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Dialisi: cosa c'è da sapere


La dialisi è una procedura medica cui si ricorre in caso di insufficienza renale, quando la funzione di depurazione del sangue svolta dai reni è compromessa. Ma cosa vuol dire, nel concreto, fare la dialisi? Quali prospettive offre questo trattamento?

Quando si va in dialisi?

La dialisi è una procedura medica che va eseguita in caso di insufficienza renale di grave entità, acuta o cronica. È quindi necessario metterla in atto ogni qualvolta i reni per cause diverse – immunitarie, genetiche, tumorali, ostruttive o altro – non riescono più a svolgere adeguatamente la loro capacità depurativa detta filtrato glomerulare.

I reni sono paragonabili a un filtro grande e selettivo, in grado di regolare, tra l’altro, i livelli di azoto, elettroliti e acqua nel flusso sanguigno e produrre urina come materiale di escrezione.

Il trattamento dialitico sostitutivo diventa indispensabile quando il filtrato glomerulare scende al di sotto di 10 ml/min (valore normale di riferimento 90 ml/min) e quando nessun’altra terapia medica risulta efficace.

La dialisi, infatti, è una procedura che rimuove dal sangue le tossine azotate, l’acqua plasmatica in eccesso, riequilibra i livelli dei sali minerali e impedisce che le sostanze nocive e i fluidi si accumulino all’interno dell’organismo compromettendone  l’esistenza.

Quanto dura?

La necessità di proseguire con la terapia dialitica dipende dalla natura della insufficienza renale:

  • in presenza di un'insufficienza renale acuta, dunque di una condizione di danno renale reversibile, è possibile sospendere la dialisi appena i reni tornano a funzionare adeguatamente
  • in caso di insufficienza renale cronica la dialisi deve essere proseguita sino alla esecuzione di un eventuale trapianto di rene, che può essere da donatore vivente o da cadavere immunologicamente compatibile. Se questa soluzione non è praticabile, a causa di molteplici comorbidità o di un’età molto avanzata, la dialisi diventa una terapia a vita.

Dialisi: tipologie, come funziona e ogni quanto si fa

Esistono due tipi differenti di dialisi: l‘emodialisi e la dialisi peritoneale.

Emodialisi

Nell’emodialisi la depurazione del sangue e la regolazione idroelettrolitica avvengono  attraverso l’utilizzo di un macchinario, il rene artificiale. Il trattamento necessita di un accesso vascolare che abbia una buona portata per poter garantire un efficace flusso ematico alla apparecchiatura. Questo si ottiene con:

  • posizionamento di catetere in un vaso venoso centrale (giugulare o femorale) di rapido utilizzo, ma che comporta il rischio di infezione
  • confezionamento di una fistola arterovenosa (FAV) in uno dei due arti superiori, da utilizzare a distanza di uno o due mesi se il trattamento è procrastinabile e programmabile.

Il sangue del paziente viene inviato al rene artificiale: qui viene immesso in un filtro dove, a contatto con un liquido di depurazione sterile e a composizione nota, avvengono gli scambi che consentono di rimuovere scorie e liquidi in eccesso e di regolare il livello elettrolitico. Il sangue così purificato viene quindi restituito al paziente.

L’emodialisi si effettua abitualmente in ospedale o in centri territoriali, con l’ausilio di personale altamente specializzato che controlla clinicamente, ad ogni seduta, il paziente. Esiste anche la possibilità di un’emodialisi domiciliare gestita da un partner opportunamente addestrato e controllato dal centro ospedaliero.

Abitualmente si eseguono tre sedute settimanali emodialitiche, ognuna della durata di circa 4 ore che permettono una rapida ed efficace risoluzione dei problemi legati alla mancata depurazione da parte dei reni nativi.

La frequenza settimanale consente ai pazienti di avere quattro giorni liberi, offrendo un compromesso tra l'efficacia del trattamento e la qualità di vita.

A fronte di ciò, concentrare in poche ore la sottrazione di liquidi e sostanze tossiche comporta il rischio di insorgenza di ipotensione, crampi muscolari e stanchezza alla fine del trattamento. Inoltre, il legame con il centro dialisi riduce fortemente l’autonomia di spostamento, ad esempio per le vacanze.

Dialisi peritoneale

Questa tecnica sfrutta il peritoneo, membrana che riveste la cavità addominale, come filtro per eliminare dal sangue le sostanze tossiche e i liquidi accumulati. Il peritoneo infatti è molto ricco di vasi sanguigni e permette il passaggio delle sostanze tossiche attraverso le pareti dei vasi alla cavità addominale e viceversa.

