Il piede piatto è una malformazione anatomica del piede, che può risolversi senza chirurgia se si interviene precocemente. Vediamo di cosa si tratta.
Che cos’è il piede piatto?
Per piede piatto s’intende una particolare conformazione del piede caratterizzata dall’appiattimento della volta plantare. In altre parole, è quella condizione medica in cui l'arco plantare collassa, e l'intera pianta del piede, o quasi, viene a contatto con il terreno.
Dai 10 mesi di vita fino ai 3 o 4 anni, questa condizione è assolutamente normale, rientra nel normale sviluppo del piede (piede piatto fisiologico), e si corregge spontaneamente entro i 6-7 anni di età. In circa il 20 o 30 per cento della popolazione, l'arco non si sviluppa in uno dei due piedi o in entrambi.
Già in età evolutiva, tra i 5 e gli 11 anni, si possono verificare casi di piattismo del piede: la buona notizia è che con un corretto approccio terapeutico e, soprattutto, grazie a una diagnosi precoce, si può correggere il problema senza intervenire chirurgicamente.
Come si fa a capire se si ha il piede piatto?
Il piede piatto si riconosce dalla sua particolare conformazione e dalla forma dell'impronta che lascia sul terreno. Nel piede normale, infatti, la parte centrale interna del piede non poggia sul suolo: l’arco plantare è della giusta altezza, e permette una corretta distribuzione del peso del corpo sul piede. Questo comporta un minor rischio di danni muscolo-scheletrici agli arti inferiori.
Nel piede piatto, invece, la parte centrale interna del piede poggia completamente sul suolo, e si può notare che la sezione centrale del piede, corrispondente agli archi plantari, è larga quasi come l’intera larghezza dell’impronta. Questa condizione predispone a fenomeni degenerativi delle articolazioni, muscoli, ossa e legamenti.
Piede piatto: sintomi e complicanze
Il piede piatto generalmente non presenta alcun sintomo. Nel caso in cui sia presente, il sintomo principale è il dolore, che può interessare:
- Piedi, in particolare al tallone o alla parte centrale
- Caviglie
- Ginocchia
- Anche
- Schiena
Inoltre, può manifestarsi gonfiore nella parte interna delle caviglie e disturbi di natura muscolo-scheletrica a carico dei piedi. La presenza del piattismo dei piedi, nella maggior parte dei casi, non dà esito a problematiche importanti, ma i bambini che ne sono affetti, da adulti possono essere maggiormente predisposti a patologie come:
Quali sono le cause del piede piatto?
Le cause principali del piede piatto sono l'ereditarietà e i traumi che possono aver modificato i rapporti articolari del piede o interessato alcuni legamenti e muscoli. Nello specifico, i traumi possono modificare la solidità della struttura complessiva del piede, provocando di conseguenza un collasso dell'arco plantare.
Inoltre, figurano tra i possibili fattori di insorgenza del piede piatto:
- Malattie neurologiche o neuromuscolari (spina bifida, distrofia muscolare, paralisi cerebrale)
- Patologie del tessuto connettivo (sindrome da ipermobilità articolare, sindrome di Ehlers-Danlos)
- Malformazione ossea del piede, durante lo sviluppo del feto
- Artrite reumatoide
- Obesità e sovrappeso
- Diabete
- Invecchiamento
- Assunzione di posture errate
- Gravidanza (in questo caso, la condizione di piattismo è temporanea).
Come si diagnostica?
Per arrivare a una corretta diagnosi del piede piatto, il podologo studia l'impronta del paziente facendo un esame baropodometrico, che consiste nel far camminare il paziente a piedi nudi su una apposita piattaforma capace di registrare le forza impressa dai piedi. Successivamente, esegue un podogramma, ovvero l’impressione su carta fotografica dell’impronta del piede. In questo modo, si ottiene un'immagine computerizzata e un'immagine cartacea dell'impronta.
Il podologo le analizza e arriva alla diagnosi di piede piatto se la superficie d'appoggio dell'istmo, cioè lo spessore di contatto della parte centrale del piede è maggiore a un terzo della superficie d'appoggio del tallone anteriore.
Questa definizione però è solo statica e limitativa e non tiene conto del fatto che ci sono casi in cui l'appoggio del piede degenera solo mentre si cammina, quindi sotto il peso del corpo e con l'interazione di legamenti e gruppi muscolari di piede e gamba.
