Il trauma cranico è una condizione successiva ad un colpo alla testa ed è una delle maggiori cause di invalidità e di morte al mondo.
Anatomia della scatola cranica
Prima di affrontare il trauma cranico, è necessaria una brevissima panoramica sulla struttura della testa e del cervello dell’essere umano.
La testa è composta da una parte ossea, le ossa del cranio, all’interno della quale si trova appunto il cervello. Il cervello è formato da varie parti:
- telencefalo, o cervello propriamente detto
- cervelletto
- diencefalo
- tronco encefalico
Questo è quello che viene normalmente definito encefalo, e che con il midollo spinale forma il cosiddetto sistema nervoso centrale.
Le parti funzionali del sistema nervoso centrale e la componente ossea della parte del corpo in cui si trovano (testa e colonna vertebrale) sono separate dalle meningi:
- dura madre
- aracnoide
- pia madre
Cos’è un trauma cranico
Si definisce trauma cranico qualsiasi lesione temporanea o permanente in cui incorra l’encefalo o una sua parte in seguito ad una percussione o penetrazione da parte di agenti esterni.
In base a questo i traumi cranici possono essere suddivisi in due macro categorie:
- trauma cranico commotivo, che si ha in caso di percossa che non lesiona esternamente nessuno degli strati protettivi, siano le meningi, il cranio o il cuoio capelluto. Viene causato da un colpo, un urto o un movimento brusco della testa che provoca un rapido movimento del cervello all'interno del cranio. Questo movimento può causare danni temporanei alle funzioni cerebrali.
- trauma cranico penetrante, che si ha tipicamente quando un oggetto contundente pentra cuoio capelluto, ossa craniche, meningi fino a danneggiare porzioni di encefalo e quindi tessuti cerebrali
In questi casi si parla anche di due tipi di lesioni cerebrali traumatiche:
- lesioni chiuse, o traumi cranici chiusi quando appunto non c’è lacerazione esterna
- lesioni aperte, o traumi cranici aperti quando invece la lacerazione è evidente anche solo sul cuoio capelluto
Un’altra classificazione importante è quella tra trauma cranico focale, in cui il danno cerebrale è concentrato in una porzione definita, e trauma cranico diffuso, che invece prende più parti dell’encefalo.
I traumi cranici possono poi essere classificati per gravità anche in base ad una scala, detta di Glasgow, che serve per la diagnosi.
Successivamente ad un trauma cranico si possono avere tre tipi di conseguenze, anch’esse divise in base alla gravità
Commozione cerebrale
Nel caso di una commozione il trauma cranico comporta conseguenze leggere e soprattutto temporanee, che tendono a sparire nel giro di poche ore. Normalmente il paziente soffre di mal di testa, stato confusionale, qualche problema cognitivo, come la perdita di memoria a breve termine, specialmente a partire dal momento dell’evento traumatico
Per quanto leggera, la commozione cerebrale non va assolutamente sottovalutata, soprattutto nei casi in cui si verifichi ripetutamente, come per esempio con atleti che praticano attività sportive di contatto. Più commozioni cerebrali possono infatti portare a conseguenze serie nel medio-lungo termine
Contusione cerebrale
La contusione presenta conseguenze più gravi della commozione. È chiamata anche ecchimosi cerebrale, ed è tipicamente caratterizzata da possibili emorragie o sversamenti di sangue nell’encefalo, la cui gravità dipende dall’entità dell’emorragia e dalle zone colpite.
Le difficoltà cognitive e motorie diventano in questo caso più evidenti e hanno durata maggiore, fino quantomeno all’eliminazione dell’ematoma e della pressione che esso genera sulla porzione di encefalo su cui incide.
Danno assonale diffuso
Gli assoni sono le parti prolungate delle cellule neuronali. Il danno assonale diffuso è una lesione cerebrale traumatica grave causata da forze di accelerazione o decelerazione che provocano lo stiramento e la rottura degli assoni nel cervello. Questa lesione è comune in incidenti stradali, cadute gravi e traumi sportivi violenti.
Le conseguenze di questo tipo di trauma cranico sono molto serie. Anche nel caso di danno assonale diffuso si può verificare sversamento di sangue nel cervello con formazione di edema o ematoma.
Trauma cranico, sintomi e segni
Il trauma cranico è una delle condizioni più complesse e varie in cui possa incorrere l’organismo umano. Questo per la pressoché infinita serie di possibili agenti, ma soprattutto perché ad essere coinvolto è un sistema altamente complesso quale è il sistema nervoso centrale.
Fatta questa premessa, è evidente che la sintomatologia di un trauma cranico sia molto varia, in molti casi facilmente sovrapponibile a quella di altre patologie o condizioni.
Nel valutare i sintomi vanno prese in considerazione tre variabili fondamentali:
- intensità e natura della percossa o agente esterno che ha causato il trauma
- porzione di encefalo coinvolta
- tempestività della diagnosi
Si possono tuttavia individuare alcune costanti.
In particolare per un trauma cranico lieve la sintomatologia più frequente include:
- mal di testa
- leggero stato confusionale
- annebbiamento della vista o fosfeni (apparizione di elementi luminosi nel campo visivo)
- nausea e vomito
- leggeri problemi cognitivi, come scarsa concentrazione o amnesia parziale
- acufeni o fischi nelle orecchie
Nel caso di traumi più gravi i sintomi possono essere invece:
- stato confusionale più grave e persistente
- nausee e vomito ripetuti
- stato di coscienza alterato o perdita di coscienza
- cefalee ripetute o continue
- perdita importante di capacità cognitive
- disturbi del linguaggio
- problemi di carattere motorio
- disturbi umorali anomali
- disturbi del sonno
- anomalie comportamentali
È molto importante sottolineare che alcuni sintomi dei traumi cranici si manifestano dopo diverso tempo. Questo succede perché il danno iniziale non è magari molto serio, ma peggiora con il tempo per l’incuria; per commozioni cerebrali ripetute; per indebolimento strutturale generale dell’encefalo, che invecchiando risulta più soggetto a degenerazioni di vario tipo.
