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La vaginosi batterica


La vaginosi batterica è un’alterazione della flora batterica vaginale. Scopriamo quando può presentarsi, come si manifesta e come trattarla.

Che cos’è la vaginosi batterica?

La vaginosi batterica è una condizione legata a una flora batterica vaginale alterata per la presenza di germi che di norma dovrebbero essere scarsamente presenti e che modificano l'ecosistema microbico vaginale, il cosiddetto microbiota vaginale.

Costituisce la causa più comune di perdite vaginali in età fertile e il 40-50% circa dei casi di vaginite. Poiché mancano i segni clinici dell’infiammazione, tuttavia, si parla di vaginosi o disbiosi piuttosto che di vaginite.

Cosa comporta la vaginosi batterica?

La vaginosi batterica implica una mutazione del microbiota vaginale che vira dalla flora lattobacillare ad altre specie microbiche, compresi gli anaerobi, come cocchi e Gram negativi. Tra le specie che più spesso si sostituiscono ai lattobacilli ci sono in particolare:

  • Gardnerella e Prevotella
  • Porphyromonas
  • Bacteroides
  • Pptp streptococco
  • Mycoplasma hominis
  • Ureoplasma urealiticum
  • Mobiluncus
  • Clostridi
  • Fusobatteri
  • Fannyhessea vaginae.

Questi batteri compromettono il normale ambiente vaginale. Se, infatti, in condizioni fisiologiche, i lattobacilli producono perossido di idrogeno e acido lattico che impediscono lo sviluppo degli anaerobi presenti in vagina; con la perdita della flora lattobacillare si riduce la produzione del perossido, aumenta il pH vaginale e si sviluppa una nuova flora vaginale anaerobia. Quest’ultima rilascia amine, sostanze volatili e maleodoranti, e un biofilm batterico (ovvero un aggregato di microrganismi) che aderisce alla mucosa vaginale.

Ne deriva un aumento della secrezione vaginale, una desquamazione dell’epitelio vaginale e il quadro sintomatologico tipico della vaginosi. Il pH elevato e la produzione del biofilm favoriscono l’adesione della Gardnerella alle cellule epiteliali vaginali esfoliate, che a sua volta facilita l’attecchimento e la proliferazione di altri germi. Al microscopio, questo processo si evidenzia sotto forma delle cosiddette clue cells: cellule ricoperte da batteri, indicatore diagnostico di vaginosi batterica.

Riassumendo, le caratteristiche della vaginosi batterica consistono nella triade:

  • passaggio dalla normale flora lattobacillare a una flora microbica mista che comprende gli anaerobi
  • riduzione della produzione di acido lattico e perossido di idrogeno, con conseguente produzione di amine che emettono cattivo odore
  • aumento del pH vaginale oltre 4.5.

Fattori di rischio

Diversi studi sostengono che la vaginosi batterica debba rientrare tra le patologie a trasmissione sessuale (MTS), ma questa tesi resta ancora oggetto di discussione. Le ricerche condotte, infatti, non hanno portato a risultati conclusivi lasciando alcuni aspetti ancora da chiarire:

  • manca un unico agente causale
  • non c’è una patologia corrispondente nel partner maschile
  • si sono avute ricorrenze della vaginosi dopo trattamento anche in assenza di rapporti sessuali.

D’altra parte, i dati che lasciano pensare a una trasmissione sessuale sono molteplici:

  • il rischio di vaginosi risulta maggiore in caso di attività sessuale, e ridotto invece dall’uso del profilattico
  • la vaginosi batterica si associa a un aumentato rischio di comparsa di Herpes simplex-2
  • la vaginosi è prevalente tra donne con HIV rispetto a quelle senza e può rappresentare un fattore di rischio di acquisizione di HIV o di altre malattie sessualmente trasmesse.

Per quanto riguarda invece lo stile di vita e le abitudini alimentari, costituiscono fattori di rischio per l’insorgenza di vaginosi:

  • la dieta carente di calcio, vitamina E e folati
  • un elevato indice di massa corporea (BMI).

La relazione è inversa, invece, nel caso di una dieta ricca di fibre.

Vaginosi batterica: sintomi

Come si è visto, i sintomi della vaginosi batterica comprendono in genere:

  • perdite vaginali (leucorrea) omogenee, fluide, di colore bianco-grigiastro
  • cattivo odore vaginale.

Bisogna ricordare tuttavia che il 50-70% delle donne sono asintomatiche, anche se il 12-18% di loro finisce per sviluppare in seguito i sintomi. A differenza di altre infezioni (come gonorrea, clamidia o candida), non compaiono disuria o prurito, dispareunia, bruciore, eritema o edema.

Conseguenze della vaginosi batterica

Come accennato, la vaginosi aumenta la suscettibilità verso altre patologie, comprese quelle a trasmissione sessuale, dovuta alla mancanza del ruolo protettivo del perossido di idrogeno di produzione lattobacillare.

Nelle donne incinte, comporta un maggior rischio di parto pretermine e febbre post partum.

Può determinare inoltre la colonizzazione dell’endometrio, la mucosa che riveste l’interno dell’utero, cui può seguire una endometrite, che a volte può associarsi a: 

La vaginosi può portare inoltre a malattia infiammatoria pelvica, un’infezione a carico degli organi riproduttivi femminili (collo dell’utero, utero, tube, ovaie).

Vaginosi batterica: come si diagnostica?

La presenza di una secrezione vaginale anomala e odore sgradevole deve far sospettare una forma di vaginite che va meglio indagata.

La sintomatologia della vaginosi batterica coincide spesso con quella di altre infezioni vaginali, per cui è necessario, per una diagnosi accurata e un trattamento mirato, effettuare un esame ginecologico e dei test di laboratorio.

La visita ginecologica prevede sempre l’esame clinico e l’osservazione vaginale con lo speculum. L’esame colturale e la citologia non sono invece utili per fare diagnosi.  Gli esami strumentali e di laboratorio possono prevedere:

  • misurazione del pH vaginale
  • test delle amine o whiff test: si versa una goccia di idrossido di potassio su un campione di secreto vaginale, per constatare se si sprigiona un cattivo odore caratteristico, simile a quello del pesce
  • osservazione al microscopio e valutazione del secreto vaginale secondo i criteri clinico-strumentali di Amsel (pH, odore, secreto, microscopia) o di Nugent dopo l’individuazione al microscopio del morfotipo bacillare con colorazione di Gram (percentuale di lattobacilli, gardnerella e bacteroidi).

In presenza di almeno tre dei quattro criteri di Amsel (leucorrea, pH superiore a 4.5, whiff test positivo, presenza di clue cells) la diagnosi di vaginosi era confermata.

Attualmente sono disponibili test di laboratorio più sofisticati che comprendono diversi test di amplificazione dell’acido nucleico (NAATs) attraverso la proteina C reattiva (PCR), capace di identificare molte specie patogene. Queste procedure hanno una sensibilità e specificità superiore al 90%.

Il ginecologo sceglierà il tipo di test più opportuno anche per identificare eventuali altre patologie associate (infezioni a trasmissione sessuale come tricomoniasi, malattia infiammatoria pelvica).

Come si tratta la vaginosi batterica

La cura della vaginosi batterica è antibiotica. I farmaci di riferimento sono in particolare il metronidazolo per via vaginale o orale e la clindamicina per via vaginale ed orale.

Quanto dura una vaginosi batterica?

Il trattamento della vaginosi batterica porta a una guarigione in pochi giorni. I casi di recidiva, tuttavia, non sono infrequenti. Quando le recidive sono ricorrenti, la terapia antibiotica può protrarsi per alcune settimane o mesi.