Che cos'è l'arteriopatia periferica?
L’arteriopatia periferica è una patologia causata dalla riduzione del flusso di sangue attraverso le arterie degli arti superiori e/o inferiori in conseguenza del restringimento o dell’ostruzione delle arterie stesse. È una condizione abbastanza diffusa nella popolazione anziana (età superiore a 70 anni), si manifesta prevalentemente nei soggetti maschi e più frequentemente riguarda gli arti inferiori.
Può essere asintomatica, soprattutto nelle forme lieve o moderata, oppure causare dolore alle gambe o limitazione nel cammino e nell’impiego degli arti, soprattutto quando significativa o grave.
La natura ostruttiva e obliterante dell'arteriopatia periferica
Il processo alla base dell'arteriopatia periferica è spesso di natura ostruttiva.
In alcuni casi più gravi, l'aterosclerosi può progredire fino a causare un'occlusione completa dell'arteria. Questa forma più severa è definita anche obliterante, poiché il vaso sanguigno viene completamente "obliterato" o chiuso al flusso sanguigno.
L'occlusione obliterante può portare a conseguenze gravi come dolore a riposo, ulcere cutanee che non guariscono e, nei casi più estremi, alla necessità di amputazione dell'arto colpito.
Cosa provoca il restringimento delle arterie?
L'arteriopatia è causata dall'aterosclerosi, una condizione in cui si formano placche di materiale lipidico (grassi) e fibrotico sulla parete interna delle arterie. Queste placche si accumulano progressivamente, restringendo il diametro dei vasi sanguigni e ostacolando il flusso del sangue.
Le cause che concorrono all'instaurarsi dell’arteriopatia, o meglio i fattori di rischio, sono:
È importante considerare come la patologia aterosclerotica possa colpire l’albero vascolare arterioso nelle sue diverse parti e in diversi distretti; infatti, molti dei pazienti con arteriopatia periferica presentano una concomitante coronaropatia (presenza di placche aterosclerotiche a livello delle coronarie, arterie che portano sangue e ossigeno al cuore) e/o una concomitante cerebropatia vascolare (presenza di placche aterosclerotiche a livello delle carotidi, arterie che portano sangue e ossigeno all’encefalo).
Quali sono i sintomi della arteriopatia?
Il sintomo più comune dell’arteriopatia periferica è la claudicatio intermittens, ovvero dolore, spesso riferito come crampiforme, a livello degli arti inferiori, soprattutto ai polpacci, che insorge in particolare quando si cammina e regredisce o migliora con il riposo.
La gravità della patologia e l’entità dei sintomi sono variabili; in alcuni casi il paziente riferisce un leggero fastidio, in altri casi un dolore intenso che può limitare o impedire il cammino, lo costringe a soste e si risolve tornando a riposo. Con la progressione della patologia il paziente può presentare una sempre minore autonomia nel cammino: riesce a percorrere solo tratti progressivamente più brevi.
Nelle forme gravi il dolore è fortemente debilitante e può essere presente anche a riposo.
Ulteriori sintomi possono essere:
- debolezza o intorpidimento (parestesia) delle gambe e dei piedi
- sensazione di freddo all’arto
- assottigliamento o lucidità della cute, pallore, perdita o diradamento degli annessi cutanei (peli, unghie)
- sviluppo di piaghe, ulcere ischemiche e gangrena nei casi più gravi.
Come capire se si hanno problemi alle arterie?
In presenza di uno o più sintomi o segni (limitazione nella marcia, variazione del colore o della temperatura dell’arto, ecc) e in particolare nel paziente che presenti un più alto rischio cardiovascolare (paziente con ipertensione arteriosa, diabete mellito, con abitudine al fumo, familiarità per eventi ischemici, precedenti patologie cardio-vascolari in anamnesi) occorre rivolgersi al proprio medico e/o ad uno specialista in cardiologia o angiologia/chirurgia vascolare.
La diagnosi dell’arteriopatia viene formulata tramite:
- valutazione clinica: indagine sui fattori di rischio, raccolta dell’anamnesi, analisi della sintomatologia, esame obiettivo generale, valutazione della pressione arteriosa
- registrazione dell’elettrocardiogramma (ECG)
- esami del sangue per valutare colesterolemia, glicemia, funzione renale, funzione epatica, eventuali alterazioni della coagulazione
- ecocolordoppler arterioso per valutare la presenza di eventuali restringimenti/ostruzioni a carico delle arterie e la gravità degli stessi
- esami radiologici di livello più alto (TC, RMN) o angiografica per migliore valutazione dello stato delle arterie.
Come curare l'arteriopatia?
La strategia migliore è senza dubbio la prevenzione dell’aterosclerosi, attraverso l’individuazione e il trattamento dei fattori di rischio, così da prevenire l'insorgenza dell’arteriopatia periferica.
Eseguire periodicamente esami ematochimici e visita cardiologica con ECG permette al medico specialista di valutare il rischio cardiovascolare, individuare i fattori di rischio e suggerire al paziente strategie per il loro controllo.
Il primo step della prevenzione è uno stile di vita sano: è quindi molto importante smettere di fumare (o non iniziare), seguire un’alimentazione sana ed equilibrata (limitando grassi saturi, zuccheri e preferendo vegetali, pesce, proteine di origine vegetale, carboidrati complessi) e praticare regolare attività fisica aerobica.
Laddove necessario si procede alla prescrizione di farmaci per controllare la pressione arteriosa e/o ridurre i livelli di colesterolo plasmatici.
Il trattamento dell’arteriopatia periferica, dopo una corretta diagnosi eseguita attraverso valutazione clinica ed esami strumentali, è volto a controllare i sintomi della patologia e a rallentare la progressione dell’aterosclerosi.
Farmaci antidolorifici, farmaci volti alla riduzione efficace dei valori di colesterolemia e farmaci anti-aggreganti (che riducono la progressione delle lesioni aterosclerotiche e limitano il rischio di eventi trombotici) sono quelli indicati. La scelta degli stessi è ad opera dello specialista sulla base delle caratteristiche del paziente, dei sintomi riferiti e naturalmente tenendo conto del grado della patologia.
Nei casi più gravi, e quando lo indicano chiaramente le linee guida delle società scientifiche internazionali, si può ricorrere a interventi mirati a disostruire le arterie o a ripristinare il flusso sanguigno verso le aree colpite dalla patologia. Esistono diverse opzioni:
- terapia trombolitica per sciogliere i coaguli di sangue attraverso la somministrazione di farmaci ad hoc
- angioplastica, per liberare o dilatare le arterie ostruite
- bypass, per evitare che il sangue passi dall’arteria ostruita e per garantire un adeguato apporto di sangue, ossigeno e nutrienti al distretto a valle dell’arteria interessata dal restringimento o dall’ostruzione.
Nelle forme più gravi, quando le altre terapie risultano inefficaci o non praticabili, e in presenza o alto rischio di infezioni dovute a ulcere estese o gangrena, si può arrivare, purtroppo, a dover considerare l’amputazione della parte dell’arto coinvolta.