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La colangite sclerosante primitiva: cause, sintomi e trattamenti

A cura di
Andrea
Costantino

La colangite sclerosante primitiva (PSC) è una rara patologia epatica che progredisce lentamente, con infiammazione e danneggiamento dei dotti biliari.

Cos’è la colangite sclerosante primitiva?

La colangite sclerosante primitiva (CSP) è una malattia epatica rara e progressiva che colpisce i dotti biliari, sia intraepatici che extraepatici. Questa patologia è caratterizzata dall'infiammazione cronica, dalla fibrosi e dalla progressiva distruzione dei dotti biliari, con conseguente colestasi (ristagno della bile) e cicatrizzazione del tessuto epatico. 

Tale processo può portare a gravi complicazioni come la cirrosi epatica e l'insufficienza epatica, rendendo così necessario un trapianto di fegato nei casi più avanzati.

La CSP può colpire persone di tutte le età, ma si manifesta più comunemente intorno ai 40 anni, con una maggiore incidenza negli uomini. Può essere associata alle malattie infiammatorie croniche intestinali.

Qual è la causa più frequente di colangite?

La causa esatta della colangite sclerosante primitiva rimane sconosciuta, ma è stato osservato che vi siano diversi fattori che contribuiscono allo sviluppo della malattia. 

Una delle associazioni più frequenti è quella con le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD), in particolare la colite ulcerosa. Si stima che circa il 70-80% dei pazienti con CSP soffra anche di una forma di IBD, suggerendo quindi una connessione tra queste condizioni.

La colangite sclerosante primitiva è una malattia immuno-mediata, con un possibile ruolo delle cellule T nell'infiammazione dei dotti biliari. Questo coinvolgimento del sistema immunitario è ulteriormente supportato dalla presenza di autoanticorpi come gli anticorpi antinucleo (ANA) e gli anticorpi anti-citoplasma dei neutrofili perinucleari (p-ANCA) in molti pazienti. 

Inoltre, varianti genetiche specifiche, in particolare quelle legate agli antigeni HLA-B8 e HLA-DR3, sono state frequentemente riscontrate nei pazienti affetti, indicando quindi una predisposizione genetica.

Oltre a questi fattori, alcuni studiosi ipotizzano che infezioni batteriche o virali possano agire come fattori scatenanti della malattia. 

Quali sono i sintomi della colangite sclerosante primitiva?

I sintomi della colangite sclerosante primitiva dipendono principalmente dallo stadio della malattia. Nelle fasi iniziali molti pazienti possono essere asintomatici, con la malattia che viene scoperta casualmente durante esami di routine del fegato. 

Tuttavia, man mano che la malattia progredisce, i sintomi diventano più evidenti e debilitanti. I primi sintomi comuni includono affaticamento, prurito e malessere generale.

Nel tempo questi sintomi aspecifici possono peggiorare gradualmente, portando a condizioni più gravi come ittero, febbre, e perdita di peso. Il dolore addominale, soprattutto nella parte superiore destra, è un altro sintomo frequente che può indicare un'infiammazione dei dotti biliari.

Con la progressione della malattia la colangite sclerosante primitiva può causare complicazioni, tra cui la cirrosi epatica e le sue conseguenze quali l'ipertensione portale con splenomegalia (ingrossamento della milza, ascite (accumulo di liquidi nell'addome), varici esofagee, che possono portare a gravi emorragie intestinali, e infine l’insufficienza epatica

Questa patologia epatica aumenta inoltre il rischio di sviluppare ulteriori gravi condizioni come il colangiocarcinoma (tumore dei dotti biliari) e il carcinoma del colon, specialmente nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali concomitanti. 

Diagnosi e esami per la colangite sclerosante primitiva

La diagnosi viene solitamente sospettata in pazienti con anomalie inspiegabili nei test di funzionalità epatica, specialmente in presenza di malattie infiammatorie intestinali croniche.

I primi passi per la diagnosi includono esami del sangue per valutare i livelli di fosfatasi alcalina e gamma-glutamil transpeptidasi (GGT), che tendono a essere elevati nei pazienti con CSP.
Inoltre, i livelli di anticorpi antinucleo (ANA) e anticorpi anti-citoplasma dei neutrofili perinucleari (p-ANCA) sono spesso positivi.

