La mola vescicolare è una patologia del trofoblasto (il tessuto che circonda l'ovulo fecondato): causa una gravidanza anomala e impedisce la crescita dell’embrione
Che cos’è la mola vescicolare?
La mola vescicolare, anche detta mola idatiforme o gravidanza molare, è una malattia del trofoblasto (il tessuto che nelle prime fasi circonda l’ovulo fecondato), che provoca una gravidanza anomala, impedendo il regolare sviluppo dell’embrione.
In condizioni normali, il trofoblasto permette l’annidamento dell’ovulo fecondato all’interno dell’endometrio e si occupa in seguito di fornire nutrimento all’embrione, evolvendo progressivamente nella placenta.
Quando si sviluppa una mola vescicolare, invece, il trofoblasto cresce in modo anomalo e molto velocemente. Accade così che i villi coriali, i prolungamenti che costituiscono la parte embrionale della placenta, degenerano in vescicole piene di liquido, ostacolando lo scambio tra madre e figlio.
La mola idatiforme può essere:
- Completa, quando la degenerazione dei villi coriali interessa tutta la placenta
- Parziale, quando l’alterazione dei villi coriali è limitata a un’area
Nell’80% dei casi, la mola vescicolare è una malattia trofoblastica gestazionale di natura benigna. Nei restanti casi, tende a invadere i tessuti circostanti e a trasformarsi in mole invasiva (una neoplasia trofoblastica maligna). Il 2-3% delle moli vescicolari evolve in cariocarcinoma, un tumore molto grave e potenzialmente letale per la rapidità con cui forma metastasi tramite i vasi sanguigni e linfatici.
Cosa causa la patologia?
La gravidanza molare è solitamente provocata da un’anomalia nel processo di fecondazione:
- Nella maggioranza dei casi di mola vescicolare completa, il numero di cromosomi è regolare ma tutto il materiale genetico è di origine paterna: i cromosomi del padre sono duplicati, mentre sono assenti quelli della madre
- Nella mola vescicolare parziale il numero di coppie cromosomiche è più alto del normale: l’embrione è caratterizzato da 69 cromosomi anziché 46
In entrambi i casi, il materiale genetico alterato stimola un’abnorme proliferazione del trofoblasto, che dà origine alla massa vescicolare all’interno dell’utero: i villi coriali si gonfiano andando a formare delle cisti sulla placenta.
Una mola vescicolare può insorgere tuttavia anche a partire dalle cellule che restano nell'utero dopo un aborto o in seguito a una gravidanza.
Quando si sviluppa?
L’insorgenza della mola vescicolare può essere ricondotta ad alcuni fattori di rischio o a condizioni predisponenti alla malattia:
- Un’età inferiore ai 17 anni o superiore ai 35 anni
- Etnia asiatica: per ragioni non ancora chiarite, nei paesi asiatici l’incidenza della patologia è di un caso su 200 gravidanze. In Italia la stima è di un caso ogni ogni 1.200-1.500 gravidanze
- Una precedente malattia trofoblastica gestazionale
I sintomi
Per la maggior parte delle donne che ne sono affette, la mola vescicolare è asintomatica o ha le stesse manifestazioni di una gravidanza normale: tuttavia, dal momento che la mola cresce molto più rapidamente di un feto, la dilatazione dell’addome avviene in tempi molto più brevi rispetto alla norma.
La mancanza di sintomi specifici fa sì che spesso la malattia venga diagnosticata soltanto tramite un esame istologico effettuato a seguito di un aborto spontaneo nelle prime settimane di gravidanza.
Quando compaiono sintomi, i più frequenti sono:
- Sanguinamento vaginale di colore scuro, spesso accompagnato da frammenti tissutali distaccatisi dalla mola (simili ad acini d’uva)
- Forte nausea e vomito
- Presenza di cisti ovariche
- Dimensioni dell’utero di molto superiori rispetto alla settimana di gestazione
- Gonfiore e dolore pelvico
Come accade nei tumori del trofoblasto, i livelli di gonadotropina corionica (beta HCG) possono essere molto elevati.
