Cosa significa avere il prolasso?
La parola "prolasso" deriva dal latino "prolapsus", che significa "scivolamento in avanti". Si ha un prolasso, dunque, quando un organo – come per esempio la vescica, l'utero, la valvola mitrale o il retto – si sposta dalla sua posizione originaria, spesso scivolando verso il basso o verso l'esterno del corpo.
Questo fenomeno può interessare varie parti del corpo, talvolta manifestandosi in modo asintomatico, talvolta producendo una serie di sintomi, e richiedendo trattamenti specifici sulla base della gravità e della tipologia di prolasso.
Quanti tipi di prolasso ci sono?
Esistono diversi tipi di prolasso, a seconda dell’organo o della struttura anatomica colpiti:
- prolasso rettale o rettocele, quando il retto scivola verso la parete posteriore della vagina a causa del cedimento della muscolatura del retto e del tessuto connettivo attorno
- prolasso dell’intestino tenue o enterocele, se l’intestino tenue e il peritoneo sporgono tra utero e retto a causa dell’indebolimento dei legamenti e del tessuto connettivo che sostengono l'utero e la vagina
- prolasso vescicale o cistocele, quando la vescica si proietta nella parete anteriore della vagina come effetto della lassità delle strutture di sostegno alla vescica
- prolasso uretrale o uretrocele, quando l’uretra cede verso la parete anteriore della vagina
- prolasso uterino o isterocele, se l'utero scivola verso il basso nella vagina e talvolta al di fuori dell’apertura vaginale, per via dell'indebolimento dei muscoli del pavimento pelvico
- prolasso della valvola mitrale o prolasso mitralico: una condizione cardiaca nella quale le cuspidi della valvola mitrale non si chiudono correttamente, andando a sporgere nell'atrio sinistro durante la contrazione del ventricolo sinistro.
Quali sono le cause di un prolasso?
Le cause di un prolasso possono essere molteplici e variano in base al tipo di prolasso. Vediamo nel dettaglio i fattori più comuni che incidono sull’insorgenza di questa condizione:
- gravidanza e parto, che possono mettere a dura prova i muscoli pelvici e il tessuto connettivo, portando a un prolasso uterino o vescicale
- sovrappeso o obesità, cui si deve un aumento della pressione a carico di alcuni organi
- invecchiamento, responsabile di un indebolimento dei tessuti che normalmente mantengono un organo in posizione e dell’insorgenza, per esempio, di un prolasso rettale o uterino. In quest’ultimo caso, il rilassamento tissutale è correlato a carenze ormonali che intervengono con l’inizio della menopausa
- chirurgia pelvica o addominale, che talvolta può interferire con il normale sostegno degli organi interni
- sforzi ripetuti, come quelli causati dalla costipazione (stipsi) o dalla tosse cronica, che producono un aumento della pressione sugli organi interni e possono portare a un prolasso rettale o vescicale
- condizioni genetiche e malformazioni che influenzano la qualità del tessuto connettivo e possono predisporre a un prolasso, come quello della valvola mitralica.
Quali sono i sintomi di un prolasso?
Un prolasso può essere asintomatico oppure può comportare sintomi (disagio, dolore o altre complicazioni) che variano in relazione alla parte anatomica interessata e alla gravità della condizione. In particolare:
- un prolasso rettale può presentare sintomi quali dolore o disagio durante l'evacuazione, sanguinamento rettale e, nei casi più gravi, una visibile protuberanza dall'ano
- un prolasso vescicale tende a manifestarsi con incontinenza urinaria, infezioni del tratto urinario ricorrenti, dolore pelvico e difficoltà di svuotamento completo della vescica
- un prolasso uterino può causare una sensazione di pesantezza o tensione a livello pelvico e di “ingombro” all’interno della vagina, dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia), difficoltà a urinare e una protrusione visibile dall’orifizio vaginale
- un prolasso della valvola mitrale può essere asintomatico oppure causare palpitazioni, dolore toracico, affaticamento, difficoltà respiratorie, e in alcuni casi, può portare a complicazioni come l'insufficienza mitralica.
Cosa fare se hai un prolasso?
Se si sospetta di avere un prolasso, è fondamentale consultare un medico per una diagnosi accurata. A seconda dei casi, lo specialista da consultare sarà un ginecologo, urologo, cardiologo o cardiochirurgo, proctologo o chirurgo generale. L’iter diagnostico varia e richiede esami specifici sulla base della tipologia di prolasso da accertare:
- un prolasso rettale, per poter essere diagnosticato, rende necessario lo svolgimento di esami strumentali quali colonscopia, coprocoltura, sigmoidoscopia, proctoscopia e manometria anorettale
- un prolasso vaginale può essere rilevato da uno screening cervicale durante un controllo di routine oppure tramite un esame pelvico interno in caso di sospetto
- il prolasso mitralico può essere individuato mediante un esame obiettivo e procedure come elettrocardiogramma, ecocardiografia transtoracica ed ecocolordoppler
Il trattamento va commisurato alla severità del prolasso e ai sintomi associati e personalizzato in relazione alle caratteristiche e alle esigenze del singolo paziente. Le soluzioni possono includere:
- monitoraggio e opzioni non chirurgiche, qualora i sintomi siano contenuti: nel caso di prolasso degli organi pelvici, esercizi fisici per rafforzare i muscoli del pavimento pelvico, l'uso di pessari (dispositivi inseriti nella vagina per sostenere gli organi prolassati) e modifiche dello stile di vita (come perdere peso, evitare sforzi eccessivi, e gestire in modo più efficace la costipazione); nel caso di prolasso mitralico, assunzione di farmaci per la cura dei sintomi
- chirurgia, raccomandata per i casi più gravi o quando i sintomi influenzano in modo significativo la qualità della vita. Le tecniche chirurgiche dipendono dal tipo di prolasso e possono includere la riparazione dei tessuti danneggiati, l'uso di reti di sostegno, o, in casi estremi, l'asportazione dell'organo prolassato (come l'isterectomia per il prolasso uterino)