Cosa provoca la stenosi lombare?
Le cause di questa condizione sono di due tipi:
- congenite o primitive, cioè presenti sin dalla nascita (eventualità più rara)
- acquisite o secondarie, cioè derivate da eventi, come traumi o malattie, che si presentano in un secondo momento, durante la vita del paziente.
La stenosi lombare di origine secondaria è nettamente più frequente di quella di origine primaria.
Le cause principali possono essere varie, tra queste:
- neoplasie nell’area interessata
- traumi alla schiena
- ernie del disco in zona lombare
- spondilolistesi, una condizione per cui i dischi intervertebrali si spostano
- processi degenerativi legati ad uso improprio, sovraccarichi frequenti e, soprattutto all’età (tipo l’artrosi)
- scoliosi delle vertebre lombari
- presenza di tessuto cicatriziale in seguito ad un intervento chirurgico
- ispessimento delle lamine
- ipertrofia delle faccette articolari delle vertebre.
Cosa si rischia con la stenosi lombare?
La stenosi lombare è insieme all’ernia del disco una delle principali cause di dolore alla schiena di origine patologica. Per patologica si intende derivante da effettivi problemi strutturali dell’area, e non da stile di vita.
Il mal di schiena alla zona lombare è infatti anche causato da scarsa attività fisica, sedentarietà con mantenimento della stessa postura per tempi prolungati, e perfino alimentazione che irrita il microbiota intestinale e di conseguenza il nervo sciatico.
I sintomi della stenosi lombare sono quelli che si presentano sempre nei casi in cui le radici nervose vengano compresse e dipende dall’altezza delle stenosi e da quali nervi sono coinvolti.
In generale le conseguenze di una stenosi tra L5 e S1 sono:
- debolezza muscolare degli arti inferiori, detta anche ipostenia
- dolore localizzato nell’area della compressione che però si può irradiare verso il basso, come per esempio nel caso della sciatalgia (uno dei capi del nervo sciatico passa tra L4 e L5)
- parestesie o formicolio a gambe e piedi
- rigidità ad uno o entrambi gli arti, che può risultare in una parziale invalidità con difficoltà a camminare (zoppia)
- perdita dell’equilibrio per mancanza di appoggio o debolezza.
Diagnosi e terapia
Il medico specialista per questo tipo di condizione è il neurologo. In caso di comparsa di sintomi simili a quelli descritti o comunque dolore e problemi legati alla deambulazione o al movimento di una o entrambe le gambe, è consigliabile consultare il medico.
Lo specialista effettuerà poi la raccolta dei dati anamnestici, cioè di tutte le informazioni relative ai sintomi, a come sono comparsi, alla loro intensità etc. Insieme a questo solitamente si indaga per prassi anche lo storico delle patologie del paziente, unitamente ad eventuali casi di familiarità.
In seguito il medico effettua l’esame obiettivo, con la valutazione dei parametri vitali di base del paziente, come battito, respirazione e pressione, per poi fare alcuni test relativi alla mobilità e alla sensibilità degli arti inferiori.
La fase finale, indispensabile per poter giungere ad una diagnosi di stenosi lombare che sia adeguatamente corretta, è comunque rappresentata da alcuni esami diagnostici, definiti diagnostica per immagini.
Tra questi i due principali sono:
Il trattamento dipenderà evidentemente dalla causa sottostante. Nei casi più leggeri si tende a prediligere l’uso di terapie di tipo conservativo.
Nei trattamenti conservativi vengono di solito prescritti farmaci antinfiammatori, riposo ed eventualmente fisioterapia.
Parte della terapia conservativa possono essere anche attività fisiche come lo yoga, i massaggi, la ozonoterapia, la tecarterapia etc.
Nei casi più gravi può essere necessario l’intervento chirurgico per risolvere la pressione nell’area.
Si può prevenire la stenosi lombare?
La stenosi lombare primitiva non può essere prevenuta, essendo una malformazione di carattere congenito.
La prevenzione per la forma secondaria passa invece da alcuni accorgimenti riguardanti lo stile di vita e la riduzione del rischio di eventi traumatici.
In particolare è utile:
- mantenere una buona mobilità della colonna con una routine di esercizi appositi rinforzare le strutture muscolari di sostegno del busto facendo regolarmente attività fisica per l’area
- evitare sforzi e sovraccarichi non adeguati al livello di allenamento
- sollevare pesi in modo graduale e sempre facendo riscaldamento prima
- in caso di attività lavorative che prevedano la postura seduta per lunghe ore, prevedere di fare pause ogni una o due ore e alzarsi per mobilizzare colonna, collo e gambe.