Che cos’è un tampone vaginale?
Il tampone vaginale è un esame che consiste nel prelievo di secrezioni dalla vagina. Il campione raccolto viene poi analizzato in laboratorio per verificare la presenza di eventuali infezioni.
Fin dalla nascita, la zona vaginale è popolata da un insieme di microrganismi, tra i quali predominano quelli di natura batterica, che danno vita alla flora vaginale. Questi batteri, presenti sulle pareti interne della vagina, svolgono una funzione protettiva essenziale, fungendo da barriera contro organismi potenzialmente dannosi.
Quando si verifica uno squilibrio tra questi microrganismi, si possono creare le condizioni favorevoli per la crescita di altri agenti microbici capaci di provocare disturbi e infezioni vaginali.
Tampone uretrale colturale e molecolare
È possibile distinguere tra tampone uretrale colturale e molecolare.
Il tampone uretrale colturale mira a rilevare i microrganismi attraverso la loro coltivazione in laboratorio. Questo processo richiede che un campione prelevato dall'uretra sia posto in un ambiente (terreno di coltura) che favorisce la crescita dei batteri. La presenza e il tipo di batteri che crescono possono quindi essere identificati attraverso esami microscopici o test biochimici. Questa metodologia è tradizionalmente utilizzata per diagnosi di infezioni batteriche, permettendo anche di valutare la sensibilità degli organismi ai vari antibiotici.
Il tampone uretrale molecolare, d'altro canto, utilizza tecniche basate sul DNA o RNA per rilevare direttamente il materiale genetico di microrganismi specifici nel campione. Questo tipo di test, noto anche come PCR (Reazione a Catena della Polimerasi), è più veloce e può essere più sensibile rispetto ai metodi colturali, permettendo di rilevare anche organismi difficili da coltivare o in quantità molto piccole. Un altro vantaggio è la capacità di rilevare simultaneamente molteplici patogeni.
Perché fare il tampone vaginale?
Il tampone vaginale può essere richiesto in presenza di diverse condizioni o per la diagnosi di specifiche patologie. Ecco un prospetto esemplificativo:
Indicazioni e utilizzi del tampone vaginale |
Condizioni e patologie rilevate |
Rilevazione di infezioni vaginali |
Serve a identificare, ad esempio:
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Diagnosi di infezioni sessualmente trasmissibili |
Consente di diagnosticare:
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Controllo pre-parto |
Viene eseguito in gravidanza per rilevare la presenza di Streptococco agalactiae, che può essere trasmesso al neonato durante il parto e causare infezioni neonatali gravi. |
Valutazione della flora batterica vaginale |
Serve a valutare gli squilibri della flora batterica vaginale, come la riduzione dei lattobacilli, che aumentano la suscettibilità alle infezioni e disordini vaginali. |
Quando fare il tampone vaginale?
Un tampone vaginale viene raccomandato, come detto, quando si sospetta un'infezione o uno squilibrio nella flora batterica vaginale. Potrebbe essere indicato in caso di gravidanza o in presenza di sintomi a carico della vagina, come:
- prurito
- bruciore
- secrezione anomala
- cattivo odore
- pesantezza avvertita nella parte bassa del ventre
- dispareunia, ovvero dolore durante i rapporti sessuali.
Questi, infatti, sono segni di possibili condizioni come vaginosi batterica o altre infezioni vaginali.
Come viene effettuato il tampone vaginale? Fa male?
Durante un tampone vaginale, viene utilizzato un apposito bastoncino sottile con l’estremità in cotone sterile (tampone) per prelevare delle cellule dalle pareti della vagina. Queste vengono poi analizzate in laboratorio. L’esame dura pochi secondi ed è generalmente indolore.
Cosa NON fare prima dell’esame?
Prima di sottoporsi all’esame, ci sono alcune cose che è consigliabile non fare per garantire che il test sia il più accurato possibile. Le raccomandazioni generali includono:
- evitare rapporti sessuali 24 ore prima dell'esame per evitare qualsiasi interferenza con i risultati del test
- sospendere almeno 7 giorni prima eventuali terapie farmacologiche assunte per via locale o sistemica
- non utilizzare prodotti igienici interni come creme, gel e saponi vaginali per almeno 24 ore prima del test, dal momento che questi possono modificare l'ambiente naturale della vagina o rimuovere i microrganismi che devono essere rilevati
- non effettuare lavande vaginali.
Infine, è necessario sottoporsi all’esame almeno 3 giorni dopo la fine delle mestruazioni.
Cosa fare in caso di esito positivo?
In caso di tampone vaginale positivo, il medico potrebbe prescrivere un trattamento mirato alla condizione o patologia rilevata. Questo può includere il ricorso a farmaci:
Rispettare le indicazioni prescritte è fondamentale per risolvere efficacemente la condizione e prevenire recidive. Durante il trattamento, generalmente è essenziale mantenere un'adeguata igiene intima. È da evitare, però, l'uso di prodotti potenzialmente irritanti come docce vaginali o saponi profumati, che possono aggravare lo squilibrio della flora vaginale.
Di fondamentale importanza, inoltre, è tenere sotto controllo l'evoluzione dei sintomi. Qualora non si noti miglioramento o i sintomi peggiorino, è importante contattare il ginecologo o l’ostetrica, che potrebbe dover rivedere la terapia. Se la terapia è stata eseguita correttamente e la sintomatologia si è risolta, non è indispensabile eseguire un nuovo tampone di controllo.
Nel caso in cui il clinico ritenesse necessario un tampone di controllo e se per la diagnosi sono state utilizzate tecniche di biologia molecolare, è consigliabile attendere 3-4 settimane prima di ripetere il tampone. Questo è il tempo necessario alla completa eliminazione degli acidi nucleici. In ogni caso, è sempre necessario seguire le indicazioni del medico. In presenza di infezioni sessualmente trasmissibili, è essenziale informare i partner sessuali affinché possano sottoporsi a controllo.