La gravidanza molare può provocare talvolta alcune complicanze, quali:
- Infezione uterina
- Sepsi (infezione del sangue)
- Calo vertiginoso della pressione sanguigna
- Picco della pressione sanguigna, unito all’aumento delle proteine nelle urine
- Ipertiroidismo associato a sintomi quali tachicardia, sudorazione, sensazione di calore sulla pelle, tremori, intolleranza al caldo
Nel caso in cui la mola vescicolare evolva in coriocarcinoma, possono insorgere sintomi dovuti alla diffusione metastatica del tumore in altre regioni del corpo.
Diagnosi
Come si è già detto, in molti casi la diagnosi di mola vescicolare avviene a seguito di un’interruzione spontanea di gravidanza.
Spesso, la mola vescicolare viene diagnosticata poco dopo il concepimento: un utero di dimensioni più grandi del normale e la presenza di perdite ematiche dal caratteristico aspetto possono far sospettare la malattia e indurre il ginecologo ad approfondire il quadro clinico. Il test di gravidanza risulta in questi casi positivo, ma non si rileva movimento né battito cardiaco fetale.
Vengono eseguiti esami del sangue per misurare i livelli di gonadotropina corionica (beta HCG): come già accennato, infatti, in presenza di una malattia trofoblastica gestazionale, i valori di questo ormone sono molto alti. Quando il livello di beta HCG è molto elevato, si effettuano ulteriori analisi ematiche per monitorare la funzionalità della tiroide e accertare un eventuale ipertiroidismo.
Per accertare che si tratti di mola vescicale, il medico può effettuare un’ecografia addominale, pelvica e/o transvaginale. La conferma della diagnosi viene fornita infine dalla biopsia di frammenti tissutali prelevati durante l’intervento di rimozione chirurgica della massa.
Alla diagnosi di malattia trofoblastica gestazionale seguono ulteriori esami per determinare se il tumore si sia diffuso in altre parti del corpo.
Come si cura la mola vescicolare?
Il trattamento previsto in caso di gravidanza molare è l’asportazione completa della mola, nei tempi più brevi possibile per evitare eventuali complicazioni. L’intervento chirurgico può avvenire nelle seguenti modalità:
- Isterosuzione: la soluzione più praticata, che permette di asportare l’embrione e l’endometrio tramite una cannula
- Raschiamento, una procedura eseguita mediante anestesia spinale con cui si rimuovono parti di endometrio o masse all’interno dell’utero
- Isterectomia: la rimozione completa dell’utero è una’operazione raramente necessaria, che può essere eseguita qualora la paziente non voglia avere successive gravidanze
Dopo il trattamento chirurgico, vengono eseguiti nuovamente un controllo ecografico e la misurazione delle beta-HCG per verificare che la neoplasia sia stata completamente rimossa e non siano necessari ulteriori interventi terapici:
- Se il livello della gonadotropina scende fino a rientrare nella norma, non occorre sottoporre la paziente ad altre cure
- Se, al contrario, continua a risultare molto alto, viene interpretato come un segno della persistenza della malattia. In questo caso, si svolge un TC cerebrale, toracica, addominale e pelvica per determinare se si sia sviluppato un coriocarcinoma.
Qualora la malattia presenti recidive o metastasi si ricorre alla chemioterapia, che può basarsi sulla somministrazione di uno o più farmaci.
Prognosi
Nella maggioranza dei casi di gravidanza molare, con un trattamento opportuno e tempestivo vi sono ottime possibilità di guarigione in tempi rapidi e di portare a termine una nuova gravidanza.
La malattia può tornare, ma il rischio che ciò avvenga si mantiene basso, con una percentuale dell’1% contro lo 0,1% della restante popolazione. In considerazione di questo rischio aumentato, nelle donne già colpite da mola vescicolare l'ecografia viene eseguita prima del tempo nelle gravidanze successive.
Le probabilità di guarigione dipendono dal grado di diffusione della malattia:
- Se la mola non si è diffusa, la possibilità di recupero è pari al 100%
- Se si è estesa ma è considerata a basso rischio, le stime di guarigione si attestano al 90%
- Se si è diffusa in proporzione maggiore ed è considerata ad alto rischio, le possibilità di recuperare scendono al 60-80%
Nuova gravidanza, quanto aspettare dopo una mola vescicolare?
Alle donne che sono state affette da mola vescicolare viene consigliato di aspettare un periodo di sei mesi prima di cercare una nuova gravidanza. Questo per avere la certezza del successo della terapia.