Che cos'è l'alopecia androgenetica femminile?
L’alopecia androgenetica femminile è la variante di alopecia androgenetica che colpisce le donne. La sua controparte è l’alopecia androgenetica maschile, che interessa invece gli uomini. L’alopecia androgenetica è un disturbo che provoca la perdita dei capelli a causa dell’azione degli ormoni androgeni.
Si manifesta con la cosiddetta miniaturizzazione dei follicoli piliferi, un processo di involuzione che causa il progressivo assottigliamento, accorciamento e la depigmentazione dei capelli. Il capello subisce una trasformazione che lo porta a ridursi nelle dimensioni e nello spessore, e ad essere sempre più simile a un pelo. Il ciclo di vita tende ad abbreviarsi: la fase di crescita si accorcia e prevale la fase di riposo.
Quali sono le cause della alopecia androgenetica femminile?
La predisposizione a sviluppare l’alopecia androgenetica femminile è stata ricollegata a diversi fattori:
- Ereditari: è il caso delle donne che soffrono di iperandrogenismo, vale a dire eccesso di androgeni. Donne che abbiano una storia familiare di alopecia androgenetica hanno più probabilità di sviluppare a loro volta questa condizione
- Ormonali, legati a periodi della vita caratterizzati da forti squilibri ormonali, come la gravidanza o la menopausa, o a condizioni patologiche come la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), che può causare irregolarità nel ciclo mestruale, acne, irsutismo e aumento di peso
- Immunologici, correlati a malattie autoimmuni che interessano più frequentemente il genere femminile rispetto a quello maschile
- Nutrizionali, dovuti cioè a un’alimentazione carente di vitamine e minerali
- Farmacologici
Più precisamente, l’alopecia androgenetica è legata all’attività dell’enzima 5alfa-reduttasi di tipo II, in grado di convertire il testosterone in diidrotestosterone (DHT). La concentrazione massiccia dell’enzima 5-alfa reduttasi in prossimità dei follicoli piliferi ne provoca l’indebolimento inducendo la caduta dei capelli.
Come inizia l’alopecia femminile?
L’alopecia femminile si manifesta generalmente tra i 30 e i 40 anni, in modo più tardivo rispetto a quella maschile, e con un andamento più graduale, che segue tre stadi di gravità crescente. Nelle donne il disturbo coinvolge un’area più diffusa, estendendosi a tutta la testa. A differenza di quanto accade negli uomini, non provoca in genere una stempiatura e implica la conservazione di un certo numero di capelli miniaturizzati anche nelle zone in cui l’alopecia è più evidente.
Quanto dura l'alopecia femminile?
Nelle donne l’alopecia, come già detto, si manifesta con una maggiore gradualità e raramente si traduce in una calvizie completa. Può subire tuttavia un peggioramento in concomitanza con la menopausa.
Come capire se si soffre di alopecia femminile?
Per accertare l’insorgenza dell’alopecia femminile è necessario sottoporsi a un iter diagnostico che, come di consueto, implica come primo passaggio un esame obiettivo e una valutazione del quadro clinico. Vengono appurate l’eventuale familiarità della condizione, la regolarità del ciclo mestruale, l’assunzione di pillole contraccettive, farmaci cortisonici e steroidi anabolizzanti, e valutati eventuali sintomi di iperandrogenismo, quali eccesso di peluria, acne, obesità o abbassamento della voce.
Per confermare quanto emerso durante la fase anamnestica si procede poi all’esecuzione di alcuni esami:
- Tricogramma, l’esame microscopico del capello che permette di studiarne lo stato di salute e il ciclo di vita
- Stress test del capello, con cui si valuta la resistenza del capello e la caduta causata da tiraggio
- Analisi che misurano i livelli di ormoni androgeni, estrogeni, cortisolo, ormoni tiroidei (TSH), SHBG, gonadotropine e progesterone, anche in relazioni alle diverse fasi del ciclo mestruale
- Esami del sangue
La precocità della diagnosi è molto importante per avviare subito un trattamento terapeutico che consenta di fermare la miniaturizzazione dei follicoli.