Un liquido di dialisi a composizione nota (acqua, zucchero ed elettroliti e talvolta aminoacidi), viene introdotto nella cavità addominale, con manovra sterile e attraverso un piccolo catetere preventivamente e stabilmente posizionato in sede sotto-ombelicale. Stazionando in addome per 6-8 ore circa il liquido assorbe per differenza di concentrazione le scorie e i liquidi in eccesso nel sangue che vengono poi drenati per caduta e sostituiti con del nuovo liquido.

La dialisi peritoneale, più lenta nella sua capacità di depurazione, deve essere effettuata quotidianamente e gestita a casa dal paziente stesso o da un familiare in due modalità:

  • manualmente: in questo caso, il cambio del liquido di dialisi deve avvenire sterilmente in media 4 volte al giorno, con un tempo di permanenza del liquido in addome di 4 ore o più durante il giorno e fino a 8-12 ore durante la notte
  • tramite un apposito macchinario: questa soluzione automatizzata offre il vantaggio di eseguire scambi di liquido più rapidi e frequenti durante la notte mentre il paziente dorme.

Il vantaggio di entrambe le metodiche è di garantire al paziente maggiore mobilità durante tutti i giorni della settimana.

Le complicanze più comuni di questa tipologia di dialisi sono invece:

  • l’infezione del liquido peritoneale, che può provocare una peritonite, ossia l’infiammazione del peritoneo, trattabile con antibiotici immessi nel liquido di scambio. La terapia è risolutiva ma il possibile ripetersi di episodi infettivi può portare a un esaurimento del peritoneo e della sua funzione di depurazione
  • l’infezione del sito cutaneo di inserzione del catetere. 

La scelta del metodo di dialisi 

La scelta del tipo di dialisi viene valutata caso per caso, e dipende da vari fattori come:

  • le condizioni cliniche generali del paziente
  • le preferenze personali.

L'emodialisi implica lo spostamento fisico del paziente presso un centro dialisi (in alcuni casi lontano dal suo domicilio), a cadenza fissa, dove il trattamento dialitico è supervisionato dal personale specializzato. Prevede il posizionamento di catetere o l’approntamento di una FAV.

La dialisi peritoneale può essere eseguita in autonomia dal paziente a casa, anche nottetempo, e può conciliarsi meglio con il ritmo di vita e con le attività giornaliere. Questa metodica deve essere ripetuta su base quotidiana mentre le visite specialistiche di controllo avvengono, con cadenza mensile, presso il centro di riferimento. Richiede il preventivo posizionamento di un catetere endoperitoneale a permanenza.

La scelta del tipo di trattamento dialitico da adottare può essere a volte obbligata dalle condizioni cliniche del paziente, per esempio una grave cardiopatia che controindica l’emodialisi o una patologia addominale che controindica la peritoneale. Qualora invece siano clinicamente possibili entrambe le alternative, il paziente è supportato, nella scelta, da una squadra di specialisti del settore (nefrologo, infermieri, ecc.) che gli illustrano i vantaggi e gli svantaggi di ciascuna opzione.

In ogni caso, la scelta dell’uno o dell’altro metodo terapeutico non è definitiva: in alcuni casi, per problemi contingenti organizzativi o familiari, è possibile decidere di cambiare tipo di dialisi.

Qualità e aspettativa di vita in dialisi: quanto può vivere un paziente in dialisi?

Nonostante la dialisi sia una terapia salva-vita, impegnativa e non esente da effetti indesiderati, molti pazienti riescono a conservare una buona qualità di vita lavorando, studiando e/o eseguendo attività sportive anche grazie all'avanzamento tecnologico e al miglioramento delle pratiche di assistenza.

È molto importante che il paziente segua correttamente le indicazioni dietetiche, igieniche e farmacologiche fornite dagli specialisti. Per l’emodialisi è fondamentale l’attenzione all'introduzione di liquidi e alimenti ricchi di potassio, mentre per la peritoneale è importante attenersi alla massima sterilità durante le manovre di scambio.

Va specificato tuttavia che, sebbene la dialisi sia una terapia sostitutiva ed efficace, la vera soluzione è rappresentata dal trapianto di rene, cui tuttavia riesce ad accedere solo un numero limitato di pazienti, per lo più giovani, a causa di una limitata disponibilità di organi da trapiantare.