Cerca nel sito
Chiudi

Angina pectoris: sintomi, eziologia e interventi

A cura di
Valeria
Buonamici
Claudio
Romei

L’angina pectoris, il dolore al torace che può manifestarsi durante uno sforzo, è un segnale d’allarme da valutare precocemente. Le indicazioni del cardiologo.

Che cos'è l'angina pectoris?

L’angina pectoris è una condizione medica caratterizzata da dolore o fastidio al petto causato da un insufficiente afflusso di sangue al cuore. Questo avviene quando le arterie coronarie sono parzialmente bloccate o ristrette, di solito a causa dell’aterosclerosi (formazione di placche aterosclerotiche composte prevalentemente da lipidi).

Il dolore al torace può manifestarsi durante uno sforzo fisico (ma non solo) ed è un segnale d’allarme da valutare precocemente. Le indicazioni del cardiologo.

Che cos’è l’angina pectoris?

L'angina pectoris è il sintomo di allarme - caratterizzato da dolore o disagio al petto - che rivela la presenza di un’insufficienza coronarica, ovvero una riduzione del flusso di sangue al cuore attraverso le arterie coronarie, dovuto al restringimento dell arteria.

Il suo rapido riconoscimento e una cura tempestiva sono essenziali per evitare l’insorgenza di complicazioni che possono essere gravi (in particolare dell’infarto del miocardio).

Il trattamento comprende modifiche allo stile di vita, farmaci (tra cui calcio-antagonisti  o beta bloccanti) e, in alcuni casi, un intervento chirurgico come l’angioplastica o il bypass coronarico.

Quali sono i sintomi dell'angina pectoris?

Il principale sintomo dell’angina pectoris è un dolore, nella maggior parte dei casi sordo e angosciante, caratterizzato:

  • dalla sua localizzazione, ovvero al centro del torace, dietro lo sterno, con irradiazioni talvolta verso la mascella, il braccio sinistro o la schiena
  • dalle circostanze della sua insorgenza. Più frequentemente durante uno sforzo che può essere banale, anche durante la deambulazione, oppure talvolta violento e prolungato. Il dolore obbliga a interrompere lo sforzo, e recede solitamente nell’arco di alcuni minuti.

L’angina pectoris può anche essere provocata dalla digestione, dalle emozioni, dai rapporti sessuali e nei casi più gravi, come indicato, può insorgere anche a riposo.

Da notare che nelle donne i sintomi sono leggermente diversi: è più probabile percepire una sensazione di dolore o bruciore alla schiena, alle braccia, alle spalle e alla mascella. Altresì, nelle persone anziane è meno probabile percepire un dolore dietro lo sterno, mentre è facile percepirlo nella zona dorsale, scambiandolo così per artrite. I sintomi di angina pectoris possono anche essere confusi con difficoltà digestive e gastrite.

Quali sono i sintomi delle coronarie ostruite?

Il primo sintomo di coronarie ostruite è il dolore e/o senso di oppressione al petto. Inoltre possono verificarsi le seguenti condizioni:

Spesso questi sintomi non sono facili da indentificare e possono essere scambiati con altre patologie o condizioni, più o meno gravi. In caso di dubbio, e soprattutto in presenza di fattori di rischio quali età avanzata, cardiopatie, obesità, è bene rivolgersi subito al proprio medico. Altrettanto importante è la prevenzione, anche tramite controlli periodici dello stato di salute del proprio cuore.

Quali sono le cause dell’angina pectoris?

Il muscolo cardiaco, o miocardio, è irrorato da due arterie, chiamate coronarie, che ne assicurano l’ossigenazione. Quando queste arterie sono in parte ostruite la quantità di ossigeno può risultare insufficiente, soprattutto quando la richiesta di ossigeno è maggiore, come nei casi di sforzo, o per stress emotivi, per il freddo, o anche durante la digestione. Si parla allora di ischemia miocardica, che scatena il dolore da angina pectoris.

I fattori di rischio modificabili che scatenano una patologia aterosclerotica, solitamente alla base dell’angina, possono essere:

Ci sono anche fattori non modificabili, come l’ereditarietà e il genere, dal momento che dopo la menopausa si ha un aumento dell’incidenza, oltre all’età.

Tipi di angina pectoris

Si danno due tipologie di questa condizione, in seguito allo sviluppo di una placca all’interno delle pareti coronariche:

  • angina stabile. In questa forma, la più ricorrente, il dolore toracico compare in circostanze ripetitive e altamente riconoscibili, come ad esempio la distanza di una camminata. Si tratta di soglie oltre le quali l’apporto di sangue risulta insufficiente. Interrotto lo sforzo, l’episodio scompare, perché diminuisce la richiesta di ossigeno
  • angina instabile. Questa forma varia nel tempo, è meno frequente e può manifestarsi anche in una condizione di riposo. Può determinare un infarto del miocardio.

Si può inoltre parlare di angina:

  • vasospastica (o variante), contraddistinta da dolore a riposo, non durante lo sforzo, e da particolari variazioni visibili con elettrocardiogramma
  • notturna, una forma di angina instabile che avviene appunto durante il sonno notturno
  • da decubito, un’altra forma di angina instabile che si presenta, senza cause apparenti, quando la persona è distesa (non necessariamente di notte)
  • angina o ischemia silente, non presenta sintomi ed è più frequente in presenza di diabete, dunque può essere individuata soltanto tramite specifici esami.

Come ti accorgi di avere un'angina?

Se si prova un dolore simile a quello di un’angina pectoris, occorre consultare immediatamente il proprio medico, l’unico in grado di formulare una diagnosi; infatti, non tutti i dolori del torace sono sinonimo di insufficienza coronarica. Per pervenire a una diagnosi certa, il medico si avvarrà, oltre che di una consultazione molto dettagliata con il paziente circa le caratteristiche del dolore provato, anche di un bilancio cardiaco comprendente vari esami:

  • elettrocardiogramma a riposo
  • elettrocardiogramma sotto sforzo
  • in alcuni casi, scintigrafia miocardica sotto sforzo
  • ecocardiografia
  • risonanza magnetica
  • TAC.

Se la diagnosi è confermata, o nei casi che rimangono sospetti anche dopo questi accertamenti, verrà praticata una coronarografia, chiamata opacificazione delle arterie coronarie, che viene eseguita in ambito ospedaliero. Gli obiettivi sono precisare l’ubicazione e la gravità delle stenosi coronariche e stabilire la migliore terapia.

Angina pectoris e ansia

Un attacco d’ansia può manifestarsi con sintomi simili ad una crisi cardiaca, come ad esempio il dolore toracico, la nausea oppure il fiato corto. O, ancora, una sensazione di soffocamento, mani sudate e accelerazione del battito cardiaco.

Questi sintomi possono ritrovarsi anche quando il paziente soffre non solo di un disturbo d’ansia generalizzato, ma anche nei casi di fobia specifica.

L’angina pectoris e l’ansia possono avere quindi sintomi simili e, a volte, può essere difficile distinguere tra le due condizioni, specialmente quando si manifestano con dolore al petto e una sensazione di oppressione. Tuttavia, le cause e le implicazioni sono naturalmente molto diverse. Per questo, in caso di dubbi, occorre rivolgersi tempestivamente ad un medico.

Quanto dura un attacco di angina pectoris?

Il dolore toracico, il sintomo principale di questa condizione, si manifesta con attacchi che si distinguono per essere acuti, oltre che temporanei.

La massima durata di questi attacchi è ricompresa tra i 30 e i 40 minuti.

Che differenza c'è tra angina pectoris e infarto?

Innanzitutto l’angina pectoris deriva da una ostruzione parziale delle coronarie e ha un andamento cronico nel suo manifestarsi, mentre l’infarto è acuto ed è determinato da una ostruzione completa. Dal momento che in un infarto si ha una ostruzione completa, si verifica una necrosi del tessuto miocardico, assente invece nell’angina. In altre parole, il blocco impedisce al sangue di raggiungere una parte del cuore, causando la morte delle cellule cardiache e danni permanenti al muscolo cardiaco.

Il dolore dell’infarto, comunque più acuto e intenso, può anche permanere nonostante l’eventuale riposo o in seguito all’assunzione di farmaci, a differenza di quanto accade con l’angina.

Cosa bisogna somministrare per bloccare una crisi di angina pectoris?

Per far cessare la crisi di angina pectoris il medico prescriverà una terapia farmacologica a base di trinitrina, generalmente, sotto forma di spray. Inoltre, il paziente deve interrompere immediatamente ogni attività fisica e cercare di riposare in posizione seduta o semisdraiata, mantenendo la calma per ridurre il carico di lavoro sul cuore.

L’approccio terapeutico dei restringimenti coronarici dipende dai risultati della coronarografia. L’obiettivo è fermare l’avanzamento della coronopatia o fare in modo che regredisca, intervenendo sui fattori di rischio. Oltre a prevedere un cambiamento nello stile di vita, il primo approccio terapeutico può procedere in diversi modi:

  • approccio medico con prescrizione di farmaci, come i calcio-antagonisti, per diminuire la frequenza delle crisi e per ridurre il rischio di ostruzione completa delle arterie;
  • approccio interventistico, quindi dilatazione dei restringimenti mediante palloncino, con o senza impianto di stent (piccole molle destinate ad evitare la recidiva della stenosi);
  • approccio chirurgico, con il by-pass coronarico.

Certamente la cura dei fattori di rischio è essenziale per prevenire l’aggravamento della malattia arteriosa. In senso stretto, inoltre, più che una malattia l’angina pectoris deve essere considerata un sintomo rivelatore, la cui diagnosi e la cui terapia possono permettere di evitare una temibile complicazione: l’infarto del miocardio.

Quanto si vive con angina pectoris?

Non si muore per questa condizione, ma è necessario specificare che nel 30% delle occorrenze, in caso di angina instabile il paziente può avere un infarto del miocardio nei tre mesi che seguono l’esordio.

Da un singolo episodio di angina si guarisce intervenendo per tempo. Fondamentale però risulta essere la diagnosi, necessaria per identificare l’approccio terapeutico più adatto.

Cosa non mangiare con angina pectoris?

Stile di vita e alimentazione sono importanti per prevenire diverse patologie cardiologiche, tra le quali l’angina pectoris, e per mantenere il cuore in salute anche dopo un episodio cardiologico. È bene ridurre il consumo di sale, limitare pane e derivati, insaccati e carni lavorate ed eliminare alcolici e superalcolici, bevande zuccherate, alimenti conservati sottolio e sotto sale, salse come la maionese e prodotti preconfezionati.

Inoltre, per prevenire questa e altre malattie cardiologiche, è consigliabile fare attività fisica moderata per almeno 30 minuti al giorno, cinque giorni alla settimana. L’esercizio aiuta a migliorare la circolazione, ridurre la pressione sanguigna e il colesterolo. Fondamentale è smettere di fumare.