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Morbo di Dupuytren. Sintomi, cause, rimedi

A cura di
Dimitrios
Chasiouras

Il morbo di Dupuytren è una patologia benigna della mano che ha come conseguenza la flessione di una o più dita della mano stessa.

Cos’è il morbo di Dupuytren?

Il morbo di Dupuytren, o contrattura di Dupuytren, è una patologia che provoca la flessione delle dita, o più precisamente di uno dito o più dita, verso il palmo della mano. In termini clinici si parla di irrigidimento dell’aponeurosi palmare. L’aponeurosi palmare è la fascia di tessuto connettivo e collagene che ha il compito di rivestire e proteggere i tessuti profondi sia delle dita che dei palmi della mano.

Ha maggiore prevalenza negli uomini e maggiore incidenza tra i 50 anni e i 70 anni. Possono essere interessate entrambe le mani nel 65% dei casi, e nel 70% dei casi si ha interessamento del quarto dito e del quinto.

Quali sono i sintomi?

L’aponeurosi palmare subisce la formazione di un nodulo sul palmo della mano interessata. Quando la condizione progredisce, ecco che si presentano delle vere e proprie contratture, che hanno come conseguenza la flessione di un dito, o più dita.

Solitamente l’anulare è il primo dito interessato, seguono quindi il mignolo e il medio; nei casi severi può interessare tutte le dita. La progressione dura mesi, in alcuni casi anni, e può determinare l’immobilità delle dita colpite. Come conseguenze pratiche, il paziente può andare incontro a difficoltà nello svolgere attività quotidiane, come ad esempio impugnare gli oggetti.

Solitamente i pazienti non provano dolore, ma è altrettanto possibile che il dolore si manifesti insieme a del prurito. Alla comparsa del nodulo, o quando il dito inizia a ritrarsi, il paziente può sperimentare fastidio. Nel caso in cui sia particolarmente presente del dolore, è possibile che si tratti di altre patologie come il dito a scatto, il tunnel carpale o una tendinite.

Si ha una suddivisione in forma lieve, moderata e grave, che comportano un progressivo condizionamento delle attività manuali.

Cosa provoca il morbo di Dupuytren?

Sono diversi i fattori che determinano l’insorgenza di questo disturbo. Innanzitutto la familiarità, quindi una componente genetica, come emerge spesso dalla anamnesi svolta tra specialista e paziente. Altri fattori sono la frequenza di microtraumi o traumi nel contesto di un lavoro manuale, come l’utilizzo di strumenti che vibrano.

Altri fattori possono essere una patologia infiammatoria di tipo cronico e alcol, fumo, diabete ed epilessia.

Diagnosi

La diagnosi si basa sull’esame obiettivo, volto a rilevare la presenza di eventuali noduli sotto la cute, in possibile associazione con dita flesse.

Come si cura il morbo di Dupuytren?

Il trattamento del morbo di Dupuytren dipende dalla gravità con cui si manifesta. La forma moderata può essere gestita e risulta con trattamenti non chirurgici. Nello specifico:

  • iniezioni di collagenasi Clostridium histolyticum, un batterio. Con questo trattamento è possibile scindere il collagene
  • radioterapia, un trattamento che si basa sull’uso di radiazioni ionizzanti che in più giorni consecutivi sono indirizzate, a basso dosaggio, verso la zona da trattare. In questo secondo trattamento, adottato quando il morbo è alle sue fasi iniziali, sono necessari alcuni mesi affinché i risultati siano effettivi.

Quando è indicato l’intervento chirurgico?

Il morbo di Dupuytren può essere trattato chirurgicamente tramite tre procedure: la fasciotomia percutanea con ago, la fasciotomia palmare e la fascectomia. La fasciotomia percutanea è un intervento ambulatoriale eseguito in anestesia locale. Il chirurgo utilizza un ago sottile per separare il tessuto ispessito nella mano, così da raddrizzare le dita interessate.

I vantaggi includono un rapido recupero post-operatorio, breve fisioterapia e adattabilità a diversi pazienti. Il rischio di recidiva dei sintomi è comunque alto, con una probabilità del 60%. La fasciotomia percutanea è meno invasiva rispetto ad altre procedure e, se necessario, può essere ripetuta.

La fasciotomia palmare è un intervento chirurgico eseguito con anestesia locale, che richiede l’incisione del palmo della mano per accedere al tessuto. Il chirurgo separa il tessuto e raddrizza le dita contratte, quindi sutura l’incisione e applica un bendaggio. Ha il vantaggio di ridurre il rischio di recidiva dei sintomi, ma comporta lunghi tempi di guarigione, cicatrici e fisioterapia intensiva.

La fascectomia, invece, comporta la rimozione totale del tessuto, con diverse varianti che possono richiedere anestesia generale e trapianto di pelle. Offre risultati duraturi, ma implica rischi e tempi di recupero più lunghi.

Cosa fare dopo l’intervento chirurgico?

Il post-operatorio prevede una o più medicazioni e un protocollo riabilitativo, necessari a garantire l’efficacia del trattamento chirurgico. Il paziente deve sostenere un periodo di fisioterapia, per il recupero della funzionalità articolare dopo il trattamento chirurgico. 

L’ausilio di tutori, utilizzati solo durante le ore notturne per almeno 3, 4 mesi dopo l’intervento, infine, è necessario per prevenire le recidive post-intervento.