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Amnesia. Tipi, cause e interventi

A cura di
Laura
Geremia

L’amnesia può essere definita come perdita o importante diminuzione della memoria per avvenimenti presenti o del recente passato. Come è possibile intervenire?

Cosa si intende per amnesia?

Con il termine amnesia globale transitoria, questa l’esatta definizione nel linguaggio medico, ci si riferisce ad una improvvisa e temporanea perdita di memoria per avvenimenti del presente e del passato recente, senza che si produca alcuna alterazione dello stato di coscienza.

La persona che soffre di sindrome amnestica ha coscienza di sé, ricorda il proprio nome, parla e si muove senza alcuna difficoltà, ma prova confusione e disorientamento, e ripete domande del tipo: “Dove sono?”, “Cosa ci faccio qui?” o “Come siamo arrivati qui?”.

Dopo alcune ore l’attacco di amnesia recede spontaneamente e nella maggior parte dei casi resta solo un vuoto di memoria per quanto accaduto. Chi ha avuto un primo episodio è possibile che ne abbia ulteriori nel tempo.

In che modo si manifesta l’amnesia?

Il principale sintomo è la difficoltà nel ricordare informazioni o avvenimenti del passato, e questo tipo di amnesia viene definito amnesia retrograda. Si parla di amnesia anterograda quando il soggetto manifesta difficoltà nell’acquisire nuove informazioni o nuovi ricordi dopo l’evento di amnesia.

Ad essere interessata è principalmente la memoria a breve termine, risulta pertanto impossibile ricordare informazioni recenti. Le informazioni riconducibili ad un passato remoto sono risparmiate. L’intelligenza del soggetto non subisce alcuna conseguenza per episodi isolati di amnesia. L’identità, la personalità, la conoscenza generale, l’attenzione e la consapevolezza, il giudizio: nessuno di questi aspetti risulta alterato.

Di conseguenza, chi soffre di perdita della memoria riesce comunque a comprendere il linguaggio sia scritto che parlato. Allo stesso tempo, è in grado di apprendere nuove abilità e, nella maggior parte dei casi, sa di essere stato colpito da amnesia.

Amnesia e demenza

L’amnesia non risulta associata a disturbi cognitivi, e non è collegata alla demenza, anche se il sintomo della perdita della memoria è condiviso da entrambe le condizioni. Va poi specificato come la demenza, accanto ad un disturbo della memoria, comprenda inoltre un deterioramento cognitivo che interessa principalmente le capacità di:

  • ragionamento
  • apprendimento
  • svolgere attività di vita quotidiana.

È anche possibile che possano manifestarsi, in base alle cause scatenanti, in un episodio di amnesia:

  • una confabulazione, ovvero ricordi falsi o completamente inventati o, ancora, ricordi veri che appartengono a situazioni temporali incoerenti
  • disorientamento, ovvero uno stato di confusione.

Quanti tipi di amnesia esistono?

In base alle specifiche manifestazioni e ai ricordi che possono essere coinvolti, si può avere:

  • amnesia retrograda, nella quale il soggetto non è capace di ricordare informazioni o fatti precedenti l’episodio amnestico
  • amnesia anterograda, quando il soggetto non è in grado di ricordare informazioni nuove, quindi successive all’episodio che ha innescato l’amnesia
  • amnesia lacunare, se la perdita di memoria interessa solo alcuni gruppi di ricordi, fatti o informazioni.

Una quarta possibilità è l’amnesia dissociativa, determinata da stress oppure da traumi. Consiste nella incapacità di ricordare informazioni, di tipo personale, importanti.

Cosa può provocare un’amnesia?

Gli attacchi accadono con spontaneità nella maggior parte dei casi, esistono tuttavia fattori precipitanti che riguardano la sfera emotiva, un trauma cranico oppure il dolore.

La causa più probabile è data dall’ischemia in alcune aree del cervello deputate alla memoria, senza che si arrivi a esisti di trombosi o di ictus. È inoltre possibile che ci sia una correlazione con l’epilessia e il mal di testa ricorrente.

Come avviene la diagnosi?

La diagnosi viene effettuata sulla base di valutazioni di tipo clinico, neurologico e psichiatrico. Tra gli accertamenti previsti si possono indicare:

  • test neurologici
  • la risonanza magnetica, per indentificare cause di tipo strutturale
  • la PET, per eventuali alterazioni metaboliche dell’encefalo
  • esami sia del sangue che delle urine, per rintracciare l’uso di sostanze psicotrope o una eventuale intossicazione.

Quanto può durare l’amnesia?

La perdita di memoria può durare da 1 ora fino a 8 ore. Ma sono altrettanto possibili episodi di 30 minuti o di 24 ore. Questi ultimi più rari.

Nei casi in cui l’episodio dovesse protrarsi ulteriormente, è fondamentale rivolgersi ad uno specialista neurologo, così da approfondire le cause dell’episodio e intervenire prima che i danni possano diventare permanenti.

In che modo è possibile intervenire?

Non esiste un trattamento specifico per la cura dell’amnesia. È più opportuno parlare di prevenzione, percorsi psicoterapeutici, per aiutare tanto il soggetto affetto da disturbi quanto le persone intorno a lui, e tecniche funzionali al rafforzamento della memoria.

La qualità della vita può risentire della gravità dell’amnesia. Quando le situazioni sono più severe, è possibile che il soggetto necessiti di essere seguito in un centro specializzato. La prevenzione rimane in ogni caso il modo migliore per tutelare la propria salute. In questa ottica è importante:

  • ridurre il consumo di alcol
  • indossare sempre casco e cinture di sicurezza, per evitare danni importanti in caso di incidente
  • dedicarsi ad una corretta attività fisica.

Importante, poi, non trascurare affatto il proprio cervello in caso di condizioni cliniche che possano danneggiarlo, come le infezioni, o in presenza di sintomi riconducibili a ictus o aneurismi cerebrali quali mal di testa, intorpidimento di una parte del corpo, oppure paralisi.