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Polifagia o iperfagia

A cura di
Cristina
Ogliari

La polifagia o iperfagia è una condizione per cui il paziente si alimenta in modo eccessivo e compulsivo, senza che ve ne sia la reale necessità, a causa di uno stimolo di fame anomalo

Che cos'è la polifagia? 

Con il termine polifagia o iperfagia si indica una condizione patologica, a causa della quale il paziente avverte una sensazione di fame frequente e in apparenza insaziabile, indipendentemente dalla quantità di cibo ingerito durante la giornata.

La condizione, il cui nome è composto dal suffisso “-fagia”, che deriva dal verbo greco antico per mangiare, e “poli- “ o “iper-” che invece significano rispettivamente “molto” o “oltre”,  può a sua volta essere un sintomo di altre condizioni sottostanti, anche molto serie.

Le conseguenze della polifagia, se non trattata, sono rilevanti dal punto di vista della salute del paziente e coinvolgono sia il corpo sia la psiche

Va precisato comunque che essa può essere di natura cronica o circostanziale, cioè temporanea. Nel secondo caso, posto che non si verifichi frequentemente, non deve destare preoccupazioni. 

Quali sono le cause principali? 

Le cause dell’iperfagia sono molteplici. La condizione può avere origine da:

  • condizione psicologica del paziente, nel caso in cui soffra di DCA (disturbo del comportamento alimentare)
  • alimentazione errata, con  grossa limitazione della varietà degli alimenti
  • patologie metaboliche ed endocrine 
  • patologie genetiche

Riportiamo sotto alcune condizioni comuni che possono tra le altre conseguenze portare all’iperfagia 

Disturbo comportamento alimentare 

I disturbi del comportamento alimentare o DCA sono tutte quelle condizioni in cui è in atto un comportamento disfunzionale con l’alimentazione. 

I DCA sono diversi, ma spesso non mutualmente esclusivi, in quanto il paziente può presentare elementi di più di uno o passare da uno ad un altro in fasi differenti della propria vita.

Tra essi solo a titolo di esempio ricordiamo : 

Nel caso dei DCA la condizione di iperfagia è cronica. 

Stress o sindrome da burnout 

Lo stress o il burnout sono spesso combattuti con il cosiddetto comfort food, ossia cibo consolatorio. Quando lo stress è cronico può instaurarsi una polifagia di tipo compensatorio o conseguente all’aumento degli ormoni che amplificano la sensazione di fame.

Alimentazione scorretta 

Un’alimentazione basata in maniera preponderante su zuccheri e in generale carboidrati può portare alla polifagia. I carboidrati sono un macronutriente fondamentale per il funzionamento del corpo umano, ma il senso di sazietà che danno dura molto meno di proteine e grassi, a causa del fatto che sono più facilmente digeribili e portano a rapidi innalzamenti e abbassamenti della glicemia (zucchero nel sangue). 

Questo, unitamente al fatto che i carboidrati sono altamente palatabili, ne causa spesso un’assunzione eccessiva che può sfociare in una polifagia, occasionale o cronica. 

Disidratazione 

La disidratazione può essere a volte confusa con un senso di fame, che porta il paziente ad ingerire cibo, quando quello che manca è invece acqua. L’ingestione di cibo, specie se solido, non risolve la sensazione di mancanza, pertanto la persona continuerà ad alimentarsi quando invece dovrebbe bere.

Questo tipo di poifagia è in larga parte momentaneo. Non appena viene introdotta la quantità d’acqua anche minima che il corpo necessita, la polifagia viene meno. 

Diabete e altre condizioni patologiche 

La gestione anomala degli zuccheri, come nel caso del diabete mellito, oppure malattie endocrine come l’ipertiroidismo, possono creare scompensi metabolici e conseguentemente nutrizionali, che il corpo tenta di compensare introducendo più cibo. 

Possono essere cause o esitare in polifagia anche:

  • la gravidanza, in quanto la madre si trova a dover sostenere l’alimentazione dell’embrione, o del feto
  • sindrome premestruale
  • la mancanza di sonno cronica (che induce il rilascio della grelina conosciuto anche come “ormone della fame”)
  • infezioni parassitarie come il verme solitario o teniasi 
  • l’assunzione di farmaci, tra cui antistaminici, antipsicotici e antidepressivi
  • malattie genetiche come Prader Willy e Angelman

Come si riconosce: sintomi e segni concomitanti

Il sintomo principale è che il paziente ritiene necessario assumere cibo in continuazione per una mancata insorgenza del senso di sazietà, indipendemente dal fatto che abbia già mangiato o meno. 

In particolare la polifagia si verifica lontano dai pasti, pertanto è facilmente riconoscibile. 

Altri segni che possono far pensare a polifagia o alle cause sottostanti, e che non vanno sottovalutati sono:

  • sete 
  • stanchezza o astenia
  • malessere generale 
  • sbalzi di umore (irritabilità, depressione etc) 

Se non trattata, o meglio se non si determinano e trattano le cause sottostanti, l’iperfagia può portare a:

  • obesità
  • dimagrimento eccessivo (se associata a vomito, uso di lassativi etc, come nei casi di bulimia nervosa)
  • problemi legati alla carenza di macro e micronutrienti
  • diabete, che se non è una causa, può diventare una conseguenza di tale comportamento.

 

Diagnosi e trattamento 

La diagnosi può richiedere del tempo, in quanto come abbiamo visto le cause potenziali di iperfagia sono di diversa natura.

Solitamente si comincia con la raccolta dei dati anamnestici in cui il medico registra il resoconto del paziente in merito ai sintomi e alla loro insorgenza, le abitudini di vita, la presenza di altre patologie, l’esito di eventuali interventi chirurgici. 

Successivamente si procede con l’esame obiettivo e una valutazione nutrizionale. La diagnosi sarà completa solo dopo aver fatto alcuni esami specifici, come per esempio gli esami del sangue, e dei test psicologici. 

La terapia dipende dalle cause sottostanti, ma in ogni caso comprenderà un percorso di educazione alimentare per consentire al paziente di assumere tutti i macronutrienti, i minerali e le vitamine necessari ad un corretto funzionamento dell’organismo e ridurre la frequenza e il quantitativo di cibo introdotto . 

Oltre all’approccio nutrizionale potrebbero essere necessari quello farmacologico o quello psicologico.