È consigliabile sottoporsi annualmente a una visita specialistica podologica, se ci sono casi in famiglia di piattismo oppure in caso di trauma.
Esami strumentali
In alcuni casi, quando il paziente presenta una sintomatologia dolorosa del piede e degli arti inferiori, è possibile ricorre agli esami strumentali come:
- Radiografia, che permette di visualizzare le ossa e le articolazioni del piede
- TAC, che consente una precisione e un dettaglio maggiore rispetto alla radiografia
- Ecografia, che fornisce le immagine dei tessuti molli, e può essere utile nel caso si sospetti una lesione dei tendini
- Risonanza magnetica, che offre immagine dettagliate sia sui tessuti molli (tendini, vasi sanguigni) che sui tessuti duri (ossa)
Cosa fare per il piede piatto? Trattamenti e cure
Per impostare un adeguato trattamento del piede piatto, l’età del paziente è di fondamentale importanza. Dopo i 12 anni di età, il piede, infatti, è già strutturato definitivamente. I casi di piede piatto nell’adolescenza e in età adulta si arginano utilizzando scarpe adeguate e con l'aiuto di plantari fatti su misura.
In questo caso i plantari sono necessari per camminare correttamente, ma non correggono le strutture articolari, come invece accade nel bambino. Inoltre, in base alla gravità dei sintomi, è possibile optare per il trattamento chirurgico o conservativo.
Trattamento conservativo
I trattamenti conservativi del piede piatto non consistono in una cura del disturbo, ma hanno il solo scopo di alleviare i sintomi. Si tratta di interventi meno invasivi delle procedure chirurgiche, e comprendono:
- L’uso di plantari podologici, modellati sul piede del paziente
- Gli esercizi di stretching, per l’allungamento dei muscoli della gamba
- L’utilizzo di scarpe ortopediche
- Gli esercizi di fisioterapia per migliorare la camminata e la corsa
- La somministrazione di farmaci antidolorifici
- L’astensione da tutte le attività che provocano dolore al piede.
Trattamento chirurgico
Qualora i trattamenti conservativi si rivelino inefficaci e i sintomi siano molto intensi, è possibile prendere in considerazione l’intervento chirurgico. Questo dipende dalle alterazioni anatomiche provocate dal piede piatto, dunque può variare da paziente a paziente. Anche nel caso del piede piatto, il paziente deve sottoporsi a specifici esami pre operatori.
Le procedure chirurgiche più utilizzate per il trattamento del piattismo sono:
- L’endortesi
- Il calcagno stop.
L’endortesi è una tecnica che consiste nell’introduzione di una vite all’interno del seno del tarso, ovvero la piccola cavità racchiusa tra le ossa del tarso e del calcagno. Questa correzione ha lo scopo di mantenere la volta del piede arcuata, anche dopo la rimozione delle viti.
L’intervento del calcagno stop consiste invece, nel posizionamento di una vite all’altezza del malleolo laterale (sotto la caviglia), che limita il movimento del calcagno e impedisce la rotazione della parte posteriore del piede verso l’esterno.
Entrambe le procedure sono quindi finalizzate a correggere la pronazione del calcagno, ovvero la sua tendenza a sbilanciarsi verso l’interno, e a far risalire la volta plantare.
Si può prevenire?
La prevenzione del piede piatto è importante soprattutto se svolta precocemente durante le fasi di crescita del bambino. Tra i 5 e gli 11 anni di età è fondamentale fare almeno un controllo all'anno dal podologo per valutare le fasi di crescita delle gambe e dei piedi.
Se il podologo lo riterrà necessario, interverrà facendo indossare al bambino i plantari su misura, per aiutare le strutture articolari e muscolo-legamentose delle gambe a formarsi correttamente, fino a completa crescita.
Quando non si interviene tempestivamente o quando l'aiuto del plantare non è stato sufficiente, si arriva alle forme più gravi di piede piatto e non resta che ricorrere all'intervento chirurgico di correzione.
In generale, è possibile raccomandare alcune misure preventive e buone norme per contrastare l’insorgenza del disturbo, per esempio:
- Mantenere un peso corporeo nella norma
- Praticare con costanza l’attività sportiva
- Indossare calzature comode
- Correggere eventuali comportamenti posturali.