L'uso dell'imaging riveste un ruolo cruciale nella diagnosi accurata della colangite sclerosante primitiva. La colangio risonanza magnetica è l'esame di prima scelta, poiché è meno invasiva e può rilevare le caratteristiche tipiche della malattia, come stenosi multiple e dilatazioni dei dotti biliari. 

In alcuni casi, si ricorre alla colangiopancreatografia retrograda endoscopica (ERCP), che può offrire una visualizzazione più dettagliata dei dotti biliari e permette anche interventi terapeutici come la dilatazione delle stenosi, oppure a esami cellulari per escludere la presenza di neoplasie.

È importante escludere altre patologie che possono presentare sintomi simili, come la colangite sclerosante correlata alle IgG4, la colangite biliare primitiva, e l'epatite autoimmune. Per questo, possono essere necessari ulteriori test, inclusa la biopsia epatica, che può mostrare segni di infiammazione, fibrosi periduttale e la perdita dei dotti biliari.

Come si cura la colangite biliare primitiva?

Non esiste ad oggi una cura definitiva per la colangite sclerosante primitiva. I trattamenti utilizzati mirano principalmente a migliorare la qualità di vita del paziente, gestendo i sintomi della malattia e cercando di prevenire le complicanze. 

Le terapie di supporto includono l'uso di farmaci per alleviare il prurito, come gli antistaminici e la colestiramina, e per gestire l'affaticamento.

L'acido ursodesossicolico è spesso prescritto per migliorare i marcatori biochimici del fegato, anche se non sembra influenzare significativamente la sopravvivenza a lungo termine. Nei casi di colestasi cronica, può essere necessaria una terapia sostitutiva con vitamine liposolubili (A, D, E, K) per correggere le carenze dovute al malassorbimento.

Le stenosi dei dotti biliari possono essere trattate tramite dilatazione endoscopica con o senza posizionamento di stent, utilizzando la colangiopancreatografia retrograda endoscopica (ERCP). Questo intervento può alleviare i sintomi dell'ostruzione biliare e prevenire infezioni ricorrenti.

Nei casi avanzati della malattia, il trapianto di fegato rappresenta l'unica opzione terapeutica curativa. 
Sebbene il trapianto offra una buona prognosi, esiste sempre il rischio di recidiva della malattia nel fegato trapiantato.

Quanto si vive con la colangite biliare primitiva?

Le aspettative di vita per i pazienti con colangite sclerosante primitiva variano notevolmente a seconda della progressione della malattia e della risposta al trattamento. 

La malattia ha un decorso altamente variabile, con alcuni pazienti che possono rimanere asintomatici per molti anni e altri che progrediscono rapidamente verso la cirrosi epatica e l'insufficienza epatica.

Le stime di sopravvivenza possono essere influenzate dalla presenza di altre malattie infiammatorie intestinali, dalla tempestività della diagnosi e dell'efficacia della gestione delle complicanze. 

Il trapianto di fegato può estendere significativamente la vita dei pazienti con CSP avanzata. La sopravvivenza a cinque anni dopo il trapianto è alta, con tassi che superano l'80%. Come indicato in precedenza, la malattia può però recidivare nel fegato trapiantato, rendendo necessario un continuo monitoraggio e, in alcuni casi, ulteriori interventi.

CSP e diritto all’invalidità

In Italia la CSP è riconosciuta come malattia rara ed è inclusa nel codice di esenzione RI0050. Questo significa che i pazienti con colangite sclerosante primitiva possono avere diritto a diverse agevolazioni, tra cui l'esenzione dal ticket per le prestazioni sanitarie e il collocamento obbligatorio.

L'invalidità civile, invece, è un riconoscimento che viene attribuito a persone con una riduzione permanente della capacità lavorativa superiore al 33%. Per ottenere l'invalidità civile, i pazienti con CSP devono quindi sottoporsi a una visita medica presso la commissione medica ASL di competenza. È la commissione che valuta la gravità della malattia e le sue ripercussioni sulla capacità lavorativa del paziente.

In generale, i pazienti con CSP in fase avanzata, con cirrosi epatica o ipertensione portale, possono avere diritto a una percentuale di invalidità civile pari o superiore al 70%