Cosa sono le convulsioni?
Con il termine convulsioni vengono descritte contrazioni involontarie e, quindi, incontrollabili dei muscoli. Si tratta di segnali di anomalie a livello cerebrale, che possono essere provocate da una molteplicità di stimoli.
Le convulsioni, di conseguenza, possono essere associate a diversi disturbi o condizioni cliniche quali:
- epilessia
- disturbi del metabolismo
- traumi
- infezioni o intossicazioni
- assunzione di sostanze stupefacenti
- tumori del cervello
Le convulsioni possono essere associate anche all’eclampsia, una patologia potenzialmente letale che può insorgere intorno alla ventesima settimana di gravidanza e che, oltre alle convulsioni, è caratterizzata anche da edema e ipertensione arteriosa.
Le convulsioni possono manifestarsi, in particolare nei bambini, in concomitanza con febbre alta. Si parla, in questi casi, di convulsioni febbrili.
Le convulsioni febbrili, a loro volta, possono essere di due tipologie: semplice e complesse.
Nel primo caso, coinvolgono tutto il corpo e riguardano, in particolare, i bambini di età compresa tra i sei mesi e i cinque anni. I bambini che hanno avuto uno sviluppo normale e non presentano un pregresso di disturbi neurologici possono avere questo tipo di convulsioni in una percentuale compresa tra il 2 e il 5%.
Le convulsioni febbrili semplici hanno una durata breve che, solitamente, non supera i 15 minuti e non si ripetono nell’arco della giornata.
Possono manifestarsi sia quando la temperatura corporea aumenta sia prima e, in questa eventualità, rappresentano un primo segnale dell’innalzamento della febbre.
Chi ha un attacco di convulsioni di questo tipo accusa una perdita di coscienza, con annesso scuotimento di gambe e braccia.
Avendo una durata breve e manifestandosi in episodi generalmente isolati, queste convulsioni non determinano danni cerebrali
Le convulsioni febbrili complesse, invece, possono durare più di un quarto d’ora e ripetersi nell’arco delle 24 ore.
Come capire se si hanno le convulsioni?
La principale manifestazione clinica delle convulsioni è la perdita di coscienza, la quale può essere seguita da una condizione di sonnolenza e da una sensazione di spossatezza.
Altri segnali associati alle convulsioni, come abbiamo visto, sono gli spasmi muscolari involontari e l’irrigidimento di alcune parti del corpo quali, ad esempio, gambe e braccia.
Il paziente con le convulsioni, oltre all’incapacità di controllare i movimenti, ha fissità dello sguardo, Le convulsioni possono manifestarsi anche con la rotazione degli occhi, un’alterazione del respiro - che, però, è temporanea - digrignamento dei denti, bava alla bocca, emissione di suoni o, ancora, incontinenza.
La durata dei sintomi delle convulsioni è, nella maggior parte dei casi, di pochi secondi, ma non è escluso possano durare di più.
Quando le convulsioni coinvolgono solo una parte del corpo, si parla di crisi parziali, mentre quando interessano diversi gruppi muscolari, rispecchiando un’alterazione generalizzata dell’attività cerebrale, si parla di crisi generalizzate.
Perché vengono le convulsioni?
Abbiamo visto come all’origine delle convulsioni ci possono essere diverse cause. La principale è senza dubbio l’epilessia, disturbo neurologico caratterizzato da crisi ripetute e dovute a segnali elettrici alternati prodotti dal cervello.
Nei bambini, in particolare, le crisi convulsive possono essere dovute a febbre alta. Le convulsioni febbrili, generalmente, sono causate a loro volta da infezioni di tipo virale. Ad oggi, tuttavia, il meccanismo esatto attraverso il quale viene innescata questa tipologia di convulsioni non sarebbe ancora noto. Quello che si sa è che ci sarebbe una predisposizione genetica per cui la familiarità giocherebbe un ruolo chiave nella probabilità che queste convulsioni si manifestino.
Tra le possibili cause delle convulsioni ci possono essere anche:
Cosa fare se vengono le convulsioni?
Per decidere come intervenire in caso di convulsioni, è importante innanzitutto identificarne la causa.
Nei bambini, in caso di convulsioni febbrili semplici, è sempre opportuno rivolgersi al pediatra. Se le crisi sono ripetute, il medico può prescrivere farmaci con effetti anticonvulsivanti, sedativi, miorilassanti e ansiolitici.
Nel corso di una crisi, invece, gli unici interventi da fare dovrebbero essere finalizzati a scongiurare il rischio che il paziente si faccia male, ad esempio, allontanandolo da luoghi che possono risultare pericolosi come le scale.
Non bisogna immobilizzare la persona con crisi in corso, ma spostarla su un fianco per evitare che inali saliva o, eventualmente, vomito.
Bisogna poi mettere il paziente in condizione di comfort, posizionando un cuscino sotto la sua testa, allentando gli indumenti attorno al collo e togliendo gli occhiali.
Non bisogna forzare l’apertura della bocca, né somministrare liquidi o farmaci.
Il paziente, durante le crisi, non deve restare da solo e va accudito e monitorato fino a quando non abbia ripreso conoscenza, una volta terminati gli episodi convulsivi.