Vertigine posizionale parossistica: cos’è e come si cura
La vertigine posizionale parossistica è un disturbo che determina brevi e intensi episodi di vertigini. Quali sono le cause? E in che modo si può intervenire?
Cos’è la vertigine parossistica?
La vertigine parossistica posizionale benigna, o canalolitiasi, è una tra le più comuni cause di vertigine. La sua eziologia è da ricercare in una alterazione funzionale dell’organo dell’equilibrio, che si trova nell’orecchio interno.
L’orecchio interno accoglie la coclea e il labirinto gli organi, rispettivamente, dell’udito e dell’equilibrio. Il labirinto, nello specifico, risulta composto da tre canali semicircolari, che sono orientati nello spazio in modo tale da poter percepire l’accelerazione rotatoria della testa, e da due organi otolitici, chiamati utricolo e sacculo.
Questi due organi otolitici, la cui funzione consiste nel percepire la gravità, contengono degli otoliti, delle concrezioni, o cristalli, immersi nell’endolinfa, il liquido che riempie nella sua interessa l’orecchio interno. Quando il capo si sposta gli otoliti si spostano, stimolando delle cellule recettoriali. Queste cellule, infine, inviano al cervello dei segnali relativi ai movimenti del capo.
Quali sintomi determina?
Il sintomo caratterizzante la vertigine parossistica sono le vertigini, che compaiono in modo improvviso e con una durata relativamente breve: nella maggior parte dei casi l’episodio dura da pochi secondi al minuto. Le vertigini sono una conseguenza del movimento della testa.
Gli episodi possono verificarsi quando, ad esempio, ci si china per raccogliere qualcosa da terra, o quando si alza lo sguardo per prendere un barattolo nella dispensa oppure, ancora, quando ci si corica, ci si alza e ci si gira nel letto.
Solitamente alle vertigini si associano altri sintomi, definiti neurovegetativi come:
La vertigine parossistica posizionale benigna solitamente va incontro ad una recessione spontanea dopo alcune settimane, o alcuni mesi. Può comunque accadere che il soggetto ne soffra per diversi mesi.
Il trattamento farmacologico non viene raccomandato, perché spesso gli effetti indesiderati dei farmaci possono aggravare la condizione di squilibrio.
Cosa provoca la vertigine parossistica?
Questo tipo di vertigine ha la sua causa nello spostamento degli otoliti che si dislocano all’interno dei canali semicircolari, allontanandosi dalla loro sede naturale. A causa di questa dislocazione, operano uno stimolo erroneo dei recettori preposti all’accelerazioni rotatorie della testa. Ne consegue una sensazione di rotazione, dell’ambiente circostante, illusoria rispetto alla reale posizione del proprio corpo.
Lo spostamento degli otoliti, nella maggior parte dei casi, non presenta una causa specifica o riconoscibile, e per questa ragione si parla di vertigine parossistica posizionale idiopatica. In alcuni casi, le ragioni di questo distacco possono essere determinate da:
otite media
trauma cranico
infezioni virali
membrane otolitiche utricolari degenerate
interventi chirurgici all’orecchio
arteria vestibolare anteriore occlusa
lunghi periodi di tempo trascorsi a letto.
Diagnosi di vertigine posizionale parossistica
Lo specialista per il trattamento della vertigine posizione parossistica è l’otorinolaringoiatra. Nell’ambito di una visita specialistica sarà lui a svolgere l’anamnesi, raccogliendo dal paziente informazioni sulle caratteristiche specifiche della vertigine: durata, eventuale correlazione con le posizioni della testa, presenza si nausea e vomito.
L’otorinolaringoiatra svolge delle manovre di mobilizzazione della testa del paziente, disteso sul lettino, durante le quali osserva gli occhi del paziente con gli occhiali di Frenzel, o svolge una videonistagmografia, attraverso delle telecamere. Entrambi i procedimenti servono a rilevare l’eventuale manifestarsi del nistagmo, uno specifico riflesso oculare.
Come si cura la vertigine parossistica?
Il trattamento della vertigine parossistica può essere svolto attraverso quelle che sono definite manovre liberatorie. Le principali manovre di riposizionamento degli otoliti sono:
manovra di Epley
manovra di Semont
esercizi di Brandt-Daroff.
Dopo le manovre di Epley e Semont, che possono essere svolte a seconda del bisogno, è opportuno che il paziente eviti di flettere o estendere il collo per massimo due giorni. Gli esercizi di Brandt-Daroff invece vanno svolti 5 volte di seguito, per 3 volte al giorno e lungo un arco di tempo di 2 settimane.
Manovra di Epley
Il paziente è seduto sul lettino e il professionista fa ruotare verso destra, di 45°, il capo del paziente. Contestualmente alla rotazione il paziente viene fatto sdraiare, con la testa che si trova in una posizione appena più bassa del tronco.
La testa viene trattenuta per circa 30 secondi, quindi viene fatta ruotare di 90°, in una posizione che viene mantenuta per ulteriori 30 secondi. Al paziente viene poi richiesto di ruotare verso sinistra, così da appoggiarsi sulla spalla sinistra, rimanendo sempre disteso. Quest’ultima posizione viene mantenuta per 30 secondi. Infine, il paziente può ritornare a stare seduto sul lettino.
Questo esempio della manovra di Epley, che deve essere svolta esclusivamente dal medico specializzato, è relativo al riposizionamento degli otoliti all’interno del labirinto destro.
Manovra di Semont, come si svolge
Il soggetto è seduto sul lettino e il suo capo viene ruotato in direzione dell’orecchio sano. Mantenendo questa rotazione durante tutta la durata della manovra, il soggetto si abbassa sul tronco, lateralmente, in modo tale da giacere sul lato dell’orecchio interessato dallo spostamento degli otoliti. Il naso risulta rivolta in alto.
La posizione viene mantenuta per tre minuti, quindi il soggetto viene riportato con rapidità in posizione eretta. La sua testa è abbassata sul lato opposto e il naso, adesso, è rivolto in basso. Questa posizione viene mantenuta per 3 minuti. Il soggetto è infine ricondotto ad una posizione eretta con il capo in posizione normale.
Anche questa manovra deve essere eseguita esclusivamente dal medico specialista.
Esercizi di Brandt-Daroff
Questi esercizi possono invece essere svolti autonomamente dal soggetto. Si parte da una posizione seduta, il soggetto si mette quindi a giacere di lato e con il naso a 45°. Questa posizione viene mantenuta per 30 secondi, fino a quando i sintomi della vertigine non spariscono. Il soggetto ritorna poi in posizione seduta e ripete lo stesso movimento, ma sul lato opposto.
Questi movimenti vanno ripetuti per 5 volte, come si indicava, per 3 volte al giorno fino a 2 settimane o fino a quando, durante l’esercizio, non si verificano più episodi di vertigine.