Quanto fa bene il latte materno?
Diversi studi scientifici confermano ogni giorno l'importanza e la validità di un’alimentazione a base di latte materno, consigliandola come migliore pratica per fornire ai neonati tutti i nutrienti di cui necessitano nel modo più naturale e completo possibile.
L'allattamento al seno presenta molteplici vantaggi, sia per la mamma che per il bimbo, non riscontrabili utilizzando il latte artificiale:
- Per quanto riguarda il neonato si nota una riduzione nell'insorgenza di asma, otite, eczema, diarrea, deficit nutrizionali, malocclusione dentale, problemi alla vista e all'intestino nei prematuri, sepsi neonatale, alcune forme di cancro, linfoma o leucemia, celiachia, obesità, malattie croniche (come il diabete di tipo 1, l'ipertensione arteriosa e l'ipocolesterolemia) e patologie infiammatorie intestinali (come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa)
- Anche la mamma sembra beneficiare di questa pratica, presentando un minor rischio di emorragie e depressione post partum, migliore facilità nel recupero del peso, minor incidenza di anemia, cancro alla mammella, all'ovaio, diabete di tipo 2 e osteoporosi. L'allattamento al seno, infine, oltre a facilitare la relazione madre-figlio, migliora l'autostima
Come funziona la produzione del latte materno?
Ad occuparsi della produzione del latte sono le due mammelle: ciascuna di queste è dotata di una ghiandola mammaria costituita da alveoli secernenti latte e circondati da cellule che, contraendosi, ne favoriscono la fuoriuscita.
Le ghiandole mammarie, durante i primi mesi di gestazione, si sviluppano grazie all’azione degli estrogeni e acquisiscono la capacità di secernere latte per effetto del progesterone. Entrambi questi ormoni, tuttavia, non favoriscono la produzione di latte, che è indotta invece dalla prolattina, un ormone che durante la gravidanza cresce esponenzialmente, raggiungendo valori anche dieci volte superiori alla norma.
Subito dopo il parto, con il calo dei livelli di estrogeni e progesterone e l’aumento dei valori di prolattina, le ghiandole mammarie iniziano a secernere una grande quantità di latte. Questa produzione cresce ulteriormente in risposta alla suzione del bambino, che a sua volta stimola il rilascio di prolattina. Più il neonato ha occasione di succhiare al seno più viene incentivata la produzione di prolattina e dunque di latte.
Per questa ragione, laddove la produzione del latte appaia insufficiente, bisognerebbe attaccare il bambino al seno a ogni pasto: lo svuotamento delle mammelle incentiva infatti la secrezione lattea.
Alla produzione di latte contribuisce anche un altro ormone, l’ossitocina (anch’esso stimolato dalla suzione del bambino), che favorisce la contrazione delle cellule attorno agli alveoli consentendo lo svuotamento della ghiandola.
Quanto tempo ci vuole per produrre latte materno?
Il liquido prodotto dalle mammelle nei primi 4-5 giorni dopo la nascita, di consistenza viscosa e colore giallognolo, prende il nome di colostro.
La cosiddetta montata lattea avviene generalmente qualche giorno dopo il parto, spesso quando la mamma viene dimessa dall’ospedale e fa ritorno a casa. In questa fase il colostro si trasforma prima in latte di transizione e, nell’arco di due-tre settimane, in latte maturo. L’arrivo della montata lattea è accompagnato dall’inturgidimento e dall’aumento di volume delle mammelle, cui può associarsi un’iperproduzione di latte, che si evidenzia quando si preme in corrispondenza dell’areola. Si tratta di una fase momentanea: la produzione presto si stabilizza adeguandosi alle esigenze del bambino.
Qual è la composizione del latte materno?
Il latte materno è un alimento “vivo”, che non presenta una composizione costante, ma che varia con il passare dei giorni, dei mesi, della giornata e addirittura della singola poppata.
Proteine
Il colostro è ricco in proteine, importanti per svolgere un ruolo nella protezione e nella difesa immunitaria del neonato, e molto concentrato, motivo per cui la madre ne produce inizialmente solo 75 ml. Con il passare dei giorni il quantitativo in proteine diminuisce mentre aumenta quello dei grassi e degli zuccheri, così come il quantitativo del fluido secreto, che al quarto giorno può ammontare a 600 ml.
Per quanto riguarda i macronutrienti, tra le proteine particolarmente utili sono le immunoglobuline (soprattutto le Ig A che nel neonato non sono ancora secrete), il lisozima con la sua attività battericida, e la lactoferrina, capace di trasportare il ferro e indirettamente di agire come difesa e barriera da infezioni.
Grassi
Al contrario delle proteine, i grassi sono invece più scarsi nel liquido iniziale e la loro concentrazione aumenta con il passare dei giorni dal parto. Allo stesso modo anche durante una stessa poppata il loro quantitativo va in crescendo, di pari passo con la sazietà del bebè, garantendo l'acquisizione di tutti i nutrienti di cui necessita per la sua crescita.
Anche questa categoria racchiude sostanze interessanti: il latte umano e quello del gorilla sono infatti gli unici due liquidi contenenti la lipasi, un enzima importante per facilitare fasi quali l'assorbimento e la digestione del neonato. I grassi del latte si dividono in acidi grassi essenziali (meglio noti come omega 3 e omega 6), fosfolipidi e trigliceridi. Questi ultimi nell'intestino vengono scissi in acidi grassi semplici e monogliceridi (sempre dalla lipasi), e hanno l'ulteriore compito di contribuire allo sviluppo del sistema nervoso centrale e della vista, permettendo la formazione di mielina che agisce come isolante delle cellule del sistema nervoso.
Carboidrati
Ultimi, ma non meno importanti, sono i carboidrati, di cui i principali rappresentanti sono il lattosio e gli oligosaccaridi: hanno la caratteristica di fornire quasi la totalità del restante fabbisogno energetico del neonato, facilitare l'assorbimento di ferro e promuovere quella del calcio. Grazie alla loro azione probiotica, inoltre, favoriscono la colonizzazione dell'intestino da parte dei lactobacilli e dei bifidobatteri, fondamentali per ostacolare la crescita di microrganismi patogeni e per la formazione del microbiota intestinale del neonato.
Minerali e vitamine
Parlando infine di micronutrienti, il latte contiene un'ampia varietà di minerali biodisponibili, tra cui ferro, calcio, potassio, magnesio, zinco, fluoro e fosforo, e di vitamine che risultano abbondanti e variegate: troviamo infatti la vitamina a, la c, la d, la e e la k.
Come conservare il latte materno?
In alcune circostanze (lavoro, impegni, periodi di ricovero ospedaliero, ecc.) potrebbe essere necessario estrarre e conservare il latte materno per somministrarlo in un secondo tempo.
Si può optare per un’estrazione manuale oppure utilizzare un tiralatte lavato e sterilizzato, avendo cura di detergere prima accuratamente le mani e il seno, e di riporre poi il latte in uno degli appositi contenitori disponibili sul mercato.
Il contenitore, cui va apposta una targhetta con la data e l’ora dell’estrazione, può essere conservato nelle seguenti modalità:
- Nel frigo (tra gli 0 e i 4° C), per un massimo di 4 giorni. Se non utilizzato, va trasferito nel congelatore
- Nel freezer (a una temperatura di – 18°C), fino a 6 mesi
- Fuori dal frigofero, a temperatura ambiente (non oltre i 25 °C), per non più di 4 ore