scheletro.

Quali sono i sintomi del vaiolo

La variante major (il ceppo più virulento) del vaiolo ha un periodo di incubazione di circa dodici giorni (variabile da 7 a 17 giorni) che precede lo sviluppo di una viremia transitoria e un malessere febbrile prodromico della durata di 2-4 giorni. Poi compare il caratteristico esantema centrifugo e, nelle forme più comuni, la febbre diminuisce drasticamente al comparire dell’eruzione. 

I sintomi più comuni che si possono presentare sono quindi:

  • Febbre
  • Cefalea
  • Lombalgia
  • Estremo malessere
  • Dolore addominale
  • Vomito
  • Lesioni maculo-papulari sulla mucosa orofaringea (che tendono a ulcerarsi rapidamente), sul volto, sulle braccia e diffuse anche al tronco e alle gambe. Le lesioni cutanee, nel giro di 1-2 giorni, diventano vescicolari e poi pustolose, di forma tondeggiante e collocate in profondità. In una determinata parte del corpo le lesioni cutanee del vaiolo si trovano tutte alla stessa stadiazione e dopo 8-9 giorni le pustole diventano croste, lasciando comunemente importanti cicatrici residue

La variante minor (il ceppo meno virulento) presenta sintomi simili ma di inferiore gravità e con un esantema meno esteso. 

Cosa provocava il vaiolo?

Il vaiolo provocava sintomi sistemici gravi e il caratteristico rash cutaneo. Inoltre portava, nel caso della variante major al decesso del 30% delle persone contagiate (mentre nel caso della variante minor la percentuale dei decessi era inferiore all'1%) a causa di una massiva risposta infiammatoria, con conseguente shock e insufficienza multiorgano (solitamente durante la seconda settimana di malattia). 

L'infezione naturale è stata nel tempo eradicata, e questo è stato possibile grazie al vaccino somministrato su scala mondiale. L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dichiarato eradicata l'infezione naturale dal momento che l'uomo rappresenta l'unico ospite naturale del virus del vaiolo e soprattutto perché questo virus non può sopravvivere più di due giorni nell'ambiente.

Tipologie di vaiolo

  • V. bovino, si sviluppa infezione nell’uomo dopo contatto con le ulcere infette presenti sulle mammelle delle mucche. Le lesioni cutanee compaiono più frequentemente sulle mani con l'insorgenza prima di una vescicola, poi di una pustola e quindi di una crosta. L’eruzione non è generalizzata e spesso è associata a linfangite e a linfoadenopatia
  • V. coerente, forma nella quale i bordi delle pustole sono a contatto, ma le pustole non confluiscono
  • V. confluente, vaiolo piatto o emorragico grave in cui le vescicole sembrano confluire
  • V. da inoculazione diretta, vaiolo contratto per trasmissione diretta e deliberata dal liquido vescicolare di una persona affetta dalla malattia a una persona sana tramite la cute
  • V. delle scimmie nell’uomo, rara zoonosi che può rilevarsi nelle foreste tropicali pluviali dell’Africa centrale e occidentale. L’infezione non si trasmette per via interumana e le manifestazioni cliniche sono simili a quelle del vaiolo, eccetto per una spiccata linfoadenopatia laterocervicale e inguinale nell’infezione da virus della scimmia
  • V. discreto, forma di vaiolo in cui le pustole sono separate e distinte le une dalle altre
  • V. emorragico, forma di vaiolo, solitamente fulminante e fatale, che può essere scambiata per una discrasia ematica emorragica. I prodromi, caratterizzati da febbre alta e mialgie, durano a lungo. La febbre persiste per tutta la durata della malattia. L’esantema è un eritema scuro che si trova sulla faccia e sul tronco. Si sviluppano petecchie, porpora o larghe ecchimosi della cute e delle mucose e può esserci un sanguinamento da uno o da tutti gli orifizi corporei. Un esantema vescicolare può anche non comparire. La morte di solito avviene 7-14 giorni dopo l’insorgenza della malattia
  • V. emorragico pustoloso, forma di vaiolo emorragico nella quale è presente emorragia all’interno e tra le pustole
  • V. miliare, forma di vaiolo nella quale le singole lesioni cutanee sono molto piccole
  • V. modificato, vaiolo che si manifesta in persone immunizzate precedentemente e con un’immunità residua. L’esantema è simile a quello della varicella ed è disperso e superficiale, però mantiene la sua distribuzione a carattere centrifugo. Questo tipo di vaiolo solo raramente è mortale
  • V. pemfigoide, forma di vaiolo nella quale le vescicole sono simili alle bolle del pemfigo
  • V. piatto, forma di vaiolo frequentemente letale nella quale la febbre può persistere dopo la comparsa dell’esantema e in cui l’esantema, un eritema scuro e papulare della faccia, delle braccia e del tronco, non riesce a maturare. Le vescicole si formano in 10-12 giorni, ma non si sviluppano le croste. Invece l’epidermide può sollevarsi a strati. La morte di solito sopravviene nella seconda settimana della malattia ed è causata da una forma similencefalitica, da una manifestazione emorragica massiva o da una batteriemia secondaria
  • V. senza esantema, vaiolo a decorso abortivo per intervento di un’immunità preesistente, per cui il paziente presenta solo i sintomi prodromici febbrili. Questa forma di vaiolo è probabilmente non contagiosa e si sviluppa solo in soggetti vaccinati esposti intensamente al vaiolo
  • V. siliquoso, vaiolo in cui il contenuto delle vescicole è riassorbito e rimane la parete vuota della lesione pustolosa
  • V. vaccino, eruzione cutanea lieve dei bovini causata da poxvirus a carico dei capezzoli e delle mammelle. Il virus infettante può essere trasmesso all’uomo per contatto cutaneo con animali infetti
  • V. verrucoso, vaiolo in cui le lesioni cutanee non progrediscono oltre lo stadio papulare

Diagnosi e terapia del vaiolo

La diagnosi da vaiolo è confermata mediante:

  • PCR (Polymerase Chain Reaction), in campioni da vescicole o pustole
  • Coltura virale del materiale raschiato da lesioni cutanee o microscopia elettronica (confermata poi mediante PCR)

Trattamento del vaiolo:

  • Terapia di supporto (antibiotici in caso di superinfezioni batteriche)
  • Isolamento, pratica fondamentale (soprattutto in caso di pandemia)
  • Utilizzo del farmaco antivirale tecovirimat, ma possono essere considerati anche i farmaci cidofovir o brincidofovir

 

La scheda si basa sulle informazioni contenute nel "Dizionario Medico" di Antonio Cancellara (Verduci Editore)