In particolare gli individui che hanno subito traumi cranici risultano più propensi a sviluppare malattie neurodegenerative gravi, come il morbo di Alzheimer o il morbo di Parkinson.
Epidemiologia e cause frequenti
Il trauma cranico è una delle maggiori cause di invalidità e morte del mondo.
La frequenza e l’epidemiologia sono da qualche anno in trasformazione, per via di alcune sostanziali modifiche di comportamento soprattutto sulle strade che i governi del mondo hanno imposto o stanno imponendo.
Nei giovani sotto i 35 anni la principale causa di trauma cranico è comunque l’incidente stradale.
L’incidenza è particolarmente frequente durante il fine settimana, e aumenta in caso di assunzione di alcol o sostanze stupefacenti.
Nelle fasce d’età superiori ai 60 anni invece la principale causa di trauma cranico è la caduta accidentale.
Negli ultimi anni grazie alla concomitante maggiore attenzione alla sicurezza stradale e crescente vitalità delle persone over 60, che hanno un’aspettativa di vita attiva molto maggiore rispetto al passato, si sta assistendo ad una diminuzione dei traumi nei giovani, e ad un aumento di quelli nelle persone anziane.
Dove i traumi costituiscono la prima causa di mortalità in età evolutiva, il trauma cranico è quello più comunemente riscontrato con un’incidenza annuale stimata pari a:
- 1850 bambini/100.000 per la fascia di età 0-4 anni,
- 1100/100.000 per quella 5-9 anni,
- 1170/100.000 per i minori tra i 10-14 anni.
Diagnosi del trauma cranico
È estremamente importante che in caso di botta alla testa di una certa forza ci si rivolga subito ad un medico o al pronto soccorso. Il trauma cranico anche lieve può avere conseguenze dilazionate, che se prese per tempo possono essere arginate.
È invece essenziale il ricorso al medico o all’ospedale in presenza di alterazioni cognitive anche leggere a seguito di un botta alla testa.
La diagnosi della gravità del trauma è fondamentale per poter intervenire.
La procedura standard è simile a quella usata per la maggior parte dei casi anche con altre patologie o condizioni. Il medico esegue la raccolta dei dati anamnestici che il paziente fornisce. Questi sono particolarmente importanti e devono includere le circostanze del trauma e la sintomatologia che il paziente registra.
L’esame obiettivo effettuato dal medico è poi volto a verificare l’entità del danno cognitivo e di eventuali altri danni collaterali.
In questa sede viene talvolta utilizzata quella che si chiama scala di Glasgow, un metodo di valutazione della gravità dei traumi cranici sviluppato negli anni ‘70 ancora in uso oggi.
La scala prevede una valutazione sommaria di tre funzioni cerebrali dell’individuo:
- l’apertura degli occhi
- la reattività motoria
- la reattività verbale e comunicativa
La terza fase è comunque fondamentale per poter accertare l’entità del problema, ed è costituita da esami specifici come:
Dopo la prima diagnosi, è fondamentale un’osservazione prolungata. Questo per due ragioni.
La prima è che come detto alcuni dei sintomi non appaiono immediatamente.
La seconda è che il cervello dei pazienti con trauma cranico si trova in uno stato di debolezza tale, che non è in grado di contrastare eventuali altri problemi che si dovessero verificare, i cosiddetti insulti secondari, come aumenti di pressione, di temperatura etc.
Tabella Trauma Cranico
Informazioni sui Traumi Cranici |
Dove i traumi costituiscono la prima causa di mortalità in età evolutiva, il trauma cranico è quello più comunemente riscontrato con un’incidenza annuale stimata pari a:
- 1850 bambini/100.000 per la fascia di età 0-4 anni,
- 1100/100.000 per quella 5-9 anni,
- 1170/100.000 per i minori tra i 10-14 anni.
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Come si cura un trauma cranico e quanto tempo ci vuole?
Il trauma cranico non si cura. O meglio, i danni alle strutture dell’encefalo sono allo stato attuale della medicina irreversibili.
Pertanto le terapie sia in caso di traumi lievi, sia di trauma cranico grave, sono farmacologiche o con intervento chirurgico e sono tendenzialmente volte al controllo della sintomatologia e ad arginare o impedire l’insorgenza degli insulti secondari.
Gli interventi farmacologici vengono quindi usati per mantenere sotto controllo la pressione sanguigna e ridurre dolore e infiammazione.
La chirurgia è assolutamente necessaria qualora il trauma abbia causato edemi o ematomi, le cui dimensioni causano un aumento di pressione intracranica e nelle aree di incidenza, o in alcuni casi di fratture delle ossa craniche.
La pressione intracranica può infatti portare ad ulteriori problemi in relazione alla zona in cui viene esercitata.
Nei casi di trauma cranico grave può essere necessaria l'ospedalizzazione. Questo succede se il paziente manifesta incapacità psicomotorie e cognitive gravi o altri sintomi, che ne rendano necessaria un’osservazione continua.
Non sono rari i casi di individui che necessitano di terapia intensiva e ventilazione meccanica, se il danno cerebrale è di tale entità da renderlo necessario.