Cerca nel sito
Chiudi

La dislipidemia: cos’è e cosa provoca

A cura di
Stefano
Dolcini

La dislipidemia consiste in un'alterazione dei livelli di lipidi nel sangue. Vediamo da cosa è causata e come trattarla.

Che cos'è la dislipidemia?

Per dislipidemia s’intende una qualsiasi alterazione dei livelli di lipidi nel sangue. Più precisamente, i lipidi sono grassi e sostanze simili ai grassi che svolgono vari ruoli, come quelli strutturali nelle membrane cellulari e nel metabolismo energetico. 

Nella circolazione sanguigna, i lipidi sono veicolati tramite specifiche proteine a cui si legano, dette lipoproteine. Queste si classificano secondo differenti tipologie in funzione del loro contenuto di colesterolo, trigliceridi e della proporzione di proteine al loro interno.

La dislipidemia, nello specifico, può essere caratterizzata da:

  • un elevato livello di colesterolo totale
  • un alto livello di lipoproteine a bassa densità (LDL, più comunemente detto “colesterolo cattivo”)
  • un basso livello di lipoproteine ad alta densità (HDL, spesso chiamato “colesterolo buono”)
  • un alto livello di trigliceridi, un altro tipo importante di grasso (lipide).

È importante gestire e trattare in modo appropriato le dislipidemia, dal momento che un'alterazione dei livelli di lipidi nel sangue può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari.

Quali sono le cause della dislipidemia?

Le cause della dislipidemia possono essere molteplici e si suddividono generalmente in fattori di rischio:

  • primari, ovvero genetici
  • secondari, legati a stile di vita o a condizioni mediche.

I fattori genetici primari alla base della condizione includono una predisposizione familiare a livelli anormali di lipidi nel sangue e diverse patologie genetiche, tra cui:

  • ipercolesterolemia familiare, che innalza fortemente il colesterolo a causa di difetti sui geni responsabili di alcune proteine che trasportano il colesterolo. Precisamente, questi geni, se mutati, formano proteine deficitarie che non svolgono bene la loro funzione di trasporto del colesterolo. Quest’ultimo, di conseguenze, rimane in circolo
  • disbetalipoproteinemia familiare
  • ipertrigliceridemia familiare.

Invece, tra i fattori secondari che possono provocare dislipidemia rientrano:

Età avanzata e sesso possono essere fattori di rischio in quanto uomini e donne tendono ad avere modelli di dislipidemia diversi con l'età. Lo stress cronico è anch’esso a volte considerato un fattore che può influenzare i livelli di lipidi nel sangue.

Quali sono i sintomi?

Le dislipidemie sono spesso asintomatiche. Questo significa che di solito non presentano sintomi evidenti che possano essere facilmente riconosciuti senza test diagnostici specifici. Pertanto, possono rimanere non diagnosticate fino a quando non causano patologie più gravi.

Alcuni segni che possono comparire in caso di dislipidemia sono gli xantomi, formazioni sottocutanee di grasso, che si presentano come lesioni o noduli più o meno pronunciati, dovuti all’accumulo di lipidi nel sangue. Tra questi, in particolare, una manifestazione tipica è lo xantelasma, ovvero un piccolo nodulo di colore giallastro, composto da lipidi, che si forma a livello della palpebra.

Cosa provoca la dislipidemia? Conseguenze e complicazioni

 Le principali conseguenze delle dislipidemie includono un aumentato rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, come:

L'accumulo di depositi grassi nelle arterie può limitare o bloccare il flusso sanguigno agli organi vitali, portando a condizioni potenzialmente letali. Altre complicazioni possono manifestarsi in forme più specifiche a seconda dei tipi di lipidi elevati:

  • pancreatiti, nel caso di elevati livelli di trigliceridi.
  • xantomi: come accennato, possono formarsi sulla pelle o tendini, segno fisico di colesterolo molto alto.

È importante sottolineare che l'intervento tempestivo mediante correzioni dello stile di vita e, se necessario, l'uso di farmaci mirati, può significativamente ridurre il rischio di tali complicazioni.

