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Calcoli al fegato: sintomi, alimentazione e opzioni terapeutiche

A cura di
Giulia
Gallusi

Come gestire i calcoli al fegato, accumuli solidi che si sviluppano nella cistifellea e causano dolore acuto insieme a episodi di coliche biliari

Cosa sono i calcoli al fegato?

Comunemente si sente parlare di "calcoli al fegato" sebbene la definizione corretta sia quella di "calcolosi della colecisti".

La colecisti (o cistifellea) è un’appendice del fegato della forma di una piccola sacchetta lunga 8-9 cm e larga 2-3 cm che si trova a stretto contatto con il fegato stesso e il cui compito è quello di immagazzinare la bile da questo prodotta, di concentrarla al proprio interno e poi di riversarla nel tubo digerente per digerire e assorbire i grassi ingeriti con la dieta ed altre importanti sostanze come sali minerali e vitamine

Finché la bile resta di consistenza liquida, questo processo avviene continuamente e senza sosta nel nostro corpo senza che se ne abbia la percezione, esattamente come per i restanti processi digestivi. 

Diversamente, si possono avvertire dolori e difficoltà digestive quando all’interno della bile si formano dei precipitati che cristallizzano e quindi si ammassano formando dei sassolini che prendono il nome di “calcoli. I calcoli possono essere composti prevalentemente da colesterolo, da pigmenti biliari, da sali di calcio, da acidi biliari, da detriti e da associazioni in percentuali variabili di questi stessi componenti. 

Cosa mangiare se si soffre di questo disturbo?

La dieta riveste un ruolo importante nella gestione dei calcoli al fegato. 
Seguire una dieta ricca di fibre, verdure fresche, frutta, cereali integrali e proteine magre può contribuire a ridurre il rischio di formazione di calcoli e a migliorare la salute generale del sistema digestivo.

Tra i cibi da evitare vi sono invece gli alimenti ad alto contenuto di grassi saturi, poiché aumentano la produzione di colesterolo nella bile, favorendo la formazione dei calcoli. 
Si consiglia di limitare il consumo di cibi fritti, dolci, cibi ricchi di zucchero e bevande zuccherate. 

I digiuni prolungati e i pasti irregolari possono influenzare negativamente la produzione e il flusso della bile. È pertanto necessario mantenere un regime alimentare regolare e ben bilanciato per contribuire non solo a gestire i sintomi, ma anche a migliorare la salute generale del fegato.

Quali sono i sintomi dei calcoli al fegato?

Il pasto, specialmente se ricco in grassi, induce la contrazione della colecisti che in tal modo riversa il proprio contenuto, attraverso il dotto cistico, all’interno di un condotto di piccolo diametro che prende il nome di via biliare principale (o coledoco). Questo dotto si ricongiunge con il dotto pancreatico principale e sbocca nella seconda porzione duodenale. Qui la bile e i succhi pancreatici si mescolano con il contenuto intestinale contribuendo alla sua digestione. 

Quando la bile è più densa del solito e/o la colecisti non lavora in modo ottimale, si formano i calcoli. La presenza di calcoli nella colecisti può causare dolore quando, durante la contrazione della colecisti, i calcoli fuoriescono e passano attraverso le vie di efflusso precedentemente descritte.

Se di diametro adeguato, il calcolo (o i calcoli) possono anche incastrarsi nelle strutture suddette. Il dolore connesso a queste evenienze prende il nome di “colica biliare” ed è un evento che solitamente non passa inosservato perché molto doloroso. 

Il dolore da colica biliare viene percepito sotto l’emicostato destro o più al centro dell’addome, alla bocca dello stomaco, irradiato a tutto l’addome o al dorso o alla spalla destra. Tipicamente è un dolore simile a una morsa costrittiva che dopo alcuni minuti si attenua lievemente per poi riprendere forte come in precedenza e così via per diverse ore.

Il malessere può essere tanto importante da associarsi a notevole malessere generale, sudorazione algida, nausea e vomito.

I calcoli alla colecisti sono pericolosi?

Se non trattati o gestiti in modo adeguato, i calcoli possono portare a sintomi dolorosi e serie complicazioni, tra cui:

  • coliche biliari intense, se bloccano i dotti biliari
  • infiammazione della cistifellea, che può portare a infezioni gravi e, in casi estremi, a perforazione della cistifellea o peritonite
  • pancreatite acuta biliare, in cui i calcoli ostruiscono il dotto pancreatico, causando infiammazione del pancreas.

Se si sospetta la presenza di calcoli o se si manifestano sintomi come dolore addominale intenso, nausea, vomito o ittero, è fondamentale consultare un medico per una valutazione completa e per determinare il piano di trattamento più efficace.

Come avviene la diagnosi?

La diagnosi dei calcoli al fegato generalmente inizia con una valutazione medica basata sulla storia clinica del paziente e sui sintomi riferiti. Il medico può eseguire un esame fisico per valutare la presenza di dolore addominale e sensibilità nella zona dell'addome superiore. 

Per confermare la diagnosi, possono essere prescritti vari esami di imaging, tra cui l'ecografia addominale, che è il metodo più comune per identificare la presenza di calcoli biliari. 
Questa tecnica utilizza ultrasuoni per visualizzare la cistifellea e i dotti biliari, rilevando la presenza di calcoli e valutando eventuali complicazioni. 

In casi più complessi o per escludere altre condizioni, possono essere eseguiti anche la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica (RM) dell'addome. Questi esami consentono una valutazione dettagliata della struttura e delle condizioni delle vie biliari, aiutando il medico a pianificare il trattamento più appropriato.

Come si curano i calcoli al fegato?

Il trattamento dei calcoli al fegato dipende principalmente dalla gravità dei sintomi e dalle complicazioni associate. 

In molti casi, se i calcoli non causano sintomi significativi, può non essere necessario alcun trattamento immediato. Tuttavia, quando i sintomi diventano persistenti o si verificano complicazioni come coliche biliari ricorrenti o pancreatite acuta, può essere necessaria la rimozione (per via endoscopica o radiologica) dei calcoli incastrati nelle vie biliari e della cistifellea stessa.

La colecistectomia, l’intervento chirurgico per rimuovere la cistifellea, è il metodo più comune: viene eseguito attraverso la laparoscopia che comporta piccole incisioni e tempi di recupero più rapidi rispetto alla chirurgia tradizionale. 

In alcuni casi però la chirurgia non è raccomandata (o possibile),  e viene così prescritta una terapia farmacologica. Attraverso l'assunzione di acidi biliari, come l'acido ursodesossicolico, i calcoli di colesterolo si possono sciogliere, soprattutto se piccoli.
Questa terapia può però richiedere mesi per essere efficace e non è sempre una soluzione definitiva, poiché i calcoli possono formarsi nuovamente dopo la sospensione del trattamento.

Un altro approccio terapeutico è la litotrissia extracorporea, che utilizza onde d'urto acustiche per frammentare i calcoli in pezzi più piccoli. Una volta frammentati, i calcoli possono essere eliminati naturalmente attraverso i dotti biliari. 
Anche questa procedura è generalmente riservata a coloro che non possono procedere con la chirurgia.