Cos’è l’ambliopia, detta anche occhio pigro?
L’ambliopia, conosciuta comunemente come occhio pigro, consiste in una riduzione dell’acuità visiva di un solo occhio nella maggior parte dei casi. Si tratta dunque di una malattia monolaterale. Più raramente può interessare i due occhi. La riduzione non deve essere collegata a lesioni organiche che siano osservabili. Gli occhi, quindi, sono anatomicamente integri.
Questa riduzione della capacità visiva è conseguenza di una trasmissione del segnale nervoso, dall’occhio al cervello, che risulta alterata, e per questa ragione il cervello fa affidamento sull’occhio dalla capacità visiva normale. Solitamente la riduzione dell’acuità visiva può arrivare fino ai 7, 8 decimi. Si dà ambliopia quando tra l’occhio sano con migliore acuità e l’occhio ambliope c’è uno scarto di 2 decimi.
Generalmente l’ambliopia si manifesta nei primi anni di vita del bambino e, nel caso in cui è diagnosticata, il successo del trattamento è completo al più tardi entro i 5-6 anni di vita. Risulta pertanto fondamentale occuparsi della salute degli occhi fin dalla età pediatrica.
Come vede un occhio ambliope?
È piuttosto difficile che il soggetto riesca a riferire segni o sintomi dell’ambliopia, dal momento che le diagnosi avvengono intorno ai primissimi anni di vita. È tuttavia possibile indicare quali sono i due principali sintomi: l’occhio colpito presenta visione e percezione della profondità ridotte.
Risulta importante che eventuali difetti visivi dei bambini siano subito diagnosticati, per poter intervenire in modo tempestivo e risolutivo.
Quali sono le cause dell’occhio pigro?
Le cause che determinano l’ambliopia possono essere diverse. Tra le più comuni si indicano:
- anisometropia, una condizione per la quale i due occhi hanno poteri refrattivi diversi tra loro. Gli occhi possono presentare difetti di diversa entità, con un occhio che ha 4 gradi di miopia ad esempio e l’altro occhio ne ha 1; oppure i due occhi possono presentare due difetti differenti, un occhio soffre di ipermetropia, l’altro di astigmatismo
- cataratta congenita nella quale il cristallino, la lente che si trova all’interno dell’occhio, presenta opacizzazione fin dalla nascita, oppure nei tre mesi di vita iniziali
- ptosi palpebrale, che può interessare uno o entrambi gli occhi e consiste in un abbassamento fuori norma della palpebra superiore
- strabismo, che si verifica quando gli assi visivi risultano deviati e disallineati per un malfunzionamento dei muscoli oculari.
Come capire se si ha l’occhio pigro?
L’ambliopia viene diagnosticata nel contesto di una visita oculistica. Il medico oculista si occupa della rimozione degli eventuali ostacoli anatomici, insieme alla quantificazione e correzione del difetto refrattivo.
La seconda figura preposta alla diagnosi, e successivamente agli interventi terapeutici, è l’ortottista, che si occupa della valutazione ortottica. Durante questa valutazione vengono studiati: l’allineamento e la motilità oculari, la percezione dei colori e la sensibilità al contrasto.
Durante una valutazione ortottica, assolutamente non invasiva e di durata massima di 20 minuti, sono svolti esami per valutare e misurare:
- la stereopsi, ovvero il senso della tridimensionalità
- la posizione del capo
- l’acuità visiva, per intercettare l’eventuale presenza di difetto refrattivo
- il senso cromatico, al fine di evidenziare la possibilità di discromatopsie, come nel caso di daltonismo
- la motilità oculare, per accertare e classificare un possibile strabismo
- la posizione del riflesso pupillare, attraverso il quale il diametro della pupilla aumenta o diminuisce in base alla intensità della luce.
Un bambino che soffre di ambliopia può tendere a socchiudere uno o entrambi gli occhi, può sfregarsi un occhio anche quando non è stanco, ed ha necessità di avvicinare un oggetto per riuscire a vederlo opportunamente.
Come recuperare l’occhio pigro?
È sempre l’ortottista che si occupa di stabilire la terapia per la cura della ambliopia. Il principio con il quale viene stabilita la terapia è la stimolazione della visione: l’occhio pigro è costretto a lavorare così da riuscire a visualizzare correttamente le immagini. Viene utilizzata a tal fine una terapia occlusiva.
Nella terapia occlusiva l’occhio dominante viene coperto attraverso diverse modalità di penalizzazione, che può essere:
- ottica, quando sono utilizzati occhiali dalla gradazione più forte, o più debole, affinché l’occhio sano veda con maggiore difficoltà
- con filtri, quindi attraverso l’applicazione di una plastica saturata sulla lente dell’occhio dominante e sano
- patching, che prevede l’applicazione di un cerotto sull’occhio dominante
- farmacologica, adottando dell’atropina, in collirio, per l’occhio dominante. L’occhio dominante, così offuscato, costringe l’occhio ambliope ad un supplemento di lavoro
- con specifiche lenti a contatto.
La scelta della modalità di penalizzazione e la sua durata sono stabilite dall’ortottista, e variano in base al variare delle specifiche condizioni dell’ambliopia del soggetto.
Tra le ulteriori terapie previste c’è la chirurgia laser chiamata Lasik, per il ripristino dell’equilibrio visivo, e la rimozione del cristallino, quando opacizzato, seguita dalla sostituzione di una lente sintetica.
Cosa succede se non si cura l’occhio pigro?
La diagnosi e il trattamento dell’occhio pigro devono seguire una visita svolta in contesto di prevenzione. Maggiore è l’età della diagnosi, minori rischiano di essere le possibilità di recupero pieno dell’occhio ambliope.
Si dà infatti la possibilità che l’ambliopia persista fino all’età adulta, essendo la causa più comune di disabilità visiva monoculare tanto tra i giovani quanto tra i soggetti intorno ai 50 anni di età. Né è da escludere la possibilità di una perdita della vista in modo permanente.