Come si diagnostica?

La dislipidemia viene diagnosticata mediante l'analisi dei lipidi nel sangue. Un profilo lipidico di routine è generalmente richiesto e include la misurazione del colesterolo totale, dei trigliceridi e del colesterolo HDL (lipoproteine ad alta densità). 

Da questi risultati si possono determinare i livelli di colesterolo LDL (lipoproteine a bassa densità) e VLDL-C (lipoproteine a densità molto bassa). La dislipidemia viene spesso diagnosticata attraverso questi test di screening, specialmente per persone ad alto rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.

Come combattere la dislipidemia? Trattamenti e cure

Il trattamento della dislipidemia dipende dall'entità e dal tipo di disordine lipidico, nonché dalla presenza di altri fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. Generalmente, la cura si basa sull'adozione di diverse misure, in particolare sulle modifiche dello stile di vita e, quando necessario, sull'impiego di terapie farmacologiche.

Per quanto riguarda le modifiche dello stile di vita, è importante seguire una dieta che promuova la riduzione dei livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue. Questo normalmente comporta una riduzione dei grassi saturi e insaturi, limitando il più possibile il consumo di:

  • grassi animali, quali burro, lardo e panna
  • oli vegetali saturi, come l'olio di palma e l'olio di colza
  • frattaglie, ad esempio, fegato, cervello, reni 
  • alcuni insaccati a elevato tenore in grassi saturi
  • carni conservate, che in generale andrebbero consumate raramente viste le loro potenziali implicazioni negative sulla salute cardiovascolare.

Si raccomanda, inoltre, un'attività fisica moderata ma costante, per contribuire a migliorare i profili lipidici. La perdita di peso può essere importante in caso di sovrappeso o obesità, e aiuta a ridurre i livelli di colesterolo LDL e trigliceridi e a incrementare quelli di HDL. Inoltre, è di fondamentale importanza smettere di fumare e limitare l'assunzione di alcol.

Cosa mangiare con la dislipidemia?

In caso di dislipidemia è importante avere un dieta sana ed equilibrata, con un aumento dell'assunzione di:

  • fibre
  • frutta
  • verdura
  • legumi
  • pesci ricchi di acidi grassi omega-3
  • cereali integrali.

Un'alimentazione adeguata dovrebbe includere il consumo di legumi da 2 a 4 volte a settimana, dato che contribuiscono a mantenere i livelli di colesterolo entro valori adeguati, grazie alla presenza di fibre e steroli vegetali. Inoltre, è importante consumare quotidianamente 2-3 porzioni di verdure e 2 di frutta, per l'apporto di nutrienti essenziali, come vitamine e minerali, e fibre.

Terapie farmacologiche

Quando le modifiche dello stile di vita non sono sufficienti, o se il rischio di malattie cardiovascolari è alto, è possibile ricorrere all’uso di alcuni farmaci:

  • statine: sono probabilmente i medicinali prescritti con più frequenza. Inibiscono su un enzima che entra nella sintesi del colesterolo. Questo riduce di fatto la velocità con cui si produce colesterolo. La conseguenza è una diminuzione delle proteine LDL
  • fibrati, utilizzati principalmente per trattare livelli elevati di trigliceridi
  • resine sequestranti gli acidi biliari: possono essere utilizzati per far diminuire il colesterolo LDL (colesterolo cattivo)
  • ezetimibe: riduce l'assorbimento del colesterolo a livello intestinale
  • antagonisti del PCSK9: è una classe relativamente nuova di medicinali iniettabili usati per ridurre il colesterolo LDL quando la risposta alle statine è insufficiente o in caso di intolleranza alle statine
  • acidi grassi omega-3: questi integratori vengono spesso utilizzati per trattare i livelli elevati di trigliceridi.

Infine, il trattamento della dislipidemia richiede un costante monitoraggio per valutare l'efficacia delle cure, e per garantire che i pazienti mantengano un profilo lipidico ottimale nel tempo.