Come curare l’alopecia femminile?
Il trattamento dell’alopecia androgenetica femminile può prevedere soluzioni farmacologiche o chirurgiche.
Trattamento farmacologico
Le cure farmacologiche utilizzate nel trattamento dell’alopecia androgenetica nelle donne non sono generalmente praticabili negli uomini. Possono prevedere un’assunzione topica o sistemica.
Fanno parte delle cure topiche farmaci da applicare sul cuoio capelluto, tra cui:
- Minoxidil, un farmaco inizialmente utilizzato per la trattamento dell'ipertensione, che, applicato sul cuoio capelluto, esercita un’azione stimolante sui bulbi piliferi. Il suo utilizzo deve essere prolungato nel tempo, poiché una sua sospensione momentanea comporta la ripresa della perdita dei capelli. Può associarsi ad effetti collaterali come infiammazione, ipotensione, prurito ed eritemi
- Estrone solfato, un derivato dell’estrone, un ormone estrogeno capace di prolungare la fase di crescita del capello. Può essere somministrato in associazione al minoxidil
- Soluzioni idroalcoliche di progesterone naturale o dei suoi derivati 17-idrossilati, che possono essere assunti insieme allo spironolattone
- Acido azelaico, capace di inibire l’azione dell'enzima 5-alfa-reduttasi
Le terapie farmacologiche sistemiche per l'alopecia androgenetica femminile sono prescritte in caso di iperandrogenismo di tipo disfunzionale, come in presenza della sindrome dell’ovaio policistico. Tra i trattamenti più diffusi vi è lo spironolattone, capace di rallentare la produzione di androgeni, riducendo così la caduta dei capelli e incoraggiandone la ricrescita.
Altri farmaci comunemente somministrati per la cura dell’alopecia femminile prevedono la combinazione di estrogeni e progestinici, come nel caso del ciproterone acetato (un farmaco capace di una forte azione antiandrogena) e dell’etinilestradiolo.
Plasma ricco di piastrine
Tra le opzioni terapeutiche più innovative per il trattamento dei casi più lievi di alopecia androgenetica vi è la cura a base di plasma ricco di piastrine (PRP). Si tratta di una tecnica di biorivitalizzazione con cui si preleva il sangue della paziente e, dopo averlo trattato, lo si inietta nuovamente sottocute attraverso delle microiniezioni, al fine di stimolare l’attività dei follicoli piliferi. Si tratta di una procedura che può rinvigorire i capelli, rallentarne la caduta e in alcuni casi favorirne la ricrescita.
Svolgono un’azione stimolante anche microiniezioni di aminoacidi e peptidi.
Trattamento chirurgico
L'alternativa alla terapia di tipo farmacologico, nei casi più severi di alopecia, è l’approccio chirurgico. La tecnica utilizzata, di infoltimento chirurgico, è l'autotrapianto di capelli, con cui vengono trasferite piccole sezioni di cuoio capelluto con i relativi bulbi piliferi dalle aree della testa in cui i capelli sono più folti a quelle in cui sono diradati a causa dell’alopecia.
Sebbene la soluzione chirurgica sia più spesso associata alla cura dell’alopecia androgenetica maschile, può essere impiegata anche per trattare la calvizie femminile. Tuttavia, affinché l’intervento di autotrapianto sia efficace, è necessario che sussistano alcune condizioni. In particolare, deve poter essere individuata un’area donatrice sufficientemente ampia da essere sottoposta al prelievo dei bulbi.
Va considerato infatti che, dal momento che l’alopecia femminile, a differenza di quella maschile, tende a provocare un diradamento diffuso su tutto il capo, questo processo nella donna può risultare più difficoltoso. Allo stesso modo, a causa del diradamento diffuso, può essere meno agevole l’individuazione di aree in cui l’impianto dei bulbi dia risultati visibili e apprezzabili.