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Il rapporto omega 3 / 6: perché e quando fare il test

A cura di
Chiara
Carrisi

Le analisi per conoscere il rapporto tra omega 3 e omega 6 possono essere richieste per calibrare l’alimentazione, nei casi di infiammazione cronica, patologie cardiovascolari e problemi di tipo neurologico e cognitivo.

Cos’è il rapporto omega 3 e omega 6?

Il rapporto tra acidi grassi omega 3 e omega 6 è un parametro fondamentale che ha precise ripercussioni metaboliche per l’organismo. Sia gli omega 3 che gli omega 6 sono lipidi; nello specifico si tratta di due acidi grassi essenziali. Ciò significa che devono essere introdotti attraverso la dieta, e la loro assunzione deve avvenire in proporzione adeguata, affinché si abbiano degli effetti benefici per la salute.

A partire da questi due acidi grassi, l’organismo è capace di creare cinque derivati, fondamentali dal punto di vista metabolico: dagli omega 3 si hanno ALA acido alfa-linolenico, EPA acido eicosapentaenoico e DHA, acido docosaesaenoico. Dagli omega 6 si hanno: acido linoleico, GLA acido gamma linolenico, DGLA Acido diomo-gamma-linolenico e AA acido arachidonico.

A cosa servono gli omega 3 e gli omega 6?

Sia gli omega 3 che gli omega 6, assunti nelle giuste quantità e proporzioni, contribuiscono alla regolazione dei processi infiammatori, al corretto funzionamento del sistema cardiovascolare e alla protezione delle membrane cellulari.

Gli omega 3 hanno proprietà antinfiammatorie e benefiche per il sistema cardiovascolare, poiché aiutano a ridurre i livelli di trigliceridi, migliorano la pressione arteriosa e favoriscono la fluidità del sangue, determinando una riduzione del rischio di trombosi e aterosclerosi. Sono inoltre essenziali per il sistema nervoso, perché favoriscono la memoria e la concentrazione, e riducono il rischio di malattie neurodegenerative e disturbi dell’umore.

Gli omega-6, invece, sono importanti per la crescita cellulare, la funzione immunitaria e la regolazione della coagulazione sanguigna.

Dove si trovano?

Gli omega 3 sono presenti nei pesci grassi come salmone, sgombro, tonno, aringa e sardine, che contengono EPA e DHA, le forme più attive di questi acidi grassi. Anche alcune fonti vegetali, come i semi di lino, i semi di chia, le noci e l’olio di lino, forniscono omega 3 sotto forma di acido alfa-linolenico (ALA), che il corpo può convertire, seppur in piccole quantità, in EPA e DHA. Le alghe e le microalghe sono un’ulteriore fonte vegetale piuttosto utile per chi segue una dieta vegana o vegetariana.

Per quanto riguarda gli omega 6, questi si trovano principalmente negli oli vegetali come l’olio di girasole, di mais, di soia e di cartamo. Sono presenti anche in frutta secca come noci, mandorle e arachidi, oltre che in molti prodotti industriali e processati, che contengono oli raffinati ricchi di omega 6.

Quantità di omega 3 e omega 6 da assumere

Secondo i dati contenuti negli ultimi aggiornamenti dei LARN, gli omega 3 assunti dovrebbero essere di circa 0,5% fino al 2% del consumo calorico su base giornaliera, con EPA e DHA di almeno 250 mg. La percentuale di omega 6 oscilla invece tra il 4% e l’8%.

Quale deve essere il rapporto tra omega 3 e omega 6?

Stando a quanto riferito nelle linee guida dell’OMS, il giusto rapporto tra omega 3 e omega 6 dovrebbe essere ricompreso in un intervallo che va tra 4:1 e 8:1. Nella dieta occidentale, invece, spesso il rapporto arriva a 10:1.

Alimenti da limitare

Per conservare un corretto equilibrio tra omega 3 e omega 6, va limitato il consumo di oli vegetali ricchi di omega 6, come olio di soia, mais, girasole e cartamo. Anche cibi ultraprocessati, come quelli da fast food, e gli snack industriali vanno ridotti.

Bisogna quindi fare attenzione anche carne e latticini provenienti da animali allevati in modo intensivo con mangimi ricchi di cereali, che aumentano l’apporto di omega 6.

Conseguenze nello sbilanciamento tra omega 3 e omega 6

Un rapporto sbilanciato tra questi due acidi grassi può determinare:

  • aumento dell’infiammazione cronica: gli omega 6 in eccesso favoriscono la sintesi di eicosanoidi pro-infiammatori (prostaglandine e leucotrieni di serie 2 e 4), con aumento di rischio di malattie infiammatorie croniche
  • maggiore rischio cardiovascolare: questo squilibrio favorisce la formazione di trombi, iperlipidemia e aterosclerosi
  • alterazioni del metabolismo: insulino-resistenza e obesità
  • problemi neurodegenerativi: un rapporto sbilanciato è associato ad un aumento del rischio di Alzheimer, depressione o declino cognitivo
  • disfunzioni immunitarie: può esasperare allergie, malattie autoimmuni e squilibri della risposta immunitaria.

Come si svolge il test per il rapporto omega 3 / 6?

Il test per il rapporto omega 3 / omega 6 si effettua con un esame del sangue. Si preleva una piccola quantità di sangue per analizzare il profilo degli acidi grassi nei globuli rossi.

In laboratorio, sono misurate le concentrazioni di omega 3 e omega 6. Il risultato indica il rapporto tra questi acidi grassi.

Quando fare il test per il rapporto omega 3 /6?

Ci sono alcune circostanze che richiedono un approfondimento sui valori di omega 3 e omega 6. Nello specifico:

  • alimentazione squilibrata: se la dieta è ricca di cibi industriali, oli vegetali raffinati e povera di fonti di omega-3, come pesce azzurro, semi di lino, noci
  • patologie cardiovascolari: per valutare il rischio di aterosclerosi, ipertensione e trombosi
  • disturbi infiammatori cronici: come artrite, malattie autoimmuni, sindrome metabolica e obesità
  • problemi neurologici o cognitivi: in caso di depressione, deficit di attenzione, declino cognitivo o rischio di Alzheimer
  • pianificazione di una supplementazione: prima di assumere integratori di omega-3, per dosarli correttamente.