Che cos'è la frattura scomposta?
Si definisce frattura scomposta una frattura in cui i segmenti ossei risultano dislocati rispetto alla loro sede anatomica fisiologica e perdono il contatto tra loro, a differenza di quanto accade in una frattura composta, in cui i frammenti restano allineati.
All’origine della rottura, come nel caso degli altri tipi di frattura ossea, possono esservi diverse cause:
- traumi diretti (incidenti, cadute)
- patologie, come tumori ossei o osteoporosi, che indeboliscono il tessuto osseo
- reiterati microtraumi e sollecitazioni che provocano il deterioramento dell’osso (questo tipo di fratture è definito da stress)
Il distacco e lo spostamento dei frammenti può avvenire in diversi modi, in base ai quali le fratture possono essere distinte in:
- fratture traverse, in cui la rima di frattura che separa i due monconi è perpendicolare rispetto all’asse maggiore dell’osso
- fratture oblique, in cui la rima di frattura forma un angolo minore di 90° rispetto all’asse longitudinale dell’osso
- fratture longitudinali, caratterizzate da una rima di frattura parallela all’asse longitudinale dell’osso
- fratture spiroidi, in cui la rima di frattura compie un movimento rotatorio attorno all’osso
La frattura scomposta è una condizione medica che richiede un trattamento tempestivo: recarsi quanto prima al pronto soccorso è necessario per intervenire prontamente ed evitare possibili complicanze. Al Santagostino abbiamo aperto un centro di primo intervento traumatologico per il trattamento immediato.
Come si riconosce una frattura scomposta?
Sebbene i sintomi con cui si manifestano possano variare in relazione alla tipologia, alla sede e all’estensione della lesione, le fratture scomposte sono in genere condizioni molto dolorose poiché comportano l’attivazione delle terminazioni nervose responsabili della percezione del dolore.
Nella sintomatologia possono rientrare inoltre:
- gonfiore dei tessuti circostanti alla frattura
- ecchimosi provocate dalla rottura di vasi sanguigni
- deformità della parte anatomica interessata dalla rottura dell'osso
- impossibilità di utilizzare la zona fratturata
- tachicardia, calo della pressione sanguigna, svenimento indotti dal dolore violento
- emorragie
Dal momento, tuttavia, che i sintomi appena descritti sono comuni anche ad altre tipologie di fratture, l’ipotesi diagnostica deve essere accertata tramite un’accurata valutazione medica, che prevede la palpazione e lo studio della zona lesa, e l’esecuzione di una radiografia in più proiezioni. In presenza di casi più complessi, possono essere richieste anche una TAC o una RMN, che offrono una visione più dettagliata.
Come si cura una frattura scomposta?
La terapia in caso di frattura scomposta richiede un procedimento di riduzione finalizzato a ripristinare l’allineamento dei monconi ossei. Si tratta di un intervento che può essere eseguito mediante:
- riduzione chiusa, ovvero manualmente, tramite trazione
- riduzione aperta, cioè attraverso un intervento chirurgico
Alla riduzione segue l'immobilizzazione dei segmenti ossei: nel caso di una manipolazione, il contenimento della parte lesa avviene utilizzando dei tutori esterni (gesso rigido o stecche laterali); nel caso di un’operazione chirurgica, si ricorre invece a mezzi sintetici quali chiodi endomidollari, placche metalliche e viti, applicandoli direttamente all’osso.
Concorre alla guarigione anche un’adeguata alimentazione, che fornisca alle ossa il nutrimento necessario per rigenerarsi. È particolarmente importante, a questo proposito, assumere:
- minerali, in particolare calcio e fosforo, i maggiori componenti del tessuto osseo
- proteine, componenti essenziali delle ossa
- vitamine (in particolare vitamina A, che interviene nella formazione ossea e svolge un’importante azione antiossidante; vitamina C, essenziale per la sintesi del collagene necessario alla costruzione dell’osso; vitamina D, che riveste un ruolo primario nell’assorbimento del calcio; vitamina K, coinvolta nella sintesi di proteine utili al metabolismo dell’osso)
D’altra parte, è importante ridurre il consumo di caffeina, alcol e sodio, poiché riducono l’assimilazione del calcio.
Quanto si tiene il gesso per una frattura scomposta?
Il tempo di immobilizzazione necessario per la guarigione di una frattura scomposta può avere una durata variabile sulla base di alcuni fattori:
- regione anatomica coinvolta: alcune ossa impiegano più tempo a calcificarsi rispetto ad altre, per esempio una frattura scomposta del femore o della tibia richiederà un periodo maggiore rispetto a una al polso
- caratteristiche della lesione
- età del paziente: il processo di calcificazione richiede tempi più lunghi nei pazienti anziani
- presenza di complicazioni
Quanto tempo ci vuole per guarire una frattura scomposta?
Per stimare i tempi complessivi di recupero, vanno considerati gli stessi parametri (sede e tipologia della lesione, età anagrafica ed eventuali complicanze), oltre che la buona riuscita dell’immobilizzazione.
Se i segmenti ossei vengono adeguatamente allineati e immobilizzati, il processo di guarigione avviene generalmente senza difficoltà, con la formazione di un tessuto connettivo temporaneo (il callo osseo) che gradualmente si trasforma in osso grazie alla deposizione di fosfati e calcio da parte di quelle cellule ossee note come osteoblasti.
Quando l’immobilizzazione è inefficace, le estremità fratturate possono invece spostarsi, allungando il processo di guarigione e interferendo con il processo di saldatura delle ossa.
Cosa succede se non si opera una frattura scomposta?
Un intervento rapido è fondamentale nei casi di frattura scomposta, per poter ripristinare pienamente la funzionalità della parte del corpo coinvolta. Infatti, se una frattura di questo tipo non viene trattata correttamente, il consolidamento osseo può essere compromesso e possono insorgere molteplici complicazioni. Possono presentarsi in particolare le seguenti circostanze:
- i frammenti ossei, rimanendo dislocati, possono causare danni ai tessuti circostanti come lacerazioni di vasi sanguigni o muscoli e lesioni nervose
- possono svilupparsi infezioni ossee, soprattutto in caso di fratture esposte (in cui, cioè, la frattura causa una lacerazione della cute)
- il ritardo nella riduzione dei frammenti può comportare un'inadeguata saldatura degli stessi, che può avere come esito una condizione nota come pseudoartrosi
- il posizionamento scorretto dei monconi ossei può determinare deformità permanenti e dolore cronico
- il mancato apporto di sangue in una determinata porzione dell’osso può indurre osteonecrosi, vale a dire la morte di quella regione
- nel lungo termine si possono avere deficit motori gravi e compromissione della funzionalità dell